Foto: Un momento dell’incontro. Nel riquadro (da sinistra verso desta), Isabella Adinolfi (euro parlamentare), Roberto Fico, Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai e Antonio Diomede(Presidente della REA, Radio e Televisioni Europee Associate).

 

Riportiamo di seguito una sintesi dell’intervento di Antonio Diomede (Presidente della REA, Radio e Televisioni Europee Associate)  al Parlamento Europeo. La Conferenza si è tenuta nel pomeriggio del 3 marzo 2016. Il titolo completo è stato: Riforma della direttiva sui servizi media audiovisivi (tv . radio web e ruolo delle concessionarie pubbliche). Oltre a Diomede hanno partecipato come relatori Isabella Adinolfi (euro parlamentare 5 Stelle e promotrice dell’incontro), Roberto Fico (Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai), Marco Orofino (Professore di diritto costituzionale e diritto delle comunicazioni elettroniche all’Università di Milano), Piero Ricca (Blogger e Giornalista). Moderatore è stato il giurista Fulvio Sarzana.  Durante il suo intervento Diomede si è soffermato anche sul Progetto Nuovo Stato Sociale e i 7 Bisogni Capitali promosso congiuntamente da REA e Punto Continenti. Inoltre sono stati proiettati alcuni spezzoni dell’omonimo format televisivo (vedere in fondo all’articolo).

 

Sintesi dell’intervento di Antonio Diomede

L’impegno della REA. La REA (Radiotelevisioni Europee Associate è l’Associazione italiana a vocazione europea che tutela gli interessi di 412 imprese radiotelevisive locali, delle quali 327 radio e 85 televisioni, ivi comprese le transfrontaliere delle minoranze linguistiche. La REA cura i rapporti con la Pubblica Amministrazione, le autorità TLC e Antitrust e le controparti private. La REA è strutturata a livello regionale con rappresentanze in tutte le Regioni italiane. La REA è apartitica, ma non apolitica. E’ l’associazione italiana di categoria che persegue l’obiettivo del cambiamento politico del Paese per fronteggiare il continuo attacco allo Stato Sociale dei cittadini da parte del potere dominante. La REA, attraverso le proprie strutture, diffonde format radiofonici e televisivi sulle tutele dei bisogni primari dello Stato Sociale tra cui la Libera Informazione.

 

Libera Informazione. Un esempio è rappresentato dal format televisivo I 7 Bisogni Capitali: 1) Nutrirsi; 2) Vestirsi; 3) Avere un tetto; 4) Curarsi; 5) Istruirsi); 6) Difendersi legalmente; 7) Libera Informazione (diritto ad informare ed essere informati). Vediamo ora uno stralcio del format (ha riguardato la terza trasmissione Dalle Barelle all’Escozul, n.d.r.). La Libera Informazione è al settimo posto dei Bisogni Capitali, ma non questo è l’ultimo in ordine di importanza. Anzi la Libera Informazione, ovvero il il diritto a informare ed essere informati, è il comune denominatore degli altri 6 Bisogni che, altrimenti, verrebbero elusi, dimenticati, distorti, considerati atti caritatevoli e clientelari anziché diritti fondamentali dell’uomo.

 

Principio giuridico dell’informazione. Se, come crediamo, è la Libera Informazione a veicolare qualsiasi Bisogno Capitale, dobbiamo necessariamente chiederci a quale principio giuridico fondante deve attenersi il soggetto che la esercita. In concreto, parlando di riforma dei servizi dei media audiovisivi, occorre definire il carattere giuridico del servizio tra: 1) interesse pubblico) 2) servizio pubblico; 3) pubblico servizio; 4) servizio di pubblica utilità. Ciò premesso la REA ritiene che, in fatto di esercizio radiotelevisivo via etere, si debba riformulare la nozione di servizio pubblico, ricomprendendo il fine di pubblica utilità in modo da obbligare l’esercente, pubblico e privato a cui è stata assegnata in uso una risorsa dello Stato, ad adempiere a precisi obblighi di qualità.

 

Lo ha detto la TV. La Tv ti fa pensare come lei vuole; ti fa portavoce dei suoi pensieri in ogni circostanza; le notizie della tv si diffondono con un passa parola popolare. Ecco la necessità di legare il servizio radiotelevisivo pubblico e privato alla Pubblica utilità piuttosto che a un generico servizio pubblico. A qusto punto la questione diventa politica.  Ma davvero possiamo pensare che la Commissione Europea, largamente rappresentata da personaggi neoliberali, sia disposta ad affrontare un simile rivoluzionario cambiamento del servizio radiotelevisivo, dalla cui funzione dipende il pensare di gran parte della popolazione? Intanto vediamo ciò che è accaduto in Italia.

 

La TV in  Italia. Il panorama mediatico radiotelevisivo italiano e’ molto complesso per quantità e qualità di servizi offerti al pubblico da 9 reti televisive nazionali; 16 emittenti radiofoniche nazionali; 457 emittenti televisive e 1171 emittenti radiofoniche locali. La forza lavoro delle locali è (era) di circa 7 mila dipendenti. La qualità della programmazione televisiva nazionale e locale e’ medio bassa mentre l’etere e’ affollato da segnali interferenti con i Paesi confinanti per cui 125 emittenti televisive locali (a breve) saranno costrette a chiudere battenti con il conseguente licenziamento di circa 1800 dipendenti.

 

Cause della crisi della TV. Ma quali sono le vere cause della crisi della Tv italiana? Eccone alcune: Per l’attuazione di alcune direttive CE, in occasione dello switch over televisivo analogico/digitale si e’ voluto scindere la tradizionale figura dell’impresa televisiva in due separate attività indipendenti: a) operatore di rete legato alla gestione degli impianti e relative frequenze; b) fornitore di contenuti (servizi media audiovisivi). Ci stiamo ancora chiedendo se tale decisione, indipendentemente dal nostro ordine costituzionale, sia stata saggia e opportuna per la tutela della libertà d’informazione dal momento che scorporando il mezzo di comunicazione (la rete) dalla fornitura del contenuto audiovisivo: la libertà d’informazione verrebbe inevitabilmente sottomessa alle condizioni imposte dalla proprietà della rete: inoltre, le reti saranno oggetto di accentramento in pochissime mani per lo più private capaci di pericolosissimi trust di potere politico. Un esempio che vale per tutti e’ stato, e lo e’ ancora, l’interesse di El Towers di acquisire RAI Way.

 

Altri fattori di crisi. Gli altri fattori di crisi della Tv italiana sono: a) la pianificazione delle frequenze effettuate in base a criteri di semplice assegnazione allo stesso soggetto di una frequenza analogica anche per l’uso digitale; b) la pianificazione della numerazione dei canali sul telecomando (LCN – Logical channel number) senza tenere conto della storicità delle emittenti locali sul telecomando analogico. Gli addetti ai lavori del broadcast televisivo sanno che un programma è validamente fruibile solo se viene trasmesso su una buona frequenza e se è posizionato sul telecomando con una numerazione bassa (massimo 1-30). In sostanza, una buona frequenza con un pessimo LCN rende l’emittente invisibile. Per una buona visibilità occorre una buona frequenza più un ottimo LCN.

 

Cosa è successo. E’ accaduto che alle emittenti locali sono state assegnate frequenze non coordinate a livello Europeo ed extra Europeo e, nella maggior parte dei casi, LCN con numerazioni altre con il risultato di aver demolito dal basso uno dei diritti fondamentali dello Stato Sociale ovvero: a) il diritto a informare ed essere informati; b) il diritto alla libertà d’impresa; c) la distruzione di un comparto della comunicazione che in 40 anni ha creato più di 7 mila posti di lavoro (indotto escluso). Nella radiofonia le cose non vanno meglio. L’Italia resta l’unico Paese al mondo che non ha attuato la pianificazione dell frequenze della banda 88-108 MHz lasciando il comparto nel caos interferenziale interno ed estero. Nel settore radiofonico vige la strategia della lobby delle reti nazionali che continua a fare pressione sul Legislatore e sull’AGCOM per non attuare la pianificazione in modo da distruggere le locali attraverso la sovrapposizione di fortissimi segnali dalle vette più alte del Paese per costringerle alla chiusura o alla cessione degli impianti.

 

Altre sofferenze. Le piccole e medio radio e televisioni devono competere nel mercato della pubblicità con le grandi reti nazionali con dati di ascolto prodotti dalle società partecipate dalle stesse Reti come ad esempio ‘Auditel’ per la tvù. Mentre nella radio la società tedesca ‘Eurisko’ la fa da padr0na con indagini manipolate secondo le necessità delle agenzie di pubblicità e dei Network. Tutto ciò accade mentre l’AGCOM sta a guardare nonostante la legge 249-97 le abbia attribuito il compito di cura e vigilanza sulle indagine di ascolto. Esaminate le cause del disastro italiano, vediamo in quale modo è possibile intervenire con un provvedimento di riforma dei servizi media audiovisivi per ricreare le condizioni di Libera Informazione, ovvero il diritto ad informare ed essere informati, quale bisogno primario dello Stato Sociale e di recupero dei 1800 posti di lavoro persi.

 

I punti per una sana riforma televisiva e radiofonica. I punti di intervento per una sana riforma televisiva nazionale e locale sono i seguenti: 1) anticipare la codifica T2 dal 2022 al 2018. Questo cambiamento consentirà di elevare di oltre cinque volte il numero di canali televisivi per ogni frequenza (da 6 a 35), salvando tutte l’emittenti televisive; 2) ripianificare secondo il criterio della capacità trasmissiva ovunque sia disponibile con le frequenze coordinate; 3) ripianificare la numerazione dei programmi sul telecomando tenendo conto della storicità sul territorio dell’emittente quando trasmetteva in analogico; 4) definire i requisiti di qualità della programmazione per renderla di pubblica utilità istituendo il “QualTel”; 5) affidare all’AGCOM e Istat le indagini di ascolto. I punti di intervento per una sana riforma radiofonica nazionale e locale sono i seguenti: 1) costituire il catasto degli impianti e delle frequenze; 2) pianificare con la tecnica isofrequenziale; 3) definire i requisiti di qualità della programmazione per renderla di pubblica utilità istituendo il “QualRadio”. Vanno premiate le televisioni che dedicano un congruo spazio a programmi socialmente utili; 4) Affidare all’AGCOM e Istat le indagini di ascolto.

 

Sostegno alle locali. Bisogna prendere atto che l’emittenza radiofonica e televisiva locale non riesce a sopravvivere con le residue quote della pubblicità lasciate dalle Reti nazionali. Infatti, nel 2015 la Tv ha fatturato 7,1 miliardi, di cui l’89,8% delle nazionali; il 10,2% delle locali (dati AGCOM). La radio ha fatturato 373 milioni di euro (dato Nielsen) lasciando solo 19,7% alle locali.  Premesso che il Regolamento di assegnazione dei contributi statali riservati alle tv non è indecente, ma è semplicemente truffaldino e che quello relativo alle Radio locali è da considerarsi caritatevole, occorre fare una scelta. O sopprimere totalmente i contributi, prevedendo la chiusura del 90% dell’emittenza locale o mantenere il sostegno attraverso una percentuale di almeno il 15% di contribuzione da accollare alle reti nazionale sgravando così lo Stato da simile incombenza.

xxxxxxxxxxxxxxxx

 

PROGETTO REA –  PUNTO CONTINENTI

La REA e Punto Continenti stanno elaborando congiuntamente un Progetto intitolato Per un Nuovo Stato Sociale e i 7 Bisogni capitali. Il Progetto prevede una serie di video sperimentali, collegamenti con altri organi d’informazione, una pagina Facebook (www.facebook.com/osservatoriostatosociale) e la pubblicazione, entro la fine dell’anno, di una ricerca sul rapporto tra Tecnologia e Nuovo Stato Sociale.  Le trasmissioni video vengono condotte dal giornalista Rainero Schembri mentre il Presidente della REA Antonio Diomede cura una rubrica fissa sull’Informazione. In ogni trasmissione viene dedicato uno spazio alla Storia e alla cultura italiana, considerate il nostro vero ‘Petrolio’ in grado di dare un contributo determinante alla creazione di un forte Stato Sociale.

Nel corso della conferenza al Parlamento Europeo Diomede ha fatto proiettare alcuni spezzoni del terzo video sperimentale intitolato Dalle barelle all’Escazul (https://www.youtube.com/watch?v=0WXk2Z5l2lQ) con testimonianze del manager Massimo Miranda, della naturopata Myriam Spaziani, dello showman Renzo Arbore, del giornalista Alessandro Zarlatti, nonché di Christine Sainer per la parte storica.

Alle prima trasmissione I 7 Bisogni Capitali sono intervenuti il regista Pupi Avati, l’ex pugile campione del mondo Nino Benvenuti, il Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e il Ministro plenipotenziario argentino Carlos Cerniak.  Alla seconda trasmissione L’assistenza legale umanitaria (https://www.youtube.com/watch?v=ZpNNm-LpbXI) sono intervenuti l’Avvocato Salvatore Viglia,  il Consigliere Delegato dell’Unione Buddhisti Italiani Raffaello Longo, l’artista Moni Ovadia, il Presidente della Bolivia Evo Morales.

Recentemente è stato messo in rete il quarto filmato intitolato Nel segno della Pubblica Utilità con testimonianze di alcuni artisti di OperaIncanto, dell’insegnante Barbara Riccardi (considerata una delle migliori cinquanta insegnanti del mondo da una giuria internazionale riunita a Dubai), dall’Ambasciatore del Cile Luis Fernando Ayala.  Inoltre interverrà l’attrice Emilia Marra per la parte storica.