(Foto: sullo sfondo del Parlamento Europeo, Gina Guandalini e David Sassoli)

Servizio di Gina Guandalini

L’undici gennaio di due anni fa ci lasciava per grave malattia David Maria Sassoli.  Giornalista e conduttore televisivo, deputato del Partito Democratico, parlamentare europeo e grande europeista, Sassoli era un uomo generoso e aperto, colto e spiritoso. Il nome di battesimo era quello di padre Turoldo, coscienza attiva della Chiesa: il padre Domenico, fiorentino del gruppo di Giorgio La Pira, fu direttore deIl Popolo e de La discussione,. Non ancora ventenne Sassoli fece parte automaticamente di un ambiente politico-culturale di cattolici di sinistra. Dopo un volantinaggio contro le torture del regime di Videla si trovò  a passare una notte in questura. Non era iscritto alla Dc, ma fu tra quelli che festeggiarono la vittoria di Zaccagnini contro Forlani.  

Dall’85 fu corrispondente del Giorno, tra l’altro partecipando con entusiasmo allo smantellamento del muro di Berlino.  Nel ’92 entrò in RAI, lavorando al TG3 di Sandro Curzi e poi partecipando, tra altri programmi, a Il Rosso e il Nero di Michele Santoro.

Nel 2002 fu tra i primi aderenti all’associazione  Articolo 21, liberi di…, movimento di difesa della libertà di stampa e sostenne il diritto di Roberto Saviano ad essere scortato.

Lo conobbi quando era il personaggio televisivo più popolare del momento, alla guida di Cronaca in diretta; euforico generale di una gioiosa macchina da guerra (così me la definì lui stesso).  Mi parlò della sua passione per la musica pianistica e organistica, del suo culto per Fernando Germani, di concerti che  avrebbe voluto avere più tempo per seguire. Nell’autunno ’97 Sassoli assunse la conduzione di un programma di informazione politica che si intitolava “Novantotto”, da lui ben calibrato ma che la Rai posponeva ad ogni  incontro di calcio. Chi scrive lo portò a conoscere Arrigo Levi; “Lei ha un bellissimo sorriso, sorrida più spesso!” gli consigliò Levi a conclusione di un incontro quasi affettuoso. Dal ’99 David fu inviato speciale del TG1; ne divenne dal 2006 al 2009 vicedirettore. Ricordo che la mattina della morte di Pavarotti Sassoli mi chiese un consiglio su come celebrarlo; Suggerii Bohème o Trovatore o Rigoletto. Ma la mia non era un’idea “popolare” e la scelta dovette cadere sul concerto dei tre tenori del ’90.

Il film Goodnight and Goodluck, sulla vicenda professionale del celebre reporter Edward R. Murrow per ogni giornalista che si rispetti è un culto. Sassoli  si dichiarò molto colpito dalla serietà e della professionalità della pellicola e del personaggio.

Nel 2009 partecipai alla sua elezione al Parlamento Europeo per il Partito Democratico. Il giorno in cui festeggiò la nomina fu servita una torta che rappresentava la carrozza di  Cenerentola; al brindisi disse “e poi si torna zucca”: aveva un forte senso di umiltà. Nel 2013 Sassoli si candidò a sindaco di Roma, ma lo battè di stretta misura Ignazio Marino. David mi disse che gli sarebbe piaciuto diventare sindaco di Sutri, dove aveva una casa per le vacanze. Adesso riposa proprio a Sutri.

All’assemblea europea prese posizioni piuttosto forti e controcorrente su nodi cruciali della vicenda europea: la rinegoziazione del debito degli stati, l’allentamento dei vincoli di bilancio, il superamento dei trattati: un colpo di spugna dopo l’età del neoliberismo e in piena reazione sovranista. Nel ’19 fu eletto a Bruxelles per un terzo mandato e divenne Presidente del Parlamento. Tra le altre posizioni assunte, si pronunciò esplicitamente contrario alla risoluzione votata a maggioranza, che equiparava sul piano storico nazismo e comunismo: “intellettualmente confusa e politicamente scorretta” la definì in un’intervista all’Anpi; si mettevano sullo stesso piano vittime e carnefici. E va ricordata la sua proposta, in un gelido nevoso gennaio in Belgio, di aprire gli edifici del Parlamento europeo ai senza tetto costretti a pernottare all’aperto.