Ambasciatore del Cile Fernando Ayala

 

Recentemente si sono riuniti a Santiago del Cile i vertici dell’Alleanza del Pacifico (organizzazione nata formalmente nel luglio del 2012) della quale fanno parte oltre al Cile (guidato dalla Presidentessa Michelle Bachelet), anche la Colombia (Presidente Juan Manuel Santos), Messico (Enrique Penae Neto), Perù (Ollanta Humala) e Panama (Juan Carlos Varela). Si tratta di un’alleanza commerciale che punta essenzialmente sulle liberalizzazioni. E i risultati non sono mancati: in due anni è stata conseguita la libera circolazione del 90% dei beni e servizi prodotti dai Paesi membri. Inoltre, è stata varata la liberalizzazione dei capitali, nonché il libero accesso alle persone che possono viaggiare senza visto d’ingresso.

 

Ma per sapere qualcosa di più su questo processo d’integrazione e dei rapporti che l’Alleanza del Pacifico mantiene con tutte le altre organizzazioni presenti in America Latina, il giornalista peruviano Roberto Montoya, residente a Roma, ha organizzato un altro dei suoi incontri internazionali sostenuti da ‘Mediatrends America Europa’ (www.mediantrendsamerica.com). Questa volta l’ospite d’onore è stato l’Ambasciatore del Cile in Italia Fernando Ayala. L’incontro con la stampa internazionale è avvenuto presso l’hotel NH Giustiniano di Roma.

 

Sulla presunta distinzione di stampo politico tra il blocco dei Paesi di sinistra e quelli liberali, l’Ambasciatore ha sostenuto che le differenze sono molto meno accentuate di quel che si pensa generalmente. “Certo”, ha dichiarato Ayala, “nel blocco di sinistra ci sono Paesi come Cuba e Venezuela che esprimono situazioni abastanza radicali. Ma se guardiamo, ad esempio, al Brasile, non ci sono differenze sostanziali con, ad esempio, il Cile che è poi guidato da un governo di centro sinistra”.

 

Per Ayala esiste, è vero, un distinzione sul piano della politica economica tra l’Alleanza del Pacifico, che è un’associazione commerciale che punta su una maggiore integrazione basata su forme sempre più estese di liberalizzazioni, e associazioni come il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) che hanno maggiormente un profilo di unione dognale a carattere protettivo. Le due organizzazioni possono tuttavia convegere tanto è vero che il Cile è anche membro Associato del Mercosur.

 

“Quello che bisogna capire”, ha sostenuto l’Ambasciatore, “è che il Continente latino americano non è un blocco unico, come molti tendono a credere, in virtù del fatto che quasi tutti i Paesi parlano lo spagnolo, ad eccezione del Brasile, della Guiana e di Surinam. Ci sono, infatti, enorme differenze geografiche, culturali ed economiche e questo spiega il proliferare di organizzazioni sovranazionali”.   

 

Per quanto riguarda in particolare il Cile,  Ayala non si è sottratto dal commentare uno degli aspetti più delicati della sua storia: cioè, le scelte economiche fatte a suo tempo dalla giunta militare di Pinochet. In quegli anni, infatti, in netta controtendenza con gli altri regimi militari, il Cile decise di aprire completamente la sua economía agli investimenti esteri. “Non v’è dubio”, ha spiegato l’Ambasciatore, “che questa scelta ha avuto delle conseguenze pesantissime sulle aziende cilene e sui livelli occupazionali. Tuttavia, bisogna riconoscere che queste aperture hanno costretto le imprese cilene a confrontarsi con i mercati internazionali e quindi a diventare molto più competitive”.  

 

Su richiesta specifica, l’Ambasciatore ha affrontato anche la delicata questione del seggio permanente da riservare all’America Latina nell’ambito del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Come è noto a contenderlo sono soprattutto Brasile, Argentina e Messico. Su questo punto la posizione del Cile sembra molto chiara: “Siamo favorevoli”, ha dichiarato “all’ingresso del Brasile insieme a India e Sud Africa. Le dimensioni continentali del Brasile e la sua rilevanza economica giustificano ampiamente il suo ruolo di rappresentante dell’intero Continente latino americano”.

 

Sempre a proposito del Brasile, l’Ambasciatore ha ritenuto infondata la preoccupazione che il Governo di Brasilia sia oggi molto più interessato al grupo dei cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) piuttosto che all’America Latina. “Lo dimostra il fatto”, ha sostenuto, “che la nascita dell’Unasur, l’organizzazione dei Paesi dell’America del Sud, è stata fortemente voluta proprio dal Brasile che poi è stato, insieme all’Argentina, anche il principale promotore del Mercosur”.

 

In ogni caso il Cile si sta adoperando affinché vi sia una maggiore convergenza tra l’Alleanza del Pacifico e il Mercosur, nonchè tra tutti gli Stati e organizzazioni latino americane, soprattutto  su temi come l’energia, le infrastrutture, l’ambiente ecc.  “Solo presentandoci uniti” ha sottolineato Ayala, citando le parole della Presidente Bachelet, “il Continente potrà  ottenere dei risultati concreti sulla scena internazionale. Si tratta, naturalmente, di un proceso molto lungo e difficile, come lo dimostrano le attuali difficoltà registrate dall’Unione Europea. Occorre superare la barriera degli interessi nazionali, che sono sempre molto forti. Tuttavia, anche in America Latina l’integreazione regionale è fatalmente destinata a diventare un proceso irreversibile, che trascende i vari contrasti politici, economici, sociali e culturali”.