Antonio Diomede

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Antonio Diomede (presidente della REA, l’associazione che raggruppa le piccole e medio radio e televisioni europee)riguardante le assegnazione delle frequenze. L’argomento interessa 625 imprese e i 10 mila lavoratori.  

 

Di Antonio Diomede 

Nelle segrete stanze del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) si sta ordendo un altro feroce attacco ai danni dell’emittenza locale. Con la scusa delle interferenze provocate ai Paesi confinanti (Croazia, Slovenia, Malta) si sta preparando una nuova mattanza di emittenti televisive per regalare altre preziose frequenze alle Telecoms. Il tutto avverrà con un nuovo piano di assegnazione e successivi altri “bandi farsa” senza possibilità di valide alternative per salvare le 625  imprese e i 10 mila posti di lavoro del settore. Dall’Europa, cioè dalla centrale della lobby delle Telecoms, è in arrivo la disposizione al Governo italiano di requisire la banda 700 tv e la banda L radio (1435-1492 MHz), destinata al DAB/DMB e ai ponti radio FM.

 

La pazienza delle emittenti locali non è infinita. Questo ulteriore oltraggio richiede una dura protesta. Oltre tutto, la protesta è conseguente al rifiuto del Governo di convocare un tavolo di confronto per esaminare e risolvere, non con le chiacchiere, ma con i fatti, i gravissimi problemi esposti nella lettera-documento della REA a seguito della quale, il Ministro Federica Guidi ha risposto in modo del tutto evasivo. La REA ha chiesto:

 

1) l’urgentissima predisposizione di un progetto operativo per l’utilizzo della capacità trasmissiva ovunque disponibile in modo da salvare 350 imprese,  2800 posti di lavoro;

 

2) Risarcimento dei danni subiti dalle emittenti locali  per la violazione dell’articolo 8, comma 2, decreto legislativo 31 luglio 2005 (riserva un terzo capacità trasmissiva alle locali) e  della ulteriore violazione dell’articolo 43 del T.U. (uso efficiente dello spettro elettromagnetico e pianificazione delle frequenze). In base a tali disposizioni di legge, il diritto d’uso poteva essere rilasciato per una porzione di capacità trasmissiva espressa in Mbit/s anziché per l’intero canale, a tutte le emittenti ex analogiche senza necessità dei disastrosi bandi di gara.

 

Infatti, la legge parla di tutela dell’emittenza in ambito locale “ e riserva, comunque, un terzo della capacità trasmissiva,  determinata con l’adozione del piano di assegnazione delle frequenze..” ai soggetti titolari di autorizzazione alla fornitura di contenuti destinati in tale ambito, cioè, prima di tutto, agli ex analogici per via  della doppia tutela derivante sia  dall’articolo 8, comma 2 del Testo Unico sia dalla Costituzione per i diritti acquisiti in anni e anni di interrotta attività. La decisione del MISE e dell’Autorità di far corrispondere ad ogni canale ex analogico il diritto d’uso per un intero canale digitale ha prodotto il disastro che tutti conosciamo per il quale è stato valutato un danno di almeno  700 milioni di euro.

 

Si è trattato di mero errore di valutazione o di una perversa volontà politica per far chiudere il maggior numero possibile di emittenti locali? Comunque sia le emittenti che si ritengono danneggiate possono reclamare il danno subìto davanti al magistrato. E’ in corso la raccolta delle adesioni per una causa comune.   I legali sono già al lavoro per citare in giudizio sia il MISE, sia l’AGCOM. Le emittenti interessate possono  scrivere a info@reasat.it . Ovviamente, in caso di vittoria, il risarcimento del danno sarà riconosciuto solo alle emittenti che si saranno costituite nel giudizio.

 

3) immediato sblocco della pianificazione LCN con l’assegnazione, dei primi 40 numeri del telecomando digitale, alle emittenti storiche.  Anche in questo caso, per i diritti acquisiti, tutelati dalla Costituzione, L’AGCOM e MISE saranno chiamati al risarcimento dei danni a seguito della perdita di ascolto e della pubblicità  per averle disseminate  sui numeri altissimi del telecomando digitale;

 

4) l’immediata revisione del riassetto radiotelevisivo e, in particolare, del piano di assegnazione delle frequenze digitali radiofoniche e televisive su base nazionale e locale nella prospettiva dell’introduzione del DVB-T2.

 

5) immediata pianificazione della banda 88-108 prevedendo reti nazionali SFN in modo da liberare centinaia frequenze locali nell’ottica della ottimizzazione ed efficiente utilizzazione delle risorse radioelettriche al fine della totale eliminazione del caos radioelettrico esistente in tale porzione di banda;

 

6) immediato decreto attuativo dell’articolo 24, comma 2, legge 112/04, misure di sostegno per l’avviamento della radio digitale terrestre (DAB/DMB);

 

7) immediata abrogazione della legge 448/98 agganciando le misure di sostegno al canone RAI come da legge 422/93;

 

8)  immediata erogazione dei contributi 448/01 alle imprese radiofoniche in graduatoria 2012 e 2013 abrogando il comma 1 dell’articolo 2 del Regolamento (ottenimento del parere favorevole all’ammissione  stessa  da parte  della Commissione istituita ai sensi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 settembre 1987, n. 410). In alternativa concedere alle emittenti in graduatoria 2012 e 2013 un’anticipazione del 90% del contributo dell’anno precedente rinviando il saldo prima che vada perento;

 

9) immediato ripristino delle provvidenze editoria estese ai consumi di energia elettrica e agenzie di stampa come da legge 250/90;

 

10) immediato sblocco dei crediti derivanti dalle provvidenze editoria sui consumi di energia elettrica relativi agli anni 2006-2007-2008;

 

11) immediato pagamento dei Mag elettorali relativi alle elezioni politiche ed amministrative del 2013;

 

12) immediata soppressione dei privilegi riservati alle emittenti di partito

 

Non siamo i forconi dell’etere. Vogliamo che i nostri diritti siano rispettati. La protesta sarà totale e ad oltranza fino al raggiungimento degli obbiettivi più qualificanti per la salvaguardia delle nostre imprese e dei posti di lavoro in un settore che conta 12 mila dipendenti. Ci aspettiamo che il Governo convochi un tavolo di lavoro per un decisivo confronto tra le rappresentanze degli operatori e le istituzioni per una salutare riforma del settore. Intanto le emittenti radio e tv locali e le web/radio-tv svolgeranno una campagna di protesta nazionale antigovernativa con messaggi audio e video fino alla convocazione del richiesto tavolo di lavoro per la soluzione concreta delle questioni esposte.