Nel dibattito internazionale avviato da Punto Continenti sulla necessità di rilanciare lo Stato Sociale in tutto il mondo, riceviamo l’interessante contributo di Rosalia Martinez (riquadro), Presidente dell’ Associazione ‘PyME Competitividad Empresarial’ del Messico, da molti anni impegnata a sviluppare le relazioni internazionali delle piccole medie industrie messicane. Foto: Città del Messico, Plaza Carso.

  

Sinceri complimenti alla REA (l’Associazione delle radiotelevisioni europee) per aver avviato un vasto dibattito a livello mondiale sullo Stato Sociale: argomento ormai sparito dall’agenda politica nei paesi occidentali. Eppure, meriterebbe di essere approfondito per i suoi vari risvolti, tra cui i complessi rapporti con la Cina, oggi una delle economie più potenti della terra. Mi riferisco, ad esempio, al costante e crescente fenomeno delle delocalizzazioni delle imprese, che da un lato fa considerare questo grande mercato una notevole fonte di profitto a bassi costi ma dall’altro anche una delle cause del progressivo smantellamento delle industrie nei Paesi occidentali. Tutto ciò con pesanti conseguenze sul piano occupazionale, in grado di mettere in  profonda crisi milioni di operai, impiegati, laureati, famiglie.

 

La conseguenza di tutto ciò è scontata: senza lavoro, senza fabbriche, senza produzione, senza investimenti, senza esportazioni, rimane molto difficile mantenere in piedi un efficace sistema Sociale. E qui sta il paradosso: proprio quando c’è più bisogno lo Stato si trova in crescente difficoltà ad assistere i disoccupati, le famiglie e i giovani neo laureati. La responsabilità, bisogna dirlo, non è solo dei governi ma anche dei privati, di quelle imprese e imprenditori che guardano solo al guadagno immediato, abbandonando il proprio paese chiudendo le fabbriche, lasciando quindi sul lastrico e senza pietà una parte consistente della popolazione. So già che qualcuno obietterà che l’impresa non fa opere di beneficenza ma insegue il profitto. Giusto, ma è bene tenere presente le conseguenze drammatiche di questa scelta.

 

Detto ciò, vorrei precisare che sono assolutamente favorevole all´import-export, agli investimenti esteri e, soprattutto, alla competitività delle piccole e medie imprese sui mercati esteri, anche attraverso il trasferimento di tecnologia e know how. Ma tutto  deve avvenire nell’ambito di accordi equilibrati e giusti come, ad esempio, il Trattato di Libero Scambio tra l´Unione Europea e il Messico. In altri termini, gli scambi debbono essere reciproci e non favorire uno o pochissimi mercati, come sta avvenendo oggi con la Cina che, ovviamente, fa legittimamente il suo mestiere. L’unica cosa che mi permetto di ricordare ai governanti cinesi è che anche da loro il problema sociale esiste: a fronte, infatti, di una popolazione di un miliardo e 250 milioni, solo 100 milioni di cinesi possono definirsi benestanti.

 

A questo punto che fare?

 

La prima cosa che mi viene in mente è che i cittadini dei paesi occidentali dovrebbero fare maggiori pressioni sui loro Governi e rappresentanti in occasione dei vari  G7, G11, o G20, affinché vengano sottoscritti accordi più equilibrati e reciprocamente soddisfacenti. Purtroppo, l’esperienza maturata durante questi incontri dimostra che spesso i Governanti dei Paesi più potenti del Globo sono per lo più interessati a strappare vantaggi per pochi privati e grandi complessi industriali, tra i quali si trovano in prima fila i produttori di armi. A quanto mi risulta, l’argomento Stato Sociale raramente viene affrontato. Per non dire mai.

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Il filmato al quale si riferisce la Martinez è:

L’ Assistenza Legale Umanitaria

 

Dott.ssa Rosalia Martinez
Presidente della Associazione Civile
PyME Competitividad Empresarial para Mexico A.C.
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