Cesare Padovani

 

L’euro è una moneta debito creata dal nulla da un gruppo di privati e prestata ad alti interessi al resto della comunità, Stato e privati. Ad affermarlo è il Prof. Cesare Padovani, uno che di numeri se ne intende. Non per nulla Padovani è ricercatore presso l’Università degli studi dell’Aquila, dove si occupa di fisica ed informatica.

Professore, ci può spiegare meglio questo concetto?

Semplice, questo è un meccanismo che porta alla generazione di un debito con due caratteristiche: la prima è che si tratta di un debito di carta, carta stampata dal nulla da privati. La seconda invece riguarda gli interessi che dovremmo restituire ai privati attraverso una maggiore quantità di carta di quella ricevuta. Dato che questo è fisicamente impossibile, si ha come risultato che questo debito di fatto è inestinguibile.

Quindi lei sta dicendo che è un debito virtuale?

Dico che è un debito inesistente, perché la banca centrale, insieme alle banche commerciali, si comporta come una tipografia.In sostanza, siamo di fronte a un debito di carta (cioè di nulla!), per giunta inestinguibile. Questo rappresenta il più grande inganno della storia dell’umanità!

Secondo lei, come è stato deciso un cambio così penalizzante per il nostro Paese?

L’Italia nello scacchiere evidentemente conta poco. Però bisogna precisare questo: in realtà gli stessi Stati contano poco o nulla. Quelli che contano sono gruppi di potere sovranazionali, gruppi che hanno deciso di abbattere l’economia dell’Italia, che, attraverso le piccole e medie imprese, rappresentava il nostro punto di forza, specialmente nei mercati esteri dove esportavamo i nostri prodotti sempre più richiesti ed appetibili.

Il cambio ci ha quindi penalizzato insieme a tutta una serie di azioni, volte alla distruzione della piccola e media impresa italiana. L’irpef, per esempio, tassa sull’intero fatturato di un’azienda, e quindi anche sui salari degli operai, ha provocato la chiusura di molte aziende, oppure il loro trasferimento all’estero.  È il caso di molteaziende a conduzione familiare, come per esempio quelle della Val Vibrata, zona tra Abruzzo e Marche, che non avevano un grande fatturato, ma producevano un piccolo utile per l’imprenditore, che in questo modo poteva mantenere la propria famiglia senza grossi problemi.

Ora molte di queste realtà sono state costrette a chiudere i battenti, oppure si sono trasferite in paesi dove la tassazione è più contenuta e non soffoca l’iniziativa imprenditoriale. Ecco, questa è una delle conseguenze dell’Irpef, che ha annullato di fatto il piccolo utile dell’imprenditore. Naturalmente in tutto questo c’è chi ne trae beneficio, per esempio le aziende inglesi o tedesche. Ritengo che il sistema è studiato per mettere in ginocchio tutti gli stati, a partire  da quelli più deboli della zona del mediterraneo e del sud che sono destinati ad essere fagocitati dal potere in mano a sistemi finanziari ed economici sovranazionali.

Come vede il futuro economico dell’Italia?

Dal punto di vista materialistico il futuro è nero, perché il sistema è proprio studiato per impoverire la gente. Anche quello che tutti i giorni ci dicono, ovvero che stiamo uscendo fuori dalla crisi, per me non è assolutamente vero. Si tratta solo di slogan perché il sistema è studiato per penalizzare i popoli. Però dal punto di vista evolutivo delle coscienze, il futuro è roseo perché questo impoverimento e queste ingiustizie produrranno forti prese di coscienza.

Da cosa deriva questa sua certezza in merito ad un debito che non esiste?

Perché lo Stato si indebita? Perché non può stampare moneta e creare così denaro. Allora chi è che crea denaro? Ebbene il denaro viene creato dal sistema bancario e prestato a Stati e privati a interessi. Ma in che modo il sistema bancario crea denaro? Dal nulla a costo zero. Quindi è matematico che questo debito non è reale, ovvero è un debito inesistente. Nella sostanza ci si indebita con la tipografia che stampa le banconote (fisiche o virtuali che siano). Tuttavia, questa ingiustizia colossale ha un grosso aspetto educativo, perché permette di prendere coscienza proprio sulla natura del denaro e su chi debba crearlo.

Lei che è un professore universitario, continuamente a contatto con i giovani, come li vede? Sono interessati alle attuali problematiche?

Alcuni stanno capendo, anche se la mia impressione è  che la grande maggioranza è ancora assopita.

Quindi c’è ancora da attendere?

Si c’è da attendere ma non passivamente. Chi ha compreso ha l’obbligo, il dovere esistenziale e morale, di informare gli altri. E di spronarli ad essere più informatisulle scelte che vengono prese sulle nostre teste.

L’Europa così come è stata concepita ha un futuro?

Certo che ha un futuro, ma non certo di libertà. Tutti noi siamo sotto questo sistema, che non rappresenta sicuramente la massima ambizione per i suoi cittadini. E’ un sistema finanziario-economico, basato su dei principi, tipo quello del profitto e quello del pareggio di bilancio imposto costituzionalmente, che sono funzionali al capitale ma non al benessere dei cittadini. E’ come se vivessimo in una dittatura, naturalmente non violenta, basata sull’economia e sulla finanza e che fa uso di slogan. Va evidenziato però che anche noi siamo complici, quando mettiamo il profitto al primo posto, o quando sposiamo lo slogan che il tempo è denaro, o quando deleghiamo potere ai politici, senza controllare da vicino il loro operato