Quest’articolo fa parte del libretto ‘NUOVO STATO SOCIALE Dai Comuni all’Europa’ di Rainero Schembri, edito dal nuovo Partito della Convergenza Socialista, con la prefazione del Segretario Generale Manuel Santoro. Insieme ai capitoli del libretto vengono pubblicati anche significativi articoli sull’argomento.

 

Il problema della fame non è ovviamente un problema italiano ma mondiale. Secondo un rapporto del World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite con sede principale a Roma e che si occupa di assistenza alimentare, il quadro generale si presenta così (1):

– 805 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Questo numero è diminuito di 209 milioni dal 1990.

– La stragrande maggioranza delle persone che soffrono la fame (709 milioni) vive nei Paesi in via di sviluppo, dove il 13,5% della popolazione è denutrita.
– L’Asia ha la più alta percentuale di persone che soffrono la fame nel mondo (circa 525 milioni), ma questo numero si sta riducendo.
– Se le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse, ci sarebbero 150 milioni di affamati in meno sulla terra.
– La scarsa alimentazione provoca quasi la metà (45%) dei decessi dei bambini sotto i cinque anni (3,1 milioni di bambini ogni anno).
– Nei paesi in via di sviluppo, un bambino su sei (sono circa 100 milioni) è sottopeso. Un bambino su quattro nel mondo soffre di deficit di sviluppo. Nei paesi in via di sviluppo, questa percentuale può crescere arrivando a un bambino su tre.
– L’80% dei bambini con deficit di sviluppo vive in 20 paesi.
– Nei paesi in via di sviluppo, 66 milioni di bambini in età scolare (23 milioni nella sola Africa) frequentano le lezioni a stomaco vuoto.
– Il WFP calcola che ogni anno sono necessari 3,2 miliardi di dollari per raggiungere i 66 milioni di bambini in età scolare vittime della fame.

E le prospettive future non sono certamente incoraggianti: secondo un gruppo di esperti del ‘Consiglio americano per le scienze e le tecnologie agricole’ nel 2020 la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 7 miliardi e 700 milioni di persone e la maggior parte di questo aumento demografico (il 95%) dovrebbe avvenire nei Paesi in via di sviluppo. Una proiezione a dir poco preoccupante se si considera che già ora circa
800 milioni di persone sono malnutrite. immigrati clandestinamente. La situazione comincia ad essere drammatica anche nei Paesi più sviluppati, a cominciare dagli Stati Uniti dove su poco più di 316 milioni di abitanti, i poveri che vengono sfamati con i buoni pasto sono circa 4 milioni. Lo stesso vale per l’Europa.

Secondo un rapporto sulla crisi economica pubblicato il 10 ottobre del 2013 dalla Federazione internazionale della Croce Rossa, oggi nel continente europeo (comprendente tutti i Paesi e non solo quelli aderenti alla UE) su 742,5 milioni di abitanti (circa 11% della popolazione mondiale) ben 43 milioni di cittadini vivono con ‘insufficienti risorse alimentari’ e 120 milioni sono a rischio povertà, tanto da far parlare esplicitamente della “peggiore crisi umanitaria dal dopoguerra”. Solo in Italia, secondo l’Istat, le persone in povertà assoluta, cioè incapaci di
sostenere la spesa minima mensile per l’alimentazione, la casa, i vestiti, sono passate da 2,4 milioni del 2007 a sei milioni nel 2013.

Di fronte a questo disastro come ha reagito l’Unione Europea?

Purtroppo, riducendo i sostegni sociali. Nel 1987 vigeva, ad esempio, il programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti (PEAD). In sostanza, l’UE acquistava le eccedenze per poi distribuire gratis le derrate ai vari Ministeri dell’Agricoltura che, a loro volta, passavano questi alimenti alle associazioni caritative. Contro questo sistema nel 2011 è stato presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea da parte della
Germania con il sostegno di Svezia, Austria, Olanda e Gran Bretagna. Per questi Paesi, infatti, l’aiuto alimentare rimane un fatto di esclusiva competenza dei singoli Governi. In parole povere, ognuno deve pensare a se stesso.

Va detto, però, che dal 1 gennaio del 2014 al posto del PEAD è subentrato il FEAD, il nuovo fondo di aiuti europei per i bisognosi, con una dotazione economica ridotta, sicuramente non sufficiente (a detta dello stesso Comitato economico e sociale europeo) e non più vincolato ai soli aiuti alimentari. Il Fondo prevede la distribuzione di 3 miliardi e 800 milioni di euro da spalmare nel periodo 2014-2020. D’ora in poi ogni Stato membro può scegliere come utilizzare il proprio finanziamento FEAD (per l’Italia si parla di circa 40 milioni di euro l’anno) per combattere una o più forme di privazioni, dai cibi ai vestiti e libri scolastici. E chi ha già provveduto autonomamente con il proprio sistema sociale (com’è il caso dei Paesi nordici), può spendere questi soldi diversamente.

Tutti i Paesi dell’UE sono, comunque, tenuti a contribuire al rispettivo programma nella misura di almeno il 15% mediante cofinanziamenti nazionali. Ma prima di andare avanti, per completezza d’informazione diamo uno sguardo su come il problema della fame nel mondo, che continua a colpire oltre 800 milioni di persone, viene affrontato su scala internazionale e su come alcuni importanti Paesi stanno risolvendo la delicata questione.

Nazioni Unite. Oltre alle grandi agenzie internazionali come la FAO, l’IFAD, WFP (tutte con sede principale a Roma), dei problemi dell’alimentazione, della fame e dei disagi estremi si occupano varie agenzie umanitarie tra cui Medici Senza Frontiere (2), Croce Rossa Internazionale (3), Movimento della Mezzaluna Rossa (4), Save the children (5), Asia Onlus (6), Emergency (7), World Friends Onlus (8) e altri.

Stati Uniti. Negli USA vige dagli anni ’30 il sistema Snap (programma americano di assistenza per la nutrizione supplementare) che eroga i ‘Food Stamps’, cioè, buoni pasto che consentono almeno di mangiare. Secondo la CBO (l’agenzia indipendente che analizza i temi economici e di bilancio per conto del Campidoglio) nell’anno fiscale 2011 sono stati distribuiti buoni alimentari a quasi 45 milioni di americani, circa
uno su sette. I beneficiari del piano pubblico ricevono in media 134 dollari al mese dallo Stato per l’acquisto di cibo, semi e piante (alcool e tabacco esclusi), con punte di 668 e minimi di 16.

Cina e India. Due Paesi che hanno deciso di dare scacco matto alla fame sono la Cina e l’India. Secondo dati forniti dal Policy Institute International Food Research, nel periodo che va dal 1990 al 2012 la Cina ha fatto abbassare l’indice della fame dall’ 11,8 % al 5,1% della popolazione. Risultati meno incoraggianti ha registrato l’India anche se New Delhi ha lanciato un sostanzioso piano per sconfiggere la fame affidato al National Food Security Bill. Un piano che prevede una sovvenzione del 67% per l’acquisto di grano e riso (3 rupie, ovvero, 3 centesimi di euro per il riso), 2 rupie al chilo (2 centesimi di euro) per la farina e 1 rupia per un chilo di altri cereali secondari).

Brasile. La FAO ha riconosciuto che il Brasile è stato il Paese che maggiormente si è impegnato nella lotta alla fame. Spiega l’Ambasciatore del Brasile a Roma Ricardo Neiva Tavares: “Dalla sua creazione, il programma ‘Fome zero’ (Fame zero) è diventato strategia governativa per orientare le politiche economiche e sociali. La strategia del programma è il risultato dell’identificazione della fame come forma acuta di
povertà ed esclusione sociale ed economica. Le azioni del ‘Fome zero” e del ‘Bolsa família’ (Bonus famiglia), lanciate nel 2003, come pure i programmi ‘Brasil sem miséria’ (Brasile senza miseria) e ‘Brasil carinhoso’ (Brasile affettuoso), avviati nel 2011 e 2012, dimostrano l’impegno del Paese nelle politiche sociali a favore dei settori più sfavoriti”. Prosegue l’Ambasciatore: “Tra il 2003 e il 2013, 36 milioni di brasiliani sono
stati sottratti alla povertà assoluta. Il Piano ‘Brasil sem miséria’, lanciato nel 2011, ha costruito, partendo dal Programma ‘Bolsa família’, una piattaforma che opera su tre grandi assi: garanzia di reddito, inclusione produttiva e accesso a servizi pubblici”. (9)

Francia. Ci sono varie tipologie di aiuti sociali ‘diretti’, in natura (con cestini, pacchi) o finanziari (con sussidi per le mense, buoni alimentari, aiuti in denaro). Le persone può recarsi presso i Centri alimentari sociali ovvero negozi solidali di prodotti alimentari, o in ristoranti sociali. Questa vasta gamma di aiuti, offerta di fronte all’emergenza di alcune situazioni estreme, permette di dare una risposta precisa e appropriata a moltissime situazioni. Dice l’ex Ambasciatore francese a Roma Alain Le Roy; “Tramite il nuovo Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti, la Francia mette delle derrate alimentari a disposizione delle banche alimentari e delle organizzazioni caritative come le Secours Populaire, les Restos du Coeur, la Croix Rouge. Inoltre, numerosi comuni hanno aperto dei ristoranti solidali e numerose reti di associazioni offrono un servizio di mense. Parigi”, sottolinea ancora l’Ambasciatore, “può contare su sette ristoranti solidali in vari
quartieri. Ogni ristorante può servire la sera fino a 150 pasti gratuiti. Inoltre, i ‘Restos du coeur’, finanziati per un terzo da denaro pubblico e per due terzi da donazioni private, è la più diffusa rete di mense per i poveri di Francia. Nel 2011, l’associazione ha servito oltre 109 milioni di pasti, a 860 mila beneficiari, grazie alla mobilitazione di 60 mila volontari in tutta la Francia”. (10)

Grecia. Interessante osservare come viene affrontato l’emergenza alimentare in uno dei Paesi dell’Unione Europea maggiormente colpiti dalla crisi. Spiega l’Ambasciatore greco a Roma Themistoklis Demiris; “Grazie a una fitta rete di solidarietà e di legami famigliari che in Grecia sono ancora molto forti, in genere l’estrema povertà non è accompagnata da fenomeni di degrado che si notano in altri Paesi”. A sentire l’Ambasciatore, gli sforzi del governo ellenico per venire incontro in materia alimentare al ceto più debole della popolazione si concentrano essenzialmente su: a) un programma pilota che garantisce il salario minimo in due aree del Paese con diverse caratteristiche socioeconomiche; b) la distribuzione di un sussidio sociale, che ammonta a 450 milioni di euro; c) l’efficace utilizzo del Fondo Europeo di Aiuti ai più bisognosi economicamente (FEAD). Alla Grecia spettano 249,3 milioni di euro che dovrebbero corrispondere, su base annua, a 41,5 milioni di euro. (11)

Italia. Come si è adeguato il nostro Paese ai cambiamenti in Europa per far fronte a una situazione interna che vede “la quota di individui in famiglie che non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni cresciuta dal 12,4% del 2011 al 16,8% nel 2013″? (secondo dati inseriri in una nota governativa inoltrata a Bruxelles). Prima di rispondere a questa domanda è bene soffermarsi sul fatto che gli italiani sono sempre più poveri. Le famiglie ‘indigenti’ sono passate, infatti, dal 20% al 28%. Ormai è stato raggiunto un livello di povertà preoccupante. Per quanto riguarda la creazione in Europa della FEAD, l’Italia ha risposto aprendo un ‘tavolo di discussione’ presieduto dal ministro del lavoro Giuliano Poletti al quale sono stati invitati sindacati, enti caritativi, Regioni, Comuni, altri interlocutori. Nella sostanza l’Italia si è trovata impreparata. Eppure “il blocco dei sussidi”, ha sostenuto Federico Fubini nell’inserto Economia e Finanza di Repubblica (12) “era talmente prevedibile che il governo di Enrico Letta aveva persino creato un fondo per garantire gli approvvigionamenti di quest’anno, ma non è servito: la Legge di stabilità lo finanzia con appena 10 milioni, un decimo delle somme necessarie”. Fubini ha ricordato, poi, che nessuno di questi poveri “è stato raggiunto dal bonus fiscale da 80 euro al mese deciso dal governo”. In ogni caso anche in Italia un lavoro prezioso viene eseguito da diversi enti come la Croce Rossa, la Caritas, la Comunità di S. Egidio o il Banco Alimentare Roma Onlus: quest’ultimo nato nel 1990 e presieduto da Massimo Perrotta. Il Banco da 24 anni, attraverso l’opera di un gruppo di volontari supporta prevalentemente a Roma e nel Lazio, famiglie e persone che non hanno il pur minimo sostentamento e che spesso sono dimenticate nella loro solitudine.

A tanta generosità ‘individuale’ non corrisponde, purtroppo, un’adeguato, efficiente e trasparente sostegno pubblico. I vari scandali che si sono succeduti nel tempo hanno dimostrato che la lotta alla povertà spesso si è trasformata in corruzione e guadagni illeciti per gruppi criminali. La stessa AGEA, Agenzia pubblica nata nel 1999 per le erogazioni in Agricoltura, e che svolge un’attività di Organismo di Coordinamento ed Ente pagatore, è stata investita da una serie di scandali e inchieste in merito alle sue responsabilità nella cattiva gestione delle multe latte che hanno pesato notevolmente sul bilancio dello Stato italiano. Ma su tutte queste vergognose distorsioni forse è meglio stendere un “velo pietoso”, per cercare di ragionare in termini positivi e, quindi, tentare di trovare delle soluzioni concrete.

Dalle parole a fatti possibili. Considerata l’assoluta necessità di garantire, comunque, un pasto adeguato ogni giorno, non è certamente immaginabile proporre, soprattutto in una prima fase, un qualsiasi intervento pubblico che ostacoli o solo complichi l’impegno quotidiano esercitato dai numerosi enti caritatevoli e dal volontariato. Allo stesso tempo, però, non è accettabile che in assoluto lo Stato affidi quasi integralmente la soluzione del problema al volontariato e agli enti caritatevoli. Inoltre, un Nuovo Stato Sociale non può limitarsi a cercare di distribuire dei pasti gratuitamente ma deve anche preoccuparsi di garantire la dignità delle persone. Deve, cioè, mettere tutti i cittadini in condizione di acquistare i beni alimentari ad uso personale e famigliare.

Occorre, quindi, creare una grande rete di mense pubbliche o ristoranti convenzionati in grado di distribuire delle portate a costi estremamente contenuti. Insomma, pranzi e cene veramente low cost. Detto diversamente, la spesa per usufruire di un’alimentazione
soddisfacente non dovrà mai superare il 25% dell’ammontare mensile stabilito dal Reddito di cittadinanza che, come già detto, dovrà essere erogato automaticamente a tutti coloro che sono disponibili a impegnarsi nei servizi sociali. Le mense sociali dovranno poi essere accessibili a tutti. Non dovranno, cioè, trasformarsi in ghetti riservati solo ai poveri ma in luoghi di socializzazione tra giovani e anziani, tra persone in condizioni normali e quelle in difficoltà, tra individui provenienti da luoghi e realtà diverse.

Queste mense non faranno concorrenza ai ristoranti tradizionali. Chi frequenterà le mense sociali lo farà, infatti, solo per due motivi: o perché non ha altre possibilità economiche (e quindi non andrà mai nei ristoranti) o per un fatto di sensibilità sociale. In quest’ultimo caso si tratterà probabilmente di una frequentazione saltuaria. Ultima annotazione: mentre moltitudini di persone cercano disperatamente di combattere la fame, ogni anno in Europa 89 milioni di tonnellate di cibi ancora perfettamente commestibili (un milione solo in Italia) finiscono nella spazzatura per un valore equivalente ai PIL di Turchia (821,1 miliardi USD nel 2013) e Svizzera (685 miliardi USD, sempre nel 2013). Secondo la FAO, complessivamente buttiamo nel mondo cibo per 750 miliardi di dollari e produciamo 3,3 miliardi di tonnellate di Co2. Nel frattempo 300 milioni di persone soffrono di obesità e 1 miliardo sono in sovrappeso (in Italia gli obesi sono 4 milioni, mentre in soprappeso sono ben 16 milioni).
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(01) http://it.wfp.org/wfp-cifre/wfp-cifre
(02) in Italia: http://www.medicisenzafrontiere.it/
(03) www.cri.it)
(4) http://www.redcross.int/
(05) http://www.savethechildren.it/
(06) http://www.asia-ngo.org/j15/)
(07) http://www.emergency.it/index.html
(08) http://www.world-friends.it/
(09) http://puntocontinenti.it/?p=5499
(10) intervista su http://puntocontinenti.it/?s=Alain+Le+Roy
(11) http://puntocontinenti.it/?p=5503
(12) 21 settembre 2014 

 

 Rainero Schembri (giornalista)

 

 

Nota: In precedenza è stato pubblicato:

(1) UN IMPEGNO ORMAI IMPROROGABILE –  http://puntocontinenti.it/?p=7462

(2) LE INQUIETUDINI DEL XXI SECOLI – http://puntocontinenti.it/?p=7610

(3 GARANTIRE I 6 BISOGNI  ESSENZIALI – http://puntocontinenti.it/?p=7775

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