Il Presidente della Repubblica Dominicana Danilo Medina 

L’occasione è stata offerta dalla visita a Roma del Presidente della Repubblica Dominicana Danilo Medina. In un grande albergo della Capitale un consistente gruppo di imprenditori italiani aderenti all’Associazione italo-domenicana ‘Casa de Italia’ presieduta da Renzo Seravalle ha lanciato un forte appello al Governo italiano affinché desista dal progetto di chiudere per motivi di risparmio la nostra Ambasciata che, tra l’altro, per un principio di reciprocità, comporterà anche la chiusura dell’Ambasciata dominicana a Roma.

 

Prima di andare avanti è bene ricordare che complessivamente l’Italia prevede di chiudere ben 32 sedi tra Ambasciate, Consolati, Sportelli Consolari e Istituti di Cultura. Oltre a quella di Santo Domingo, le altre tre Ambasciate che rischiano di serrare le porte sono quelle di Tegucigalpa (Honduras), Reykjavik (Islanda) e Nouakchott (Mauritania). Per il Ministro degli esteri Federica Mogherini questa ‘spending review’ applicata alle rappresentanze estere dovrebbe consentire un risparmio complessivo di 108 milioni in tre anni. Nel caso specifico, l’Ambasciata di Santo Domingo dovrebbe essere aggregata a quella di Panama.

 

In opposizione a tale scelta gli imprenditori italiani fanno notare che mentre a Panama risiedono  solo poche migliaia di connazionali, nella Repubblica Dominicana ci sono ben 30 mila. Sarebbe, quindi, la prima volta che un’Ambasciata di medie proporzioni finisca per essere assorbita da una più piccola. Inoltre, l’immobile degli uffici consolari e la sede di residenza dell’Ambasciatore Italiano a Santo Domingo sono stati donati al Governo Italiano dalla famiglia italiana Vicini. I dipendenti, poi, verrebbero trasferiti ad altre missioni consolari e diplomatiche, alcuni con uno stipendio più alto.

 

Per Roberto Casoni, dirigente dell’Hotel Casa Colonial, “si tratta di un risparmio fittizio perché la Repubblica Dominicana oltre a essere il Paese con maggiori prospettive di tutta l’area Caraibica è in pieno sviluppo consentendo a molte imprese italiane di svolgere un’intensa attività economica e commerciale”. Dello stesso avviso è anche Tommaso Cutri di Viva Resort: “Forse non si è valutato bene le conseguenze che questa decisione potrà avere sulle numerose imprese e sui cittadini italiani che vivono e lavorano nella Repubblica Dominicana”.

 

Tra le imprese italiane presenti in questo suggestivo Paese caraibico possiamo citare Maire Tecnimont, Acea, Ghella, Erbaviva, Costa Crociere, Selex e tante altre. Per quanto riguarda le piccole imprese, ben 400 sono le società iscritte alle due Camere di Commercio italo-dominicane. Come presenza continuativa occorre ricordare il Gruppo Punta Cana di cui è Presidente l’italiano Frank Rainieri e che opera nel settore turistico, dell’energia e dei trasporti, mentre il Gruppo Vicini, che fa capo alla famiglia Vicini, è presente nella Repubblica Dominicana dal 1861 ed è attualmente uno dei principali produttori di canna da zucchero a livello mondiale,

 

Per Donato Di Santo, ex sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri durante il Governo Prodi, e attuale coordinatore delle Conferenze Italia – America Latina “non solo l’Italia ma tutta l’Europa deve valutare molto bene ogni decisione che possa allentare i vincoli tra due Continenti che per storia, cultura e flussi migratori sono destinati a essere complementari”. Dello stesso avviso è anche l’Ambasciatore della Repubblica Dominicana a Roma Vinicio Tobal Urena: “In questi anni abbiamo fatto un grande lavoro per far conoscere meglio il nostro Paese agli italiani. Sarebbe un vero peccato interrompere questo continuo processo di avvicinamento reciproco”. Per il Console dominicano a Milano Natacha Sanchez “la grande integrazione della comunità dominicana in Italia nei più svariati settori produttivi è la testimonianza evidente della sintonia e simpatia reciproca esistente tra i due popoli”. Non è, infatti, un caso che nella Repubblica Dominicana si festeggi il 5 dicembre come la ‘giornata italiana’.

 

Naturalmente uno dei piatti forti rimane il turismo: “Nonostante la crisi”, spiega Neyda Garcia, direttore dell’ufficio turistico dominicano in Italia, “dall’inizio di quest’anno le prenotazioni turistiche dall’Italia sono aumentate e per prossimi mesi siamo molto fiduciosi”.  L’anno scorso, la Repubblica Dominicana ha registrato un milione di presenze italiane con centomila arrivi solo dalle società di navigazione italiane Costa Crociere, MSC ed Aida. Cifra che è già arrivata a  trecentomila  negli ultimi sei mesi.

 

All’incontro romano con il Presidente Medina hanno presenziato diversi rappresentanti di enti pubblici e privati italiani, della chiesa dominicana, degli organi d’informazione italiani ed esteri (come Sentirlatino, il notiziario che settimanalmente si rivolge ai latino americani residenti in Italia), nonché parlamentari italiani anche tra quelli eletti all’estero come Francesca La Marca, in rappresentanza degli italiani rientranti  nella circoscrizione America del Nord e centrale. “Posso comprendere molto bene”, dice La Marca, proveniente dal Canada, “lo stato d’animo degli italiani residenti nella Repubblica Dominicana. La presenza di un’Ambasciata non è solo un fatto simbolico ma, se ben organizzata, può rappresentare un vero motore di sviluppo delle relazioni politiche, economiche, culturali e sociali. Spegnerlo, anche se per motivi di risparmio, è sempre una scelta molto delicata e complessa”. Per il Ministro Consigliere dell’Ambasciata dominicana a Roma, Gina D’Alessandro Ricart, che ha partecipato attivamente all’organizzazione della visita del Presidente Medina, “gli incontri di Roma sono stati molto positivi, a testimonianza dell’attuale  clima particolarmente favorevole nei rapporti tra i due Paesi”.

 

Alla riunione con gli imprenditori il Presidente Medina si è limitato ad ascoltare senza intervenire con un discorso. A Punto Continenti ha invece dichiarato: “Sono venuto soprattutto per la giornata della FAO ma sono più che soddisfatto di questa visita in Italia. Per quanto riguarda il discorso delle rappresentanze diplomatiche, rimango fiducioso che alla fine riusciremo a trovare una soluzione soddisfacente per tutti”. In effetti, sarebbe proprio un peccato che dopo che un italiano, Cristoforo Colombo, è stato il primo europeo a mettere piede nel Nuovo Mondo (e proprio nell’attuale Repubblica Dominicana), siano poi gli italiani anche i primi a tornare a casa nel momento di maggiore crescita del Paese.