Da Antonio Diomede, Presidente della REA (radio e televisioni europee associate) riceviamo un’analisi severa della situazione in cui si trovano oggi le piccole e medie radio e televisioni, molte delle quali rischiano letteralmente di scomparire. Per Diomede occorre anche un cambiamento culturale e organizzativo dell’associazionismo. 

 

Il 31 dicembre 2015, la REA, ex SRE, compie 38 anni di attività nel campo radiotelevisivo locale e nazionale (1977-2015). Troppa acqua è passata sotto i ponti per poterla raccontare. E’ una lunga storia che la racconterò un’altra volta; quando avrò il  tempo di sdraiarmi comodo su un divano intento a riflettere sui ricordi delle battaglie vissute per la conquista della libertà d’antenna con l’intento di lasciare alle nuove generazioni una traccia tangibile dei grandi valori ideali, che allora avevamo, poi divenuti realtà a costo di grandissimi sacrifici personali e familiari.

 

Tralasciando per il momento il glorioso passato dell’emittenza locale del quale sono parte integrante, mi trasferisco immediatamente sulla realtà odierna, in verità, meno gloriosa per diversi motivi. Ma tutti attribuibili a certa parte politica nel considerare il valore costituzionale della libertà d’espressione, esercitato dalle emittenti locali, un fastidioso problema da liberarsi quanto prima possibile per accaparrarsi definitivamente di tutti i mezzi di comunicazione (frequenze) con la teoria, poi divenuta legge, della separazione tra operatori di rete e fornitori di contenuti.  

 

Così, subito dopo  la Mammì, iniziò una inesorabile opera di decimazione dell’emittenza locale, tuttora in corso,  con provvedimenti su provvedimenti talmente penalizzanti da ridurre radio e televisioni ad uno stato comatoso. Mi direte: come si fa ad uscirne fuori? Sapete che non sono incline a credere che si possa vendere il futuro senza imbrogliare qualcuno, ma una scommessa la farei a una condizione: dobbiamo ripensare il ruolo dell’associazione  adeguandolo al cambiamento della società consapevoli che da soli (siamo appena 1350 soggetti) “non si va da nessuna parte”.  In sostanza dobbiamo integrarci nella società come forza attiva che fornisce un servizio di pubblica utilità. Dobbiamo ricordarci che il nostro naturale alleato è il “pubblico” che ci ascolta e ci vede.

 

Per uscire dalla crisi  dobbiamo incamminarci verso la via del cambiamento culturale e organizzativo dell’associazionismo nostrano. L’associazione settoriale, peggio ancora di ambito strettamente professionale non funziona più. Non ha futuro. L’associazione “megafono” di ciò che succede in AGCOM e al Mise, senza proporre soluzioni concrete per la definizione dei problemi con adeguate azioni, non ha motivo di esistere. L’associazione che non sa reagire di fronte alle “truffe legalizzate” dell’Amministrazione o, peggio ancora, non può reagire in quanto compromessa, è da abbandonare in tutta fretta.

 

Che ne pensate di quell’associazione che vanta tra i suoi massimi rappresentanti una persona indagata per presunta “truffa aggravata” per aver sottratto circa 9 milioni  euro al fondo dell’editoria? Eppure a quel personaggio nessuno della sua organizzazione gli ha chiesto cortesemente farsi da parte. E’ ancora lì a parlare in nome delle locali in tutte le sedi istituzionali! “Che figura di merda!!!” avrebbe detto  Emilio Fede. Riflettiamo. Pensate che voi, noi tutti ci meritiamo  tutto questo o che non sia il caso di “cambiare” cultura associativa?

 

Il problema è come e con chi cambiare. La risposta è una sola. Dal 2016, tutti,  dobbiamo impegnarci ad essere concreti, onesti, trasparenti, audaci, efficaci nella difesa dei nostri diritti e, soprattutto, dei diritti dei nostri alleati naturali (gli utenti) per renderci, non solo utili, ma indispensabili sul territorio. Forte del consenso del pubblico, saremo indistruttibili. Gli associati daranno così all’associazione che li rappresenta una forza tremenda nelle sedi parlamentari e istituzionali nei confronti della  mala politica che ha portato alla rovina non solo noi, ma l’intero Paese. La vita è fatta di scelte. Chi vuole cambiare è invitato a scrivere alla REA info@reasat.it. Chi invece è contento e felici di come ci hanno ridotto, rimanga pure dove si trova e che Dio lo assista. 

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Maggiori informazioni sullo Stato Sociale

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Trasmissioni della REA (Piccole e medie radio e Tv europee associate)

1) I 7 Bisogni Capitali – https://www.youtube.com/watch?v=XbfDTMeAYXQ

2) L’assistenza legale umanitaria – https://www.youtube.com/watch?v=ZpNNm-LpbXI&feature=youtu.be