(Foto: nel riquadro Nello Gargiulo. Sullo sfondo un’immagine storica del 25 aprile). –

Riceviamo da Nello Gargiulo, membro del CGIE (il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), nonché editorialista dell’autorevole giornale PRESENZA stampato in Cile, una riflessione sul significato che il 25 aprile esprime anche per gli italiani residenti all’estero. Gargiulo, che vive in Cile, è uno dei protagonisti della ricerca di una valorizzazione della storia fatta dagli italiani all’estero, del tentativo di promuovere il cosiddetto ‘Turismo delle origini’ e dello sforzo di riformulare la rappresentanza di milioni di italiani e discendenti italiani che dopo il 25 aprile e dopo la fine della guerra, si sono trasferiti fuori dai confini nazionali, contribuendo in maniera decisiva alla crescita di molti Paesi, soprattutto in America Latina. (Rainero Schembri)

Riflessione di Nello Gargiulo

Il 25 aprile è una data che in Italia appartiene a quelle che si celebrano per il peso ed il significato che hanno segnato la storia del Paese.  Questa festa ci interpella perché racchiude molteplici aspetti da ricordare e sui quali la riflessione va sempre aggiornata.

Con il quel 25 aprile 1945 si mette fine ad una guerra lunga e si chiude anche il ventennio del regime autoritario fascista che ha sfasciato l ‘Italia. La storia, vera maestra di umanità, dimostrò ancora una volta che le dittature non sono eterne, ma i loro sbocchi quasi sempre sono tragici e gli strascichi si fanno sentire per lunghi anni.

Questa prossima celebrazione, anche dall’estero come italiani ed italo-discendenti, ci trova probabilmente più sensibili ed aperti per coglierne il messaggio di pace e di libertà che nel corso dei decenni ne ha mantenuto viva la memoria.

Oggi quando il mondo intero è allineato sotto l’incubo di guerre devastatrici occorre ritrovare il coraggio del dialogo.  Ma questo passa per la convinzione che: con la guerra tutto si distrugge e con la pace tutto si può ottenere.  Cosi come sosteneva PIO XII il 10 giugno 1940, quando tentava di evitare il conflitto.

Ricordare e celebrare questa festa, deve andare oltre ogni forma di rivendicazioni che sempre sono una tentazione latente in base anche alla prospettiva storico-politica che ognuno di noi si porta con sé per la formazione ricevuta.

La geo-politica del mondo in parallelo a quella che gli avvenimenti che si svolgono tragicamente sui teatri di operazioni delle guerre in atto, va disegnata anche da un punto di vista morale e spirituale. Occorre imparare a ritagliarsi quegli spazi che fanno crescere la politica della pace. Il primo vero e grande diritto di ogni essere umano che viene al mondo è quello di vedere riconosciuta la sua dignità come uomo e quindi non vivere in ambienti di minacce o guerre permanenti.

Per riportare la pace occorre una forza superiore che rimuova odi e rancori che si annidano non solo nel cuore di tanti uomini e donne ma anche nelle culture e nelle politiche di non pochi Stati che impongono il clamore delle armi alla formula civile del negoziato.

Questo 25 aprile, oltre a ricordare il coraggio e la dedicazione di coloro che fecero la resistenza e la liberazione, dobbiamo invocare anche la nascita di nuovi e coraggiosi costruttori delle vie della pace.

Nello Gargiulo.