Il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, il ruolo della Cina in America Latina e i cambiamenti nell’agenda internazionale sono stati i temi trattati in una riunione organizzata a Roma dall’Osservatorio Mediatrends America, presso l’hotel NH Giustiniani, con la partecipazione di ambasciatori e giornalisti. A coordinare i lavori è stato il giornalista peruviano Roberto Montoya che è anche il Presidente della Stampa estera.

 

Il professor  dell’Università John Cabot, Federigo Argentieri, definito “un figlio della guerra fredda”, ha affrontato l’importanza dell’incontro tra L’Avana e Washington dal punto di vista generazionale. Inoltre,  ha esaminato l’importante ruolo esercitato dalla Chiesa che ha contribuito a creare un nuovo clima di rispetto reciproco e di riconoscimento della dignità, della storia, della politica e delle tradizioni dei due Paesi.

 

Eusebio Val, corrispondente da Roma del quotidiano La Vanguardia, ritiene che il viaggio di Obama “diventerà sempre più importante per tutta l’America Latina, grazie alla mediazione di un Papa argentino”. Per VAl, “dopo l’indipendenza nel 1889 la Spagna ha perso per la seconda volta a Cuba”. Val ha parlato anche della difficoltà di riunire i cubani residenti nell’isola e quelli fuoriusciti e sistemati negli Stati Uniti. Sarà una riconciliazione molto più complicata di quella tedesca: da un lato, infatti, c’è un Paese con un regime ancora totalitario e dall’altro una comunità di esiliati cubani che è cresciuta in una società aperta e capitalista.

 

Per parte sua, l’Ambasciatore del Cile, Fernando Ayala, ha ricordato che sono avvenute cose impensabili 30 anni fa. Pensiamo all’esibizione dei Rolling Stones a L’Avana. Per l’Ambasciatore il corso della storia avviato in america Latina dagli ex presidenti del Brasile Lula, del Venezuela, Chavez,  e dell’Argentina, Kirchner, sta entrando in una fase di cambiamento, a causa anche del crollo del prezzo del petrolio. Per Ayala nel sub Continente americano s’avverte comunque un positivo processo d’integrazione e un più forte e positivo desiderio di collaborare, sia a livello di scambi commerciali che di persone. “Inoltre ho una grande fiducia”, ha concluso l’Ambasciatore, “nella volontà dell’America Latina di rafforzarsi sempre di più anche sul piano dei diritti umani, della democrazia e della libertà.”