Enrico Iacometti

 

Di Rainero Schembri

Nel campo dell’editoria, soprattutto di quella piccola e media, Enrico Iacometti, Amministratore Delegato della Armando Editore, è ormai un mito. Non a caso per ben sei volte è stato Presidente del Gruppo Piccoli Editori Italiani. Ora ricopre la carica di Presidente dei Piccoli e Medi Editori del Lazio aderenti alla Federlazio. Ma il suo vero fiore all’occhiello è stata l’ideazione e il lancio della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, giunta ormai alla sua dodicesima edizione. E se escludiamo la Fiera di Francoforte, dove sono comunque presenti anche i grandi editori, la fiera di Roma (che si svolgerà  dal 5 all’8 dicembre al Palazzo dei Congressi ) nel suo ambito è sicuramente la più grande del mondo. Il grande interesse degli editori per la Fiera di Roma è dimostrato anche dalla difficoltà per i nuovi di parteciparvi. Occorre, infatti, fare una lunga lista d’attesa. Complessivamente gli espositori sono oltre 400 e i visitatori circa 50 mila. Il costo complessivo della Fiera s’aggira sul milione e 200 mila euro, per il 50% coperto da Comune, Provincia, Regione, Ministero dei Beni Culturali e  Camera di commercio. L’altra metà viene coperta dai privati: il costo degli stand va da 900 a 1.200 euro.  Eppure, nonostante questo successo, Iacometti appare profondamente deluso.

 

Perché?

 

Perché la situazione dell’editoria nel suo complesso è drammatica. Negli ultimi due anni c’è stato una perdita del fatturato globale valutabile intorno al 30%. E non si fa nulla per un comparto di rilevanza strategica. La cultura, l’arte, l’archeologia, sono il  vero petrolio dell’Italia. In questo contesto il libro  può essere definito la fanteria della cultura, una fanteria che, purtroppo, è  completamente abbandonata a se stessa. Tutti i rischi sono a carico dell’imprenditore. Pensiamo solo al diritto di resa: in pratica i costi dell’invenduto rimane tutto a carico degli editori.

 

Tuttavia oggi comincia ad affermarsi l’editoria elettronica che ha costi di produzione decisamente molto bassi. Non è così?

 

Intanto occorre precisare che a differenza degli Stati Uniti, dove l’ Ebook  occupa quasi il 25% del mercato, in Italia siamo ancora fermi al 2-3%. Purtroppo non siamo ancora attrezzati a sufficienza su questo fronte. Pensiamo solo al mercato dei libri per gli studenti. Poche sono le scuole in Italia dotate di computer, mentre la diffusione dei tablet è ancora limitata e costosa. Inoltre, occorre ricordare che se è vero che un Ebook costa poco a produrre, è anche vero che i prezzi di copertina sono molto bassi. Di conseguenza per raggiungere un fatturato interessante ci vogliono grandi volumi di vendita che si possono raggiungere solo con una grande promozione, che ovviamente richiede molto fatica ed è dispendiosa. Anche su questo fronte non sono molti gli editori attrezzati.

 

Lei che ha avuto l’idea geniale di creare la Fiera Nazionale della piccola e media editoria ci potrebbe suggerire un’altra idea vincente per uscire dalla crisi?

 

Le idee sono tante. Una interessante potrebbe essere quella di fare di Roma un grande polo per l’editoria Mediterranea.  Tutti i Paesi della sponda mediterranea sono interessati a far conoscere i nuovi autori, molti dei quali rappresentati da giovani scrittori estremamente dinamici e originali. Si tratta di creare un forte circuito tra i Paesi dell’area e, in questo progetto, Roma potrebbe essere il grande polo d’attrazione. Ma tutto ciò richiede un forte impegno politico. Lo stesso vale per i Paesi dove vivono grandi Comunità italiane, come l’America Latina, gli Stati Uniti o l’Australia. Infatti, a differenza di chi sosteneva che con la cultura non si mangia, ritengo che con la cultura in Italia si potrebbero mangiare benissimo e in tanti. Invece, per insensibilità e incompetenza si rischia la fame nera.

 

A proposito come vanno le cose dalle sue parti?

 

Io e la mia socia Bianca Spadolini ancora ci difendiamo discretamente, anche se la situazione è decisamente dura. Ma, nonostante una certa età, non sono stanco di combattere, comincio solo ad essere stanco di sentire tante parole e vedere pochi fatti concreti. Se solo una piccolissima parte dei fondi destinati a promuovere il festival del cinema di Roma fosse destinato a promuovere l’editoria potremmo avere dei risultati inaspettati sul piano economico, occupazionale e della diffusione della cultura.  Che peccato.