Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’articolo di Manuel Santoro (nel riquadro), Coordinatore del ‘Movimento Convergenza Socialista’ sul gravissimo problema della condizione degli anziani italiani. Cambiare questa situazione significa erigere un pilastro nella costrizione di un Nuovo Stato Sociale.

 

Ripensare un Nuovo Stato Sociale è la nostra priorità  e questo si traduce nel trovare risposte fattibili, strade percorribili che ci permettano di uscire dalla miseria diffusa e dal malessere sociale  in cui ci ritroviamo e cercare di ritrovare alcune linee guida che segnino la strada verso una maggiore qualità della vita ed un benessere sempre più diffuso. In questo senso, uno dei temi fondamentali da trattare riguarda cosa fare per gli anziani.

 

Se andassimo a leggere il rapporto 2013 del Global Age Watch, il cui indice ci permentte di avere una idea sul grado di benessere degli anziani, scopriremmo che l’Italia si posiziona complessivamente  al ventisettesimo posto, dopo l’Argentina e prima del Costa Rica. Sicuramente non siamo paragonabili alla Svezia (prima in classifica), alla Norvegia (seconda) oppure alla Germania (terza), se non per i livelli (alti) di tassazione, ma non vi è dubbio che dovremmo cercare di attuare le giuste politiche per raggiungerli.

 

Ma da dove parte l’Italia?

 

Prima di tutto, abbiamo l’Europa che ci ricorda come la spesa pensionistica sia tra le più elevate nell’Unione e per garantire la sostenibilità di lungo periodo del sistema ci consiglia sempre misure aggiuntive tra le quali un ulteriore aumento dell’età pensionabile, in particolar modo per le donne. Ma lavorare di più implica un minor godimento della propria esistenza, minor qualità della vita in età avanzata e riduzione di disponibilità di posti di lavoro per le generazioni più giovani.

 

Secondo, mentre l’Europa dice che le pensioni “costano” troppo e dovremmo “tagliarle” lavorando di più, gli anziani che non hanno nessun altro reddito e vivono con una pensione sociale sono condannati ad una vita al di sotto della soglia di povertà. C’è qualcosa che non quadra. Un Nuovo Stato Sociale è tale se persegue la massimizzazione della qualità della vita e del benessere dei cittadini, anche degli anziani. E, soprattutto, con politiche impopolari.

 

Rivolgiamoci, allora, al giudizio espresso dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa in cui si evidenzia come Italia sia un Paese in cui l’ammontare delle pensioni minime è inadeguato e non c’è alcun atto legislativo che garantisca agli anziani una qualità della vita paragonabile alle altre fasce di età della popolazione. Questo in netto contrasto con la Carta sociale europea. Un atto legislativo in questo senso lo proporremo noi.

 

Un esempio lampante ma di cui la politica non si occupa, forse perché troppo preoccupata dai duelli mediatici targati centrosinistra o centrodestra, è il caso siciliano. Quasi il 20% della popolazione isolana è composta da anziani. Gli anziani aumentano parallelamente ad un aumento della povertà. I pensionati siciliani che hanno raggiunto livelli di vita infimi, sotto la soglia di povertà, sono in aumento con l’82% delle pensioni comprese tra i cinquecento ed i mille euro.

 

Questo peggioramente delle condizioni individuali di una parte importante della popolazione italiana porta ad una distribuzione familiare del problema la quale, in una società sempre più dinamica e individualista, non sempre avviene in modo indolore. La Sicilia è lo specchio d’Italia.