Punto Continenti riporta di seguito un contributo del prof. Simone Migliorini in merito alla importante scoperta fatta dal prof. Rodolfo Signorini di 37 documenti sul Sacco a Volterra compiuto dai fiorentini nel 1472. Per la cronaca, fu uno scandalo finanziario con ripercussioni politiche scoppiato a Volterra nel 1471 o dare il pretesto a Lorenzo il Magnifico, che già ambiva all’unità della Toscana sotto lo scettro mediceo, ad attaccare brutalmente  la città divenuta ormai scomoda a Firenze

Dal 21 marzo al 29 giugno del 1472  il segretario del Duca d’Urbino, Francesco Frendilacqua insieme ad altri, scrive giornalmente a Ludovico II Gonzaga narrando gli avvenimenti, le strategie politiche e le strategie militari, facendo nomi e cognomi di traditori, di personaggi, di chi si è ribellato, di chi ha preso parte diretta e indiretta al massacro, descrivendolo  fino all’ultima goccia di sangue. Documenti di grande fascino che contribuiscono ancor di più a far luce su questo eccidio che ha segnato vergognosamente lo splendore del Rinascimento toscano.

Da questi documenti rumoreggiano vivi i colpi di cannone sparati notte e giorno sulla città, le grida delle donne, si parla addirittura della costruzione di una strada sotterranea ad opera degli occupanti, per raggiungere le mura, “fino a toccarle con la mano”, si ode il tonfo di Paolo Inghirami, detto “il Pecorino”, traditore dei volterrani, spinto giù dalla Torre del Porcellino, in piazza dei Priori, si odono i suoi lamenti nel quarto d’ora che ci impiegò a morire… per poi essere trascinato lungo le strade dalla folla inferocita. Si fanno nomi e cognomi dei responsabili,  c’è il rammarico di Federigo da Montefeltro che non avrebbe voluto il saccheggio. Pagine si storia viva inedita, che pulsano drammatiche e che rivelano, se ce ne fosse stato ancora bisogno, nel dettaglio quei giorni drammatici per la città di Volterra che segneranno per sempre l’onorabilità di Lorenzo e del Montefeltro, della politica che partorì si il Rinascimento, ma a colpi di eccidi e di vite umane. La prima guerra della storia con fini così esplicitamente politici ed economici, dove il diverbio sulle cave di allume diventa solo un pretesto, uno spunto, una scusa per occupare la città.

Machiavelli, Guicciardini,  il Savonarola e molti altri criticheranno questo gesto, i cittadini dell’epoca ci hanno lasciato poesie struggenti e racconti raccapriccianti “per tutto il giorno e scorsa ne a donne ne ai luoghi pii si perdonò e i soldati così quelli che l’avevano male difesa, come quelli che l’avevano combattuta, delle sue sostanze la spogliarono. (Nicolò Machiavelli, Storie Fiorentine), “…a sacco, a sacco, forte ognun gridaua e tutti parevan chani arrabiati…”(Guerra di Volterra 441-442). Se infine vogliamo aggiungere il fascino del passaggio premonitore di una cometa nei giorni di Gennaio successivi al Natale e la scossa di terremoto il giorno stesso che finì la guerra, potremmo sottolineare e confortarci del fatto che la Natura e il Divino presero le parti della città assediata e potremo restituire il quadro in una cornice di fascino e leggenda per quando di affascinante ci sia in una guerra e nel massacro gratuito di vite umane solo per politica e interesse.

Grazie al prof, Rodolfo Signorini, neoeletto socio corrispondente della prestigiosa Accademia dei Sepolti ( già bibliotecario dell’Accademia Virgiliana di Mantova, Aquila d’argento del Tirolo, Commendatore e Virgilio d’oro)  si deve questa importante scoperta effettuata presso gli archivi di Stato di Mantova.

Di Simone Migliorini