(Foto: nei riquadri Fabio Gentile, copertina del libro e Getùlio Vargas)

Di Rainero Schembri

Il 24 agosto del 1954, quando avevo quattro anni, subì un piccolo ‘trauma politico’: in quel giorno stavo con i miei genitori a Porto Alegre, capoluogo del Rio Grande do Sul, nell’estremo sud del Brasile. Mio padre lavorava all’epoca con la famiglia di imprenditori italiani Matarazzo. Ricordo che in quel giorno c’èra una grande agitazione in città: del resto proprio nella ex capitale a Rio de Janeiro, si era appena suicidato una delle figure più incisive ed enigmatiche della storia del Brasile. Ufficialmente perché il capo della guardia presidenziale, Gregòrio Fortunato,  aveva organizzato un fallito attentato all’acerrimo nemico del Presidente, il giornalista Carlo Lacerda, futuro Governatore di Rio De Janeiro.  Invece, per il popolo dei gauchos (gli abitanti del Rio Grande do Sul, da dove proveniva anche Vargas) il Presidente, chiamato anche ‘Il Padre dei poveri’  si era tolto la vita su pressione dei gringos (non importa se americani o europei) che non vedevano di buon occhio le sue politiche sociali e il suo tentativo di favorire la nascita e la crescita dell’industria nazionale. Per fortuna, bisogna dirlo, ‘la caccia allo straniero’ (senza vittime) è durata poco meno di una settimana, e non poteva essere diversamente, soprattutto per noi italiani che siamo sempre stati accolti a braccia aperte dal Governo e dal popolo brasiliano.

Di questa figura ormai leggendaria si è recentemente occupato un Professore italiano, Fabio Gentile, che insegna all’Università di Fortaleza (Nord-Est del Brasile), con il suo ponderoso e coraggioso libro ‘Echi del Fascismo nel Brasile di Getùlio Vargas (1930-1954). Ebbene, in questo caso non è esagerato parlare di libro coraggioso: Gentile ha tentato, infatti, di dare una spiegazioni razionale a una lunga traiettoria politica che, per molti versi, rimane ancora oggi misteriosa, anche per molti autorevoli storici brasiliani.

Ma chi era Getulio Vargas? Come è possibile che sia stato il dominus per ben 15 anni, dal 1930 al 1945 e poi dal 1951 al 1954? Come mai un uomo che indubbiamente provava curiosità e fascino per Benito Mussolini sia poi stato l’unico Capo di Stato sud americano a mandare nella seconda guerra mondiale 25 mila soldati a combattere gli italiani? Come si spiega che a lui si sono ispirati (un po’ come è avvenuto in Argentina con Peron) diversi gruppi politici, sia di sinistra che di destra? Come mai ancora oggi Vargas, promotore del sindacato unico controllato dal Governo, rimanga un modello per molti sindacalisti brasiliani? Come è possibile che a settant’anni dalla sua morte, c’è chi a destra continua a definirlo semplicemente un fascista mentre a sinistra viene descritto come un precursore della terza via, tra liberalismo e comunismo? Anche l’attuale Presidente di sinistra Inacio Lula da Silva non disdegna di fare degli apprezzamenti positivi per Vargas.

Ebbene, il professore Gentile ha avuto, appunto, il coraggio di affrontare a viso aperto tutti questi argomenti. Nel suo libro si parla del Vargas dittatore e del Vargas democratico, si spiega in cosa è consistito il cosiddetto Estado Novo (Stato Nuovo) e come mai in Brasile in tutte le epoche storiche abbia sempre prevalso un clima di estrema polarizzazione politica (come sta avvenendo anche oggi). Inoltre, Gentile si sofferma a lungo sul ruolo esercitato in Brasile dai ‘Fasci italiani’, nonché sugli auspici e influenze esercitata dalla Carta del Lavoro brasiliana, dalla Revista do Trabalho (Rivista del lavoro), dalle posizioni contrastanti della chiesa e dalle differenti scelte degli intellettuali ed economisti brasiliani dell’epoca.

In conclusione possiamo dire che la lettura del libro di Gentile è d’obbligo per chi vuole conoscere e capire meglio la realtà del Brasile, questo gigante sudamericano dove vivono oltre trenta milioni di cittadini di origine italiana. Tentare di comprendere l’Era Vargas, indipendentemente dalle personali posizioni politiche, significa in ogni caso compiere uno sforzo di comprensione non solo verso un grande Paese ma per le dinamiche di una Nazione, di un intero Continenti destinato a giocare nei prossimi anni un ruolo fondamentale nel nuova geopolitica mondiale.  

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Fabio Gentile

Nato a Napoli nel 1970, il professore Fabio Gentile insegna all’Università federale di Fortaleza in Brasile. Inoltre, è professore associato presso il dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federale dello Stato di  Ceará, di cui è anche vice direttore, nonché ex coordinatore del dottorato in sociologia. Oltre a Echi del Fascismo nel Brasile di Getulio Vargas (publicato da D’amico editore nella collana Renzo De Felice), Gentile ha pubblicato: La rinascita della destra. Il laboratorio ideologico-politico napoletano da Salò ad Achille Lauro (Edizioni Scientifiche Italiane 2013); con Antonio Costa Pinto ha curato  il numero monografico di «Conhecer» intitolato Populismo. Teorias e casos (2020); con C. Longhi Ditaduras e violencia institucional nel 2019 e con A.Costa Pinto Populismo, Teoria e Casos (2020).

Rainero Schembri

Nato a Napoli nel 1950, ha vissuto per 15 anni in Brasile a Porto Alegre e Rio de Janeiro, prima di laurearsi in Scienze Politiche a Roma. Dopo una lunga carriera giornalistica, attualmente cura le relazioni internazionali e le politiche sociali della REA (Radiotelevisioni Europee Associate). E’ anche Coordinatore del Movimento Internazionale Tutela Sociale e autore dei seguenti libri-interviste: La Sfida Latinoamericana (edito dall’ Università Internazionale per la Pace; La Nuova Era Sociale (UNIPACE); Dalle Città all’Europa (AICCRE): L’Italia nell’Internazionalizzazione 1 e 2 (Assomercati Internazionali); Radio e Tv al Bivio (REA). Per contatti: raineroschembri@felicia-bongiovanni

Intervista di Fabio Gentie a REA International