Bresciano, sposato con due figli, laureato in Scienze politiche, 49 anni, docente presso la Luiss di Roma, Paolo Rozera dall’inizio del 2015 è il Direttore Generale di Unicef Italia, l’organizzazioni internazionale che si occupa di problemi dell’infanzia. In precedenza è stato Responsabile dell’Ufficio Risorse Umane e Organizzative. Nel 1996 ha organizzato e coordinato il Forum Internazionale della Gioventù in occasione del Summit Mondiale sull’Alimentazione. Tra il 1999 e il 2000 ha collaborato con la FAO.

 

Da registrare che il Comitato Italiano per l’UNICEF è parte integrante della struttura globale dell’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, l’organo sussidiario dell’ONU che ha il mandato di tutelare e promuovere i diritti dei bambini e adolescenti (0-18 anni) in tutto il mondo, nonché di contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita. Dal 1974 il Comitato Italiano opera in Italia a nome e per conto dell’UNICEF, sulla base di un Accordo di Cooperazione stipulato con l’UNICEF Internazionale. Per capire un po’ meglio la reale situazione dell’infanzia in questo difficile momento storico abbiamo posto alcune domande a Rozera.

 

Nell’ambito di tutte le tragedie attraversate dall’umanità in questo momento (guerre, terrorismo, fame, sfruttamento sul lavoro, ecc..) la situazione dell’infanzia  è certamente quella più delicata. Ci può dare una fotografia complessiva di questa situazione nel mondo?

 

Il momento storico che stiamo affrontando è molto difficile, soprattutto per i più piccoli. Pensi che oggi nel mondo più di 1 bambino su 10 vive in paesi o aree colpite da conflitti armati, questo significa che in media sono 230 milioni: un numero altissimo. Da disastri naturali fatali, ai conflitti violenti, alle epidemie, oggi i bambini nel mondo si trovano ad affrontare una nuova generazione di crisi umanitarie. Ad esempio, in Siria e nella regione le vite di oltre 7,6 milioni di bambini da oltre quattro anni sono state colpite da violenza e morte. Questi bambini sono stati lasciati fuori dalle cose fondamentali della loro vita, come la salute, l’istruzione e la protezione. Sono stati negati loro i diritti fondamentali per una guerra che non hanno deciso di vivere.

 

In Sud Sudan,  in solo tre settimane a maggio, circa 129 bambini dello stato di Unity sono stati uccisi. I sopravvissuti hanno raccontato solo alcune delle violenze terribili perpetrate su quei 129 innocenti. Non ci dobbiamo dimenticare però che ci sono bambini in difficoltà anche a pochi passi da casa nostra, come in Ucraina, dove dall’inizio del conflitto sono stati uccisi oltre 240 bambini. Questi sono solo alcuni esempi, alcuni dati che ho voluto riportare perché l’attenzione verso queste emergenze non si abbassi, perché nessun bambino venga lasciato senza assistenza umanitaria.

 

Oltre ad assistere i bambini sul campo, l’UNICEF svolge anche un’attività di pressione sui governi nazionali per il raggiungimento di obiettivi precisi? In che modo e con quali risultati?

 

La diffusione della cultura dell’infanzia e il rafforzamento del consenso intorno all’attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono il principale impegno delle azioni di advocacy dell’UNICEF. Per il Comitato Italiano per l’UNICEF realizzare queste attività significa innanzitutto promuovere e partecipare al cambiamento della società nel suo insieme per i diritti dell’infanzia, a favore della costruzione di un mondo a misura di bambini e adolescenti. Sin dalla sua nascita l’UNICEF in Italia ha avuto l’ambizione di sviluppare tutte le possibili sinergie tra le attività di raccolta fondi a sostegno dei progetti dell’UNICEF internazionale e l’attività di promozione di una cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese e nel mondo.

 

Tutte le attività portate avanti hanno come quadro di riferimento i principi e le indicazioni riportate  nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Questa è un’azione trasversale su diversi livelli di applicazione: quello internazionale, quello nazionale, il regionale e il locale. Fondamentale, inoltre, la costruzione di reti con tutti coloro che condividano gli stessi principi, gli obiettivi e i metodi sia che appartengano al mondo delle Istituzioni così come della società civile. In tutti i paesi lavoriamo a stretto contatto con i Governi per fare in modo che i bambini siano al centro delle agende politiche nazionali, perché i loro diritti vengano riconosciuti e rispettati

 

All’interno dell’enorme problema dell’immigrazione c’è la drammatica situazione dei bambini che arrivano senza i genitori. Come affrontate questo problema?

 

Ritorniamo alla questione della vicinanza, dei diritti dei bambini negati solo a pochi passi dalle nostre case. Iniziamo col ricordare che nel mondo oggi sono circa 35 milioni i migranti internazionali sotto i 20 anni che rappresentano circa il 15% della popolazione migrante totale. Come UNICEF sosteniamo una migrazione efficiente e ben gestita, diritto di asilo e politiche di frontiera, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, in particolare dei bambini, come previsto nella Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Proprio per questo, noi richiediamo a tutti gli Stati politiche per una migrazione inclusiva e sostenibile.

 

Tutti i bambini migranti, rifugiati o richiedenti asilo, in particolar modo quelli non accompagnati o separati dalle proprie famiglie, sono vulnerabili a sfruttamento e abuso, sia durante il transito sia una volta arrivati nel paese di destinazione.  Le azioni dei governi non dovrebbero quindi nuocere ulteriormente al benessere di questi bambini e delle loro famiglie, considerando che hanno già dovuto affrontare considerevoli pericoli durante il viaggio. Questi bambini dovrebbero avere lo stesso accesso ai servizi di base di tutti gli altri bambini e adolescenti nei paesi di transito e di destinazione. Dovrebbero vedere riconosciuto il diritto ad accedere ad assistenza sanitaria, istruzione e sostegno sociale, perché questi servizi possono contribuire a sostenere la loro sopravvivenza e benessere.

 

L’UNICEF Italia, attraverso l’azione di advocacy, promuove politiche e pratiche che garantiscano il superiore interesse di tutti i bambini, in particolar modo i più vulnerabili, come quelli coinvolti nelle migrazioni. Inoltre, in alcuni dei comuni italiani in cui sono presenti bambini migranti e le loro famiglie i nostri volontari stanno svolgendo attività di sostegno attraverso la raccolta e la distribuzione di beni di prima necessità proprio per garantire loro aiuto nelle condizioni delicate in cui si trovano.

 

Quali sono oggi le priorità assolute dell’UNICEF nel mondo e in Italia?

 

Per l’UNICEF c’è una sola priorità assoluta, per la quale lavoriamo ogni giorno con grande impegno, rispetto e passione: il benessere dei bambini in tutto il mondo. All’inizio di quest’anno la nostra risposta alle emergenze globali comprendeva diversi interventi, ne cito solo alcuni: curare 2,7 milioni di bambini dalla malnutrizione acuta grave; vaccinare 13,6 milioni di bambini contro il morbillo; fornire a 34,3 milioni di persone accesso all’acqua sicura; proteggere 2,3 milioni di bambini garantendo loro sostegno psicosociale; aiutare quasi 5 milioni di bambini a ricevere un’educazione formale e non formale; fornire a 257.000 persone accesso alle informazioni su HIV e AIDS; controlli e terapia; raggiungere 395.000 persone con assistenza in denaro.

 

Il contesto è però evoluto, perché a questi grandi e importanti obiettivi se ne sono aggiunti altri, sono scoppiate nuove emergenze, come per il Nepal ad Aprile, a causa dei due terremoti che si sono abbattuti sul paese o in Yemen, dove le violenze continuano ad acuirsi coinvolgendo anche i bambini.

 

Vede quando un’emergenza è in corso i numeri delle vittime e delle persone coinvolte cambiano di giorno in giorno. Sono poche, purtroppo, le buone notizie che ci arrivano in termini di grandi numeri, allo stesso tempo però ci sono tante storie: bambini che guariscono dalla malnutrizione, o paesi in cui si è riusciti a coinvolgere quante più donne in gravidanza in programmi per la prevenzione della trasmissione del virus dell’HIV al proprio bambino, o aiuti che come UNICEF abbiamo potuto distribuire alle popolazioni che hanno urgente bisogno. Queste storie, diventano per noi dei fari che tengono sempre vivo il nostro ultimo obiettivo, lavorare per sostenere i bambini in difficoltà e garantire loro un futuro sostenibile.

 

Come si presenta oggi la situazione dell’infanzia in Italia?

 

La situazione in Italia per i bambini è molto delicata, soprattutto se parliamo in termini di povertà. La crisi ha inciso abbondantemente sul loro futuro. Secondo l’ultimo Rapporto dell’UNICEF sul Benessere dei bambini nei paesi ricchi “Report Card 12”, l’Italia si colloca al 33° posto su 41 paesi dell’Unione Europea e/o dell’OCSE, nella terza fascia inferiore della classifica sulla povertà infantile.

 

Per quanto riguarda la riduzione del reddito dei nuclei familiari dal 2008 al 2012, l’Italia ha perso 8 anni di potenziali progressi economici. Troppi bambini italiani vivono in condizioni di grave deprivazione materiale cioè in famiglie che non sono in grado di permettersi almeno quattro delle nove voci seguenti: 1) pagare l’affitto, il mutuo o le utenze; 2) tenere l’abitazione adeguatamente riscaldata; 3) affrontare spese impreviste; 4) consumare regolarmente carne o proteine; 5) andare in vacanza; 6) possedere un televisore; 7) possedere una lavatrice; 8) possedere un’auto; 9) possedere un telefono.

 

La situazione è ancora più difficile per quanto riguarda i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (NEET): l’Italia è al 37° posto su 41 paesi nella classifica relativa, quasi alla fine. Sintomo e concausa anche dell’aumento della disoccupazione giovanile. Per via della crisi, molti paesi ricchi hanno fatto ‘un grande passo indietro’  in termini di reddito e le conseguenze avranno ripercussioni a lungo termine per i bambini e le loro comunità. Il nostro Rapporto mostra che la forza delle politiche di protezione sociale sarebbe stata un fattore decisivo per prevenire la povertà. Tutti i paesi hanno bisogno di forti reti di sicurezza sociale per la protezione dei bambini sia durante congiunture negative sia durante quellepositive. I Paesi ricchi dovrebbero fare da esempio impegnandosi esplicitamente per eliminare la povertà infantile, sviluppando politiche per controbilanciare la regressione e facendo del benessere infantile la prima priorità.

 

Anche in virtù di questa situazione, siamo impegnati in Italia attraverso il programma “Italia Amica dei Bambini” per la piena attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il concetto di amicizia indica una visione e una metodologia che riconosce la soggettività dei bambini e degli adolescenti, che sono cittadini attivi e hanno il diritto di partecipare ai processi decisionali che li riguardano. Il programma Italia Amica dei bambini comprende diversi ambiti di intervento:  Città Amiche dei bambini per coinvolgere in un processo partecipativo tutti i soggetti interessati delle comunità: le autorità locali, la società civile, gli esperti, le comunità e, in particolar modo, le bambine e i bambini; Sport Amico dei bambini per promuovere azioni e stili di vita sani, fondati sulla salute, fisica, mentale e psicologica dei bambini attraverso sport, svago e attività ricreative;  Scuola Amica dei bambini, per la promozione nelle scuole di progetti mirati a dare attuazione ai principi e ai diritti contenuti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

 

Siamo presenti anche nelle Università, attraverso corsi ad hoc realizzati dai diversi comitati UNICEF presenti sul territorio italiano, per promuovere le tematiche e i problemi dell’infanzia nel mondo;  e negli Ospedali e nelle Asl con il progetto Ospedali Amici dei bambini per la promozione dell’allattamento materno, che ha già coinvolto 60.000 neonati e le loro madri. Il futuro dei nostri bambini, inizia anche da qui.