(Foto: Caracas, Capitale del Venezuela).

Scontro Vaticano Nicaragua.

Diventa sempre più duro lo scontro tra jl Governo di Nicaragua, guidato da Daniel Ortega, e il Vaticano. Dal suo esilio negli Stati Uniti, il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio José Báez, ha confermato il rapimento di altri due sacerdoti. In precedenza, la polizia sandinista aveva arrestato il monsignor Rolando Álvarez, condannandolo a 25 anni in un brutale carcere. Secondo molti osservatori la chiesa è rimasta ormai l’unica opposizione al regime di Ortega. Da registrare che nel marzo del 2023 si è arrivati addirittura alla rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Stati.

No dell’Argentina ai BRICS.

Il nuovo Presidente dell’Argentina Javier Milei ha comunicato con una lettera indirizzata a tutti i Presidenti dei BRICS (l’Associazione fondata da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che il suo Paese non intende più entrare in questa associazione, la cui adesione era stata richiesta dal precedente governo peronista di Alberto Fernandez. “Come sapete”, ha scritto testualmente Milei, “l’impronta di politica estera del governo che presiedo differisce in molti casi da quella del governo precedente e alcune decisioni prese dalla precedente amministrazione saranno riviste, tra cui la creazione di un’unità specializzata per la partecipazione attiva del Paese ai BRICS”.

Il rischio di una guerra tra Venezuela e Guyana.

Si aggrava la crisi tra il Venezuela e la Guyana per il controllo del territorio di Esequiba, ricco di petrolio. Dopo aver vinto nel proprio Paese un referendum popolare sull’annessione, il Presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato durante il suo discorso di fine anno di aver dato l’ordine a tutte le Forze Armate di attivare, sia nella zona dei Caraibi orientali che nella striscia atlantica, un’azione congiunta di natura difensiva in risposta alla provocazione posta dall’arrivo di una nave britannica di sostegno alla Guyana.. “Si tratta”, ha sostenuto testualmente Maduro, “di una minaccia contro la pace e la sovranità del Venezuela”.

Emigranti: esplosiva la situazione alla frontiera tra USA e Messico.

Ormai ogni giorno oltre 10.000 migranti cercano di attraversare il confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Per il Presidente messicano Manuel Obrador occorre raggiungere quanto prima un accordo tra i due Paesi “poiché ci sono elezioni negli Stati Uniti e la questione dell’immigrazione si sta scaldando. Alcune persone lo usano come una bandiera, ha detto Obrasor. Dal canto suo, la Casa Bianca ha precisato che questa migrazione irregolare senza precedenti ha costretto le autorità statunitensi a chiudere alcuni dei principali posti di frontiera. Una decisione che comporta una serie di gravi problemi e costi aggiuntivi per gli esportatori messicani.

Commento di Rainero Schembri

Nel novembre di quest’anno si terrà in Brasile il G20. Su questo incontro pesa una grande incognita: cosa succederà se il Presidente russo Vladimir Putin deciderà di venire. Come è noto sulla testa di Putin pende la spada di Damocle del mandato di arresto emesso dalla Corte Internazionale Penale per crimini di guerra commessi in Ucraina.

Ebbene, sembra che il Brasile non abbia alcuna intenzione di dare seguito a questo mandato. Già in passato il Presidente brasiliano Inacio Lula aveva dichiarato a una televisione indiana che se Putin viene in Brasile “non lo arrestiamo”. Recentemente, poi, il ministro degli esteri brasiliano Mauro Vieira, in un’intervista esclusiva alla BBC, ha dichiarato che “il Governo brasiliano sarà felice se il Presidente russo verrà in Brasile durante il vertice del G20”. Certo rimane da vedere come si comporterà Putin che, ad esempio, al vertice BRICS di Johannesburg del 22 agosto del 2023 si è fatto rappresentare dal ministro degli esteri Sergej Lavrov. Però se questa volta decidesse di cambiare opinione la questione potrebbe diventare incandescente.

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Il notiziario Italo Latinoamericano in video (con voce di Laura Diomede)