Le “Catene di Valore Globali“, fenomeno diffuso e  favorito dalla crescente integrazione economica internazionale, le politiche di sostegno all’internazionalizzazione e le misure volte a facilitare la partecipazione delle imprese alle reti produttive internazionali. Sono questi i temi del Workshop che si è tenuto presso la sede OCSE di Parigi, e che è stato organizzato dall’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione della imprese italiane, dall’OCSE e dall’United Nations University Institue on Comparative Regional Integration Studies (UNU-CRIS) di Bruges.

 

I processi produttivi aziendali, infatti, sono sempre più frammentati e distribuiti lungo reti produttive internazionali, formate da imprese multinazionali, dalle loro affiliate estere e da subfornitori indipendenti o legati da accordi di collaborazione tecnico-produttiva di varia natura. Secondo le stime dell’UNCTAD, l’80% degli scambi avviene ormai nell’ambito di catene produttive internazionali, in un processo in cui le varie funzioni aziendali (dalla ricerca e sviluppo alla distribuzione, passando per approvvigionamenti e assemblaggio) seppur localizzate in paesi diversi, contribuiscono insieme alla realizzazione di prodotti sempre più Made in the world. In realtà, alcuni osservatori sostengono che le reti di produzione potrebbero avere un carattere più regionale che globale, in quanto le attività sarebbero concentrate all’interno di determinate aree geoeconomiche.

 

Il Workshop si inserisce nell’ambito di un’iniziativa più ampia, portata avanti dall’Agenzia ICE in accordo con il Ministero per lo Sviluppo Economico, per studiare “Il posizionamento dell’Italia nelle Catene Globali del Valore”.

Il nostro paese presenta un grado di apertura internazionale inferiore rispetto agli altri maggiori stati europei, sia in termini di presenza delle imprese all’estero che di capacità di attrarre investimenti diretti esteri (IDE). Inoltre, appare minore il grado di coinvolgimento delle aziende italiane nei processi meno impegnativi di frammentazione internazionale della produzione, basati su accordi di collaborazione tra imprese o semplici transazioni di mercato. Molte imprese nazionali partecipano soltanto marginalmente alle reti internazionali di produzione e sembrano fare un uso meno intenso anche delle opportunità per accrescere la loro competitività importando beni intermedi e servizi.

 

L’appartenenza delle aziende del nostro paese a global value chains è un fenomeno che le statistiche ufficiali fanno ancora difficoltà a cogliere. Per questo motivo l’Agenzia ICE ha già  messo in cantiere un’indagine diretta, basata su interviste a imprese leader delle filiere automotive ed elettrodomestici, al fine di mappare  la rete di produzione/distribuzione e cercare di comprendere quali sono le motivazioni che hanno guidato la scelta nella diversa localizzazione delle varie funzioni aziendali. Tale indagine avrà inoltre lo scopo di configurare nuovi servizi innovativi per le imprese italiane, utili a favorire e rafforzare il loro coinvolgimento nelle catene globali di produzione, con particolare riguardo alle fasi a maggiore valore aggiunto.

 

Nell’attuale contesto economico simili misure rappresentano una vantaggiosa opportunità per le nostre imprese. Una strategia basata sull’inserimento nelle catene globali del valore, infatti, consentirebbe loro sia di beneficiare del notevole differenziale di crescita tra la domanda estera e quella interna sia di accrescere la propria competitività attraverso il decentramento di alcune funzioni aziendali e la stimolazione di processi di apprendimento e innovazione. Tutto ciò avrebbe delle conseguenze decisamente positive anche a livello macro, in termini di occupazione e di crescita del Pil nazionale.