Nell’ambito della nostra inchiesta sullo Stato sociale in Europa e nel mondo, abbiamo intervistato l’Ambasciatore della Grecia in Italia, Themistoklis Demiris, cioè di uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi economica internazionale. Originario di Atene, sposato con due bambini, Demiris ha iniziato la sua carriera diplomatica agli inizi degli anni ottanta. Dopo essere stato responsabile della Direzione degli affari europei presso il Ministero degli esteri greco (2006-2008) è stato per quattro anni rappresentante della Grecia nell’ambito del Patto di stabilità e crescita (PSC) dell’Unione Europea. Demiris ha presentato le sue credenziali come Ambasciatore  in Italia nel maggio del 2013.

 

In un rapporto di esperti dell’ONU, pubblicato nel maggio del 2013, è emerso che più del 10% della popolazione dei greci vive in condizioni di estrema povertà. Per questa parte della popolazione che tipo di assistenza sociale pubblica è prevista?

 

Vorrei innanzitutto notare, che grazie a una densa rete di solidarietà e di legami familiari che in Grecia sono ancora molto forti, in genere l’estrema povertà non è accompagnata da fenomeni di degrado che si notano in altri Paesi. Rimane, però, il fatto che questi fenomeni anche se affrontati con dignità, vanno combattuti. Gli sforzi del governo ellenico per venire incontro e aiutare il ceto più debole della popolazione si concentrano in quattro settori:

 

A. Un programma pilota che garantisce il salario minimo in due aree del Paese con diverse caratteristiche socioeconomiche. Si tratta di un sussidio di reddito alle persone e famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà. Inoltre, svolge una funzione complementare alle politiche di lotta alla povertà ed esclusione sociale. Secondo lo scadenzario del programma in corso, i primi pagamenti verranno  effettuati a settembre.

 

B. La distribuzione di un sussidio sociale, che ammonta a 450 milioni di euro proveniente dal surplus primario del governo per l’anno 2013, a sostegno dei cittadini e delle famiglie a basso redito e con un piccolo patrimonio immobiliare calcolato sulla base di criteri specifici già stabiliti.

 

C. La distribuzione di ulteriori 20 milioni derivanti dal surplus primario per le persone senza fissa dimora, con una priorità per i programmi o azioni finalizzati a garantire la sistemazione,  l’alimentazione e i servizi di previdenza sociale (o assistenza sanitaria) ai senza tetto.

 

D. L’efficace utilizzo del Fondo Europeo di Aiuti ai più bisognosi economicamente (FEAD). Le ricordo che l’UE volendo diminuire di 20 milioni il numero di coloro che si trovano in pericolo di povertà o di esclusione sociale, ha deciso quest’ anno la creazione di questo Fondo che prevede la distribuzione di 3 miliardi e 500 milioni di euro per il periodo 2014-2020. Secondo i calcoli dell’UE, alla Grecia spettano 249,3 milioni di euro che dovrebbero corrispondere, su  base annua, a 41,5 milioni di euro.

 

Con l’uso combinato di questi mezzi siamo sicuri che sarà diminuito in breve tempo e in larga  misura la percentuale  dei nostri concittadini che vivono in condizioni di estrema povertà. Questa percentuale sarà ulteriormente ridotta con il ritorno del paese in condizioni di crescita, fatto che avverrà come previsto da tanti in un breve arco di tempo.

 

Una delle pesanti conseguenze della crisi economica è stata la drastica riduzione delle spese sui medicinali che sono scesi da 5,6 miliardi di euro (2010) a 2, 88 miliardi nel 2012. Risultato: l’anno scorso 50 compagnie farmaceutiche hanno sospeso l’invio di medicinali in Grecia. Com’è la situazione oggi?

 

Le devo dare ragione quando dice che la spesa farmaceutica era a un livello di 5,6 miliardi di euro nel 2009. Questa percentuale, se confrontata con la dimensione del Paese o con altri Paesi analogamente popolati, era incredibilmente alta. Appare, pertanto, abbastanza naturale che si sia pensato a una sua diminuzione. Siamo riusciti a farla arrivare a 2,017 miliardi di euro, una somma in linea con quella spesa da altri Paesi con una popolazione analoga, come il Portogallo.

 

La razionalizzazione della spesa farmaceutica è basata su un sistema di prescrizioni elettroniche soggetto a continui controlli e, naturalmente, attraverso il sempre più frequente uso di farmaci generici. Per quel che riguarda il prezzo dei farmaci si deve precisare che ormai per la loro stragrande maggioranza esso risulta nella media dei tre prezzi più bassi dello stesso farmaco nell’UE. Per i farmaci generici il nostro obiettivo è l’aumento della loro diffusione nel libero mercato, dove purtroppo, a differenza di quel che succede in tutta l’UE, la percentuale arriva solo al 21%.

 

La combinazione di tali mezzi ha avuto come risultato il risparmio di fondi che a sua volta ci ha permesso di realizzare l’introduzione e distribuzione, per la prima volta, di medicine di avanguardia per le malattie rare. Inoltre, si deve sottolineare che nonostante la drastica diminuzione sia della spesa farmaceutica che del prezzo dei farmaci, non sono mai state segnalate carenze di farmaci. Dall’altra parte si deve ammettere che una tale razionalizzazione della spesa farmaceutica ha comportato delle difficoltà a una serie di società farmaceutiche che fin a ora erano abituate a operare in condizioni diverse. Si stima, però, che questo fenomeno s’invertirà man mano che il mercato si abituerà alle nuove condizioni.

 

E’ stato calcolato che il debito greco alla fine del 2014 potrebbe salire al 190% del Pil.  Come si pensa di risolvere questo problema, visto che già è stato privatizzato quasi tutto, dal settore energetico ai trasporti, fino al servizio fiscale e a molte Università, come sostenuto da alcuni organi di stampa?

 

Per quel che riguarda il debito pubblico, vorrei innanzitutto chiarire che la Commissione Europea, nel suo ultimo rapporto, parla di un debito pari al 177,2% del PIL, mentre il FMI, in base alle stime di Aprile, parla di 174,7% per il 2014. Attualmente è in corso una graduale diminuzione del debito pubblico che dovrebbe attestarsi intorno al 139,1% del PIL nel 2018, tenendo conto delle stime attuali. Su queste basi il debito può essere considerato sostenibile, soprattutto se teniamo conto che gli sviluppi positivi dell’economia ellenica garantiscono il sostegno dei nostri partner europei, come è stato affermato anche nell’ambito della dichiarazione del Eurogruppo del 27 novembre 2012, dove dalla parte greca fu proposto:

 

a) Il prolungamento della scadenza del debito a 50 anni per i prestiti bilaterali per i paesi di eurozona e di quelli ricevuti dalla Grecia dal Meccanismo di stabilità (EFSF);

 

b) la modifica del tasso d’interesse da variabile a fisso, per evitare variazioni causate da un eventuale aumento dell’Euribor in futuro;

 

c) un periodo di grazia per il pagamento dei tassi d’interesse del primo pacchetto di sostegno, come d’altronde è già stato deciso per tutti i debiti di EFSF.

 

Detto ciò, non si deve pensare che ci sia un problema di pagamento dei debiti. Grazie al surplus primario (ben al di sopra del previsto) il Paese può soddisfare completamente non solo i suoi bisogni interni, ma anche i pagamenti dei dovuti interessi. Tale fatto è stato già percepito dagli investitori internazionali privati, i quali dichiarano che il debito pubblico non comporta una minaccia ai loro investimenti. Le faccio notare, a riprova di quanto sopra, la massiccia partecipazione di investitori al recente ritorno della Grecia sui mercati.

 

Riguardo alla sua osservazione che ”quasi tutto è stato privatizzato’’, vorrei chiarire che questo non risulta. Le procedure  concernenti la privatizzazione della società ELPE, o delle Organizzazioni Portuali di PiREO e Salonicco, dell’aeroporto di Atene e delle Ferrovie dello Stato (TrainOSE) o non sono ancora cominciate o non sono ancora terminate.  Vorrei anche sottolineare che non esiste alcuna previsione circa la privatizzazione delle Università o delle Agenzie delle Entrate.

 

Qual è oggi il sentimento prevalente dei greci rispetto all’Europa e all’euro?

 

In merito a questa domanda vorrei sottolineare che la stragrande maggioranza dei partiti che compongono il parlamento ellenico ha sempre espresso il desiderio di rimanere in un’ Europa consolidata ed unita. Lo stesso hanno fatto i semplici cittadini. Sono rari i casi in cui si è espresso il desiderio di un allontanamento della Grecia dall’Europa Unita. Non dimentichi che la Grecia è un membro dell’UE a pieno titolo sin dal lontano 1980.

 

Per quel che riguarda l’euro si potrebbe dire che anche in Grecia, come in altri paesi membri, si è  sviluppato un certo scetticismo che ha a che fare principalmente con la ricerca dei modi per correggere le imperfezioni e trovare una soluzione ai problemi che purtroppo la crisi ha portato alla ribalta. Le voci che palano di un ritorno alla dracma, sono assolutamente marginali e la grande maggioranza della popolazione, secondo tutti i sondaggi, sostiene l Euro.

 

Grazie agli sforzi della Presidenza Ellenica si è registrato un notevole progresso in relazione all’Unione bancaria ed finanziaria. Man mano che i problemi trovano la loro soluzione e la solidarietà prevale, l’euroscetticismo viene meno.

 

Molti greci, come il compositore Theodorakis, che è anche il leader di Spitha (movimento dei cittadini indipendenti), suggerisce di guardare molto di più alla Russia che all’UE. Secondo lei questa tentazione potrebbe prendere una reale consistenza?

 

Mikis Theodorakis è un mito per la Grecia e ha dimostrato la sua devozione  al  paese nel corso del tempo. Il suo movimento deve essere interpretato principalmente come un invito e una sfida a  pensare. In ogni caso, dobbiamo tenere in mente che la responsabilità di formulare decisioni  politiche spetta  ai partiti e alle istituzioni di ogni Paese. L’orientamento e le assi fondamentali  della politica del nostro paese, come sono state definite per decenni dalla dedizione alle istituzioni euroatlantiche sono  costanti e la possibilità della loro revisione non è mai stata messa seriamente in discussione .

 

Una domanda finale che Euronews fa a tutti gli Ambasciatori. Purtroppo in Italia molti Comuni rendono estremamente difficile alle persone che vivono per strada o sotto i ponti ad avere una Residenza anagrafica, con la conseguenza che non possono: accedere all’assistenza sanitaria; presentare domanda per l’accesso all’edilizia popolare; iscrivere i propri figli a scuola; firmare un contratto; aprire una partita Iva. Queste persone non possono nemmeno votare (senza la Residenza anagrafica non si può avere la scheda elettorale). Questo problema come viene risolto in Grecia? In parole povere, se un greco, che non ha niente e nessuna persona amica, va a uno sportello comunale e chiede una residenza anagrafica nella pratica cosa succede?

 

Vorrei, innanzitutto sottolineare che ogni cittadino greco viene iscritto per legge, al momento della sua nascita, negli atti previsti dall’anagrafe. Oltre a questo, eventuali casi di cittadini senza tetto possono aver acceso all’assistenza sanitaria, se ricorrono in un ospedale pubblico in caso di urgenza. Tali cittadini possono anche votare, se sono iscritti nelle liste elettorali. Inoltre, cittadini senza tetto possono fare la dichiarazione dei redditi e ovviamente possono firmare dei contratti che li vincolano legalmente. Essi possono  anche usufruire dei servizi sociali per i senza tetto disposti da diversi comuni del paese, oppure dalla Chiesa o altri enti locali. La mancanza di una dimora permanente o di una residenza non costituisce un impedimento per una serie di atti in Grecia.