Mauro Moscati

 

Negli ultimi tampi la stampa si è occupata più volte dei ‘finti’ ciechi. E ha fatto bene. Tuttavia, sarebbe auspicabile che la stessa stampa si occupasse ugualmente anche dei numerosi problemi dei ‘veri’ non vedenti. In uno Stato Sociale moderno, infatti, queste persone meriterebbero sicuramente un’attenzione speciale, anche sul piano  dell’assistenza che può fornire la tecnologia. Ed è questo che ha messo in evidenza Mauro Moscati con il suo mediometraggio ‘Abile2.O’. Nato in provincia di Milano nel 1978, Moscati ha frequentato le scuole elementari e medie (integrate per bambini ipo/non-vedenti e normovedenti) a Milano, le superiori a Rho e ora studia Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano. Informatico fino al midollo Moscati ha iniziato a “studiare” la programmazione fin dalle elementari e nonostante abbia il problema della vista ha sempre creduto nella “forza” delle arti multimediali. Negli ultimi anni ha scritto alcuni racconti (alcuni autopubblicati) e viaggiato “da solo”, sviluppando diversi siti Internet. Ma sentiamo come si è sviluppata questa sua ultima esperienza.

 

Come è nata l’idea di realizzare il mediometraggio?

Il concepimento di “Abile 2.0” è piuttosto anomalo. Un anno e mezzo fa circa mi trovavo in un negozio di informatica di un centro commerciale che frequento ormai da anni e parlando con alcuni impiegati ho raccontato loro di un documentario amatoriale che avevo realizzato una decina di anni or sono e, prima di uscire dal negozio, mi hanno proposto di produrre un video (usando i loro applicativi) così da poterne proiettare alcuni minuti all’interno di un evento che si sarebbe tenuto nel loro negozio.   L’idea mi piaceva; avevo già prodotto un documentario, un videoclip e alcuni reportage ma nulla di troppo impegnativo anche perché non ho alle mie spalle una struttura produttiva e il mio problema di vista mi ha sempre imposto un profilo “basso” (tutto quello che so sulla produzione foto/cinemato-grafica l’ho appreso da autodidatta grazie al web e ad alcuni corsi a fascicoli).

 

Uscito dal negozio avevo quindi la scusa per realizzare un film “organico” con una trama e dei personaggi; avevo il pretesto per produrre qualcosa. Il problema era cosa produrre. Per trovare la storia da raccontare mi sono rivolto ai miei amici e ho chiesto loro di proporre un soggetto. Alla fine ho scelto ben tre temi proposti: giornalismo e finti ciechi; in che modo la tecnologia può facilitare la vita ai ciechi; la tecnologia studiata per i ciechi come ausilio anche per i normovedenti.

Cosa racconta il filmato?

‘Abile 2.0’ racconta una storia inventata che parte però da alcuni spunti reali. Il tema principale è quello relativo al giornalismo e ai finti ciechi. Anni fa ero a cena con Egle Clivio, co-sceneggiatrice e collaboratrice a vario titolo alla produzione del film, quando le raccontai del malessere che provavo ogni qualvolta leggevo o sentivo certi articoli relativi ai finti ciechi (una piaga del nostro Stato) nei quali venivano (e purtroppo vengono tutt’ora) descritte alcune azioni compiute da tali soggetti e nel farlo si lasciava intendere che tali azioni non possono essere compiute da una persona che abbia realmente dei seri problemi di vista. Il mio sfogo la colpì e tornata a casa fece una ricerca online, una mezz’ora più tardi mi scrisse un messaggio nel quale concordava pienamente con me. Sia ben chiaro: io non ce l’ho coi giornalisti che producono articoli sui finti ciechi, piuttosto su come vengono presentati certi casi. 

 

Basta fare una ricerca online per trovare articoli che contengono, a volte anche nel titolo, frasi del tipo “finto cieco giocava al lotto”, “finto cieco attraversava la strada”, “finto cieco scendeva le scale” o, la mia preferita, “finto cieco beveva al bar”. Sia ben chiaro: se una persona dichiarata cieca è in grado di compilare da sola e senza ausili la schedina del lotto ci vede più di quel che dovrebbe ma se entra in una ricevitoria e dice alla cassiera quali numeri segnare sulla schedina non sta forse giocando al lotto? Personalmente attraverso decine di strade ogni settimana, certo, ho fatto un corso, uso un bastone bianco per gli ostacoli e mi aiuto con i rumori del traffico ma ciò non significa che io ci veda.

 

Partendo da queste riflessioni abbiamo sviluppato la storia principale: una giovane neolaureata è in cerca di un lavoro stabile come giornalista, in seguito all’ennesimo rifiuto decide di provare con un sito web che però richiede la presentazione di un articolo da parte del candidato; alla ricerca di una storia da raccontare inizia a pedinare un ragazzo all’apparenza non vedente i cui atteggiamenti appaiono però equivoci; incuriosita decide di avvicinarlo e di chiedergli un’intervista durante la quale lui le racconta alcuni aspetti della sua vita ed il suo rapporto con la tecnologia.

Come pensate di divulgarlo?

La divulgazione/distribuzione è, purtroppo, un problema ancora in sospeso. Di sicuro ci piacerebbe presentarlo a qualche festival e quasi sicuramente lo pubblicheremo online. Per il resto ogni opzione è aperta: trasmissioni televisive, pubbliche proiezioni, distribuzione tramite DVD, … 

Quali sono i suoi progetti futuri?

Per quel che mi riguarda il prossimo traguardo sarà l’esame di Elettronica, del resto mi mancano sei esami per la laurea magistrale in Ingegnerie Informatica mentre per la carriera nel mondo del cinema .. beh, vedremo.