Anche se è un lavoro teatrale, il primo paragone che viene in mente è il film che ha vinto tre premi Oscar: ‘La vita è bella’.  La ragione è semplice. Come Roberto Benigni anche l’autore Fabio Salvati e la regista Daniela Coppola sono riusciti in un’impresa difficilissima e molto coraggiosa, cioè, trasformare in commedia uno dei processi più tragici della storia (anche per il suo valore simbolico). Parliamo di quello perpetuato nel 1961 contro il criminale nazista Adolf Eichmann, considerato uno dei grandi responsabili dell’Olocausto. Inoltre, alla fine del lavoro ‘Il Secchio’, l’autore riserva agli spettatori uno scoop clamoroso (che però ancora non è stato dimostrato scientificamente). Si tratta di un ‘vero colpo di teatro’ che non sarebbe corretto anticipare ma che tutti possono conoscere andando il 3 e 4 giugno al Teatro della Cometa di Roma.

 

Prima di andare avanti cerchiamo di riepilogare velocemente gli avvenimenti storici. Eichmann con il grado di SS-Obersturmbannfuhrer ed esperto di questioni ebraiche,  organizzò il traffico ferroviario che trasportava gli ebrei ai vari campi di concentramento. Sfuggito al processo di Norimberga riuscì a nascondersi  in Argentina, dove catturato in maniera rocambolesca dal servizio segreto israeliano del Mossad, fu processato e condannato a morte  per aver spietatamente perseguito lo sterminio degli ebrei. Impiccato nel carcere di Ramla il 31 maggio 1962, il corpo di Eichmann fu cremato e le sue ceneri trasportate in un secchio (da qui il titolo del lavoro teatrale) per essere disperse nel Mar Mediterraneo

 

Da precisare che gli attori sono quasi tutti avvocati con la passione per il teatro e questo non fa che avvalorare ulteriormente l’impegno della regista Daniela Coppola. Dal freddo burocrate Eichman al misterioso Ettore, dagli scanzonati costruttori della forca al drammatico personaggio dell’avvocato del criminale, dalla conflittuale moglie di Eichmann al ‘superbo’ consigliere governativo, dai perplessi giudici ai passionali ‘rapinatori’ del protagonista: tutti insieme riescono a tenere per due atti un ritmo calzante e sempre viva l’attenzione del pubblico presente al saggio finale che si è svolto al Teatro Arvalia di Roma. Molto applaudito, ad esempio, è risultato il siparietto delle giornaliste accreditate e composte da una sofisticata corrispondente francese, una spumeggiante napoletana e un’intellettuale e bella americana.

 

Per la cronaca i nomi degli artisti  corrispondono a: Luciano Ciamillo (Adolf Eichmann); Roberto Di Michele (Ettore); Francesco Notari (Augusto); Corrado Castellano (Leone); Angelica Addessi (Maria Masenbacher); Andrea Meloni (Manus Diamont); Vincenzo Marano (Zvi Aroni); Stenio Salzano (Malkin); Alessandra Coppola (Veronica Eichmann); Aldo Minghelli (Elia Dviri); Fabrizio Fornicella (Presidente M. Landau); Andrea Masotta (giudice a latere); Fabio Salvati (giudica a latere); Roberto Catalano (Procuratore Hausner); Salvatore Viglia (Avv. Servatius); Carla Ghezzi (Marisa Pistilli); Emilia Marra (Hannah Arendt); Laura Dipaola (Chantal); Viviana Manotta (donna del pubblico). Da segnalare, inoltre, l’assistente alla regia Alessandra Coppola, assistente di scena Cristina Bonanno, scenografia Riccardo Polimeni, luci e audio Alberto Aschelter, grafica Corrado Castellano, foto Stefano Dipaolantonio.