(Intervento di Fabio Porta durante l’incontro di Buenos Aires).

Nato a Caltagirone, Fabio Porta attualmente vive a San Paolo del Brasile, una città  che insieme a New York può vantare una delle più consistenti presenze di italiani e oriundi italiani nel mondo: si parla di 3milioni e mezzo, cioè, più degli abitanti di Roma. Alle ultime elezioni Porta è stato eletto per la quarta volta nelle file del Partito Democratico nell’ambito della Circoscrizione Sud America. Con lui cerchiamo di fare un bilancio del 2023 dal punto di vista deli italiani che vivono all’estero.

On. Porta il 2023 è passato. Secondo Lei gli italiani che vivono possono essere fiduciosi rispetto al prossimo futuro?

Premesso che bisogna sempre esserlo, naturalmente c’è ancora tanto da fare. Il lavoro in Parlamento e all’interno delle nostre collettività non si è indebolito nel corso di questi ultimi mesi; al contrario: le iniziative e i progetti si sono moltiplicati e a tutto ciò ha corrisposto un aumento del mio impegno e del mio entusiasmo. Se da un lato non ci sono novità positive sul fronte dell’impegno del governo italiano a sostegno dei programmi che riguardano le nostre comunità nel mondo (lingua e cultura, camere di commercio, servizi consolari, sistema di rappresentanza, stampa e informazione), sul versante parlamentare salutiamo positivamente l’avvio dell’iter parlamentare di ben tre proposte di legge da me presentate. La prima, della quale sono il primo firmatario, riguarda l’insegnamento della storia dell’emigrazione nelle scuole italiane nell’ambito delle migrazioni contemporanee; una legge importantissima, che restituirebbe dignità storica e culturale ai milioni di italiani che per oltre un secolo hanno fatto onore al nostro Paese con il loro impegno in tutti gli angoli del pianeta.

E le altre due?

In questo caso sono sono co-firmatario Esse riguardano il trasferimento di una quota di quanto incassato dai consolati sui passaporti a favore del miglioramento dei servizi e del sistema “prenot@mi” e la riduzione dell’imposizione fiscale sulle case in Italia possedute dai residenti all’estero. Sono segnali importanti di attenzione del Parlamento a tre delle principali rivendicazioni delle nostre collettività all’estero e spero fortemente che questa volta potremo ottenere un risultato che renderebbe giustizia non a una parte politica ma a tutti gli italiani nel mondo.

In Italia si parla molto del cosiddetto turismo delle origini che dovrebbe portare molti italiani che risiedono all’estero di visitare il nostro Paese. Ci può dare qualche maggiore informazione in merito?

Si tratta di una iniziativa importante che risponde ad una sollecitazione e a proposte che già in passato avevamo avanzato a tutti i livelli della rappresentanza degli italiani all’estero. Chiediamo però al governo italiano un impegno maggiore e più risorse a favore dei nostri connazionali residenti all’estero, ai quali vanno offerte occasioni concrete per realizzare il “viaggio delle radici”, in un contesto internazionale purtroppo segnato da un forte incremento del costo dei viaggi aerei che spesso rende impossibile la pianificazione di uno spostamento in Italia, soprattutto per un nucleo familiare.

Parliamo di un’altra celebrazione: i 150 anni dell’emigrazione italiana in Brasile. In questo caso, tra le prime iniziative andate in porto c’è il gemellaggio tra le città di Genova e Santos, il grande porto dell’America Latina. Ci può spiegare  il significato di questo gemellaggio?

Innanzitutto, è bene ricordare che si calcola che in Brasile gli italiani fino alla terza generazione ammontino a circa 40 milioni. È  sufficiente questo dato per evidenziare subito l’importanza dei rapporti tra il Brasile e l’Italia. Tornado al gemellaggio,  parliamo di due capitali mondiali delle migrazioni e della mobilità. L’accordo ha visto fin dal primo momento i due sindaci entusiasti e motivati. Sono stati coinvolti anche i due Musei dell’emigrazione, le autorità portuali, le università e anche le squadre di calcio di Genova e Santos. In pratica si cercherà di rendere onore alla grande epopea dell’emigrazione italiana nel mondo, in particolare ai 150 anni dell’immigrazione italiana in Brasile nell’ambito all’anno del turismo delle radici italiane. Mi fa piacere ricordare che oltre al Sindaco di Genova Marco Bucci e al Sindaco di Santos  Rogerio Santos alla riuscita dell’iniziativa ha dato un concreto contributo anche la Società italiana con sede a Santos e presieduta da Isabel Santalucia (il Direttore culturale è, invece, Fabio Niosi), nonché altre organizzazioni e personalità dei due Paesi.

All’inizio di dicembre lei ha partecipato a La Boca, il quartiere italiani di Buenos Aires, la Capitale del Paese che ospita il maggior numero di italiani e discendenti di italiani in tutta l’America Latina. Qual’era l’obiettivo principale dell’incontro?

Sono state tre giornate fitte di incontri con rappresentanti della Comunità italiana, con esperti e politici e con membri del mio partito, il PD. La nostra visita segue quella del Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini pochi mesi fa. Durante queste giornate abbiamo incontrato anche il nuovo Console Generale Carmelo Barbera e il Presidente della Dante Alighieri Marco Basti.

Personalmente ho avuto modo di scambiare delle opinioni con i massimi rappresentanti del Museo storico della Boca a Buenos Aires, una delle più antiche antica e prestigiose istituzioni italiane all’estero.  Molto interessante si è rivelato anche l’incontro presso il Circolo italiano di Buenos Aires. Nella giornata conclusiva mi è stata data la possibilità di illustrate nei dettagli il nostro impegno parlamentare, nonché di dibattere  con il folto pubblico sui principali temi di politica italiana ed estera.

Recentemente Lei ha innescato una dura polemica per quanto riguarda il sostegno delle Camere di commercio italiane all’estero. In estrema sintesi cos’è che non va?

Il governo ha semplicemente bocciato un ordine del giorno con il quale, insieme ai deputati del Partito Democratico eletti all’estero (Carè, Di Sanzo e Ricciardi) chiedevamo la valorizzazione del ruolo delle Camere di Commercio italiane all’estero per il sostegno e la difesa del Made in Italy. A conclusione delle votazioni degli emendamenti sul DDL relativo alla promozione del Made in Italy chiedevamo al governo (dopo aver ricordato che le Camere di Commercio Italiane all’Estero sono strutture fondamentali per una più efficace implementazione della nostra diplomazia commerciale e fungono da antenne sul territorio per la diffusione dell’autentico ‘Made in Italy’)  di “adottare tutte le misure necessarie a sostenere le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), nella loro azione volta a favorire nei mercati  e nei consumatori internazionali la consapevolezza delle valenze distintive del Made in Italy. Tutto ciò attraverso attività dirette alla divulgazione della conoscenza delle difformità dei prodotti non autenticamente italiani, alla valorizzazione del sistema delle certificazioni geografiche (DOP – IGP – IG) e al supporto diretto alle imprese e alle start up innovative italiane.

Purtroppo, il Vice Ministro Valentini, presente in aula ha espresso parere contrario del governo al nostro ordine del giorno e si è rifiutato di cambiare parere o di chiedere una semplice riformulazione del nostro OdG, come spesso avviene in questi casi; e ciò nonostante che in sede di votazione avevamo invitato il governo a ripensare al proprio giudizio negativo, proprio in ragione del fondamentale ruolo che il sistema associativo e camerale svolge da anni in tutto il mondo in questo campo.

Si tratta, a mio avviso, dell’ennesima conferma di “predicare bene e razzolare male” per un governo che a parole dice di sostenere l’Italia e il suoi prodotti ma che nei fatti volta le spalle agli italiani nel mondo e alla preziosa rete della nostra “business community”, presente capillarmente in tutti i continenti.