Palermitana, già sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana (FOSS), ex assessore regionale della Giunta Crocetta, Ester Bonafede da circa un anno è Sovraintendente della Fondazione TaoArte (Taormina Arte Sicilia), ente culturale di cui sono soci la Regione Sicilia e il Comune di Taormina. La Bonafede ha sostituito nell’incarico il segretario generale Ninni Panzera, dal 2021 in pensione. Recentemente la Fondazione Taormina Arte Sicilia ha annunciato la programmazione della 69ª edizione del Taormina Film Festival, che si svolgerà dal 23 giugno al 1° luglio 2023 in Sicilia (vedere http://puntocontinenti.it/?p=21971). Ma ecco ha dichiarato a Punto Continenti nell’intervista che segue.

Lei è stata nominata da poco più di un anno Sovrintendente di una Fondazione storica e prestigiosa: quali i frutti del Suo operato fino ad oggi?

È importante sottolineare che questa Fondazione ha subito nell’ultimo decennio un lento e progressivo declino, determinato anche da una perdita di interesse da parte della politica che non riteneva più che fosse una Fondazione adeguata a sviluppare un progetto culturale in quel sito. In un anno ho cercato di ricostruire questo tessuto connettivo e ho rinsaldato anche i rapporti con la politica che secondo me, come è giusto che sia, sta investendo non soltanto risorse ma attenzioni sul profilo culturale della Fondazione che segue, essendo la cultura un elemento fondamentale nelle strategie di questo governo regionale.

È la prima volta che la Fondazione nomina una donna in questo ruolo. Che cosa fa, secondo Lei, la differenza?

È una cosa importante perché così come in effetti è per il profilo attitudinale della figura femminile nel contesto sociale, la donna ha una propensione alla cura e all’organizzazione che le deriva da quello che è proprio il suo bios, quindi il suo messaggio antico, quello che la porta comunque ad essere colei alla quale sono deputate le funzioni della cura, che vanno dalla famiglia alla società.

Nella recente presentazione al Ministero della Cultura Lei e la direttrice d’orchestra e pianista Beatrice Venezi siete state considerate due “rivoluzionarie”. Qual è il senso di questo termine nel suo operato attuale e futuro?

“Rivoluzione”, nonostante la definizione in genere venga correlata con l’idea di qualcosa che è mutato talmente e muta anche repentinamente e forse violentemente, non significa questo. Applicato alla fisica e alla geometria descrittiva, “rivoluzione” vuol dire moto costante e continuo intorno a un punto; la rivoluzione segue un percorso che è un cerchio. Io e Beatrice siamo due rivoluzionarie intanto perché il punto centrale sul quale ruota la nostra attività è imperiosamente quello di riportare questa fondazione al centro dell’attenzione nel panorama internazionale; in secondo luogo perché siamo decisamente costanti e abbiamo  in comune una traiettoria e un obiettivo, quello di risollevare la forma di questa Fondazione e dargli una forma che si avvicini alla perfezione di un cerchio.

Come e in cosa cambierà la gestione della Fondazione da un punto di vista economico e organizzativo rispetto al passato?

Anche alla luce delle mie esperienze pregresse nell’incarico di amministrazione di teatri – sia al Teatro Massimo, all’interno del quale Consiglio sono rimasta per circa otto anni per due mandati, sia come Sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana che ha sede al Politeama di Palermo, secondo teatro della Città e che ha un ruolo morfologicamente importante, sia come assessore alla Regione siciliana – ho intrapreso, proprio grazie a questa esperienza, una gestione oculata, attenta, virtuosa, strategica, che mira a far corrispondere al progetto economico un progetto di produzione artistica. Sembra una cosa scontata ma ogni tanto non lo è: bisogna essere francescani nella spesa ma capire che investire nella qualità è fondamentale. Questo lo si può fare senza dispendere ingenti quantitativi di denaro pubblico, perché il denaro pubblico in quanto tale deve essere in qualche modo restituito come contributo alla collettività sia per la formazione delle nuove generazioni ma anche trasformando la cultura in un fatto educativo.

Riguardo al cartellone cosa potrà fare la differenza col passato?

Intanto cominciamo di nuovo a produrre e come dicevo in un passato decennale questo si era assolutamente abbandonato come tema; poi vogliamo coniugare le scelte artistiche con una grande seduzione nei confronti del pubblico perché è lui il nostro obiettivo e vogliamo fare delle cose di grande livello culturale però coinvolgendolo nella visione e rendendolo partecipe, per noi fondamentale e decennale risorsa.

Data la Sua pluridecennale competenza in materia di Fondazioni liriche, qual è la sfida per far quadrare i bilanci e attirare un pubblico che, per motivi generazionali o di diversa natura, non ha la giusta conoscenza e capacità di fruizione rispetto alla musica classica?

È chiaro che non possiamo non tenere conto di uno di quegli elementi che poi costituisce il vulnus attuale delle Fondazioni lirico sinfoniche: lo scompenso, cioè la mancanza di corrispondenza tra i costi investiti per la produzione e i ricavi. Questo è dovuto al fatto che per quanto noi si possa cercare di protendersi verso l’aumento di un pubblico, i costi sono di gran lunga superiori rispetto a quello che può provenire dallo sbigliettamento. Si deve cercare di attirare l’interesse di pubblico nuovo, giovane e non, consolidare il rapporto del pubblico collaudato, in particolare di quello che segue lo spettacolo dal vivo, rinnovare il repertorio e dargli anche un’altra chiave di comunicazione sociale. Non possiamo pensare, cosi come generalmente succede con le fondazioni lirico-sinfoniche, che con l’apporto dello sbigliettamento si possano coprire i costi: questo è davvero complicato da realizzare e dalla riforma del decreto legislativo 367 dal 1993 ad oggi non mi pare che ci siano stati grandi risultati all’interno della compagine delle fondazioni lirico-sinfoniche in Italia, perché ci sono costi pesantissimi di personale, di funzionamento, di gestione. Stiamo cercando di tenere in considerazione un elemento importante, dal momento che Taormina è estremamente attrattiva e che il turismo è affamato di eventi. Speriamo di farcela e perché questo accada vogliamo appellarci a tutti coloro che amano la musica classica e in generale la buona musica e lo spettacolo dal vivo, per poterlo mantenere assolutamente forte e resistente nei luoghi della rappresentazione, partecipando.

Vi aspettiamo dunque tutti in questo magnetico luogo durante il Taormina Film Fest e il festival Taormina Arte, iniziative che quest’anno come non mai contribuiranno con i loro contenuti ad una vera e propria rigenerazione e rinascita della Fondazione Taormina Arte Sicilia.

Elisabetta Castiglioni