L’isolamento nel quale è vissuta la società costaricana nei primi anni della sua esistenza ha lasciato un segno indelebile che le montagne, che circondano il suo altipiano, hanno contribuito ad accentuare.

 

Molti potrebbero dire che siamo conservatori e, come tutta la gente di montagna, un po’ diffidenti, eppure, per qualche strana alchimia, la nostra società ha dimostrato una sorprendente capacità di cambiamento per adeguarsi alle nuove domande, e alle nuove circostanze.

 

Ci sono due elementi, in questo senso, della realtà sociale del Costa Rica degne di essere ricordate: da una parte le strategie di sviluppo economico che sono state modificate almeno in tre occasioni diverse, durante la sua storia come paese indipendente, e, dall’altra, il progresso della società in materia di diritti sociali che, al contrario, si è mantenuto positivamente costante.

 

Nel 1821, quando l’America Centrale affermò la propria indipendenza dalla Spagna, Costa Rica era una delle provincie più povere del Viceregno della Nuova Spagna. La sua economia, basata sull’agricoltura di sussistenza, era appena sufficiente ad alimentare tutti i suoi abitanti. Nonostante la povertà che regnava sovrana, la sua prima Costituzione stabilì il diritto universale all’educazione pubblica, una norma con un grande carattere di progresso che implicava il riconoscimento dello stesso diritto alle donne.

 

Vent’anni dopo si esportava caffè nel Regno Unito e si cominciò ad esportarlo anche negli Stati Uniti. In questo caso il ruolo dello Stato fu fondamentale per il rapido sviluppo della coltivazione di questo nuovo prodotto destinato all’esportazione. Da una parte si realizzò una distribuzione gratuita delle sementi, dall’altra si esonerarono le attività della la coltivazione del caffè dal pagare le tasse, e si proibì alla Chiesa di riscuotere “la decima”. Inoltre per facilitare l’esportazione si aprirono vie di comunicazione verso i porti dell’Atlantico e del Pacifico. Ma, ancor di più, ci fu un terzo elemento che contribuì alla rapida crescita delle nuove attività produttive: l’ introduzione di un moderno metodo di preparazione dei grani di caffè, sviluppato dagli olandesi dell’isola di Java che migliorava significativamente il sapore della bevanda. Invece di realizzare una pelatura dei chicchi in secco, i nostri nonni li lasciarono fermentare prima di spellarli, esportando in questo modo un caffè di altissima qualità.

 

Fu così che in pochi anni il caffè si trasformò nel “grano d’oro” del paese. Permise finanziare il nostro sviluppo materiale e culturale nella prima metà del XX secolo e divenne l’elemento principale di collegamento fra la nostra società e il mondo esterno. Negli anni ’40, la ricchezza prodotta dall’esportazione del caffè, unita però all’idea di progresso dei governanti di quell’epoca, fece sì che si istituzionalizzassero precocemente tutta una serie di diritti sociali. Il diritto al lavoro dignitoso e al riposo si ottenne con la promulgazione della Legge del Lavoro, che istituiva la giornata lavorativa di otto ore in città, le vacanze e “la paga regalo”, che corrisponde oggi alla mensilità extra per Natale. La legge garantiva anche il diritto di sciopero. D’altra parte la creazione della Cassa dell’Assicurazione Sociale, permise amministrare un sistema di Sanità Pubblica che cominciò ad esistere esclusivamente per i lavoratori salariati e che, con il tempo, è diventato totalmente universale rappresentando una protezione anche per gli immigranti clandestini.

 

Questa rivoluzione culminò con la fondazione della Seconda Repubblica e con una decisione epocale: la abolizione permanente delle Forze Armate.  Costa Rica divenne un paese disarmato e questa decisione fece sì che si potesse aumentare, in modo notevole, la disponibilità economica per le spese di carattere sociale.

 

La seconda grande trasformazione dell’economia del Costa Rica ebbe luogo nella decada del ’50 e fu effetto della strategia di sostituzione delle importazioni. Una strategia sviluppata dagli economisti della CEPAL, la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi. L’obbiettivo principale era quello di difendere le economie nazionali imponendo elevate tasse sui prodotti di importazione per stimolare lo sviluppo di una industria locale di beni di consumo. Con la finalità di raggiungere i vantaggi offerti da un mercato più ampio, i piccoli paesi dell’America Centrale crearono una struttura regionale dove circolassero liberamente, o quasi, prodotti fabbricati nei paesi aderenti al trattato. I Governi armonizzarono i propri sistemi di tassazione relativamente alle importazione da paesi terzi. Il Mercato Comune Centroamericano, zona di protezione doganale, fu creato nel 1958 e il Costa Rica ne divenne membro di pieno diritto nel 1962.

 

La strategia di sostituzione delle importazioni si rivelò un grande successo. I dieci anni seguenti alla creazione del MCC, produssero indici di crescita economica mai visti fino a quel momento: sette, otto e perfino nove per cento di crescita annuale. Sfortunatamente dopo trent’anni questo miracolo terminò. Nonostante il Costa Rica avesse una matrice energetica basata sull’idroelettrico, l’aumento del prezzo del petrolio nel 1973 fu un colpo molto duro per l’economia del nostro paese che lo costrinse a un indebitamento con tassi di interesse particolarmente alti. In pochi anni il debito pubblico divenne non pagabile. San José si vide obbligato a rinegoziare il suo debito con il sistema bancario commerciale internazionale. Questo fu possibile grazie all’aiuto della Banca Federale degli Stati Uniti e le istituzioni derivate dagli accordi di Bretton Woods.

 

L’assistenza economica di Washington aveva, come condizione, l’adozione di una nuova strategia di sviluppo. I Paesi dell’America Centrale furono obbligati ad abbandonare il protezionismo regionale e ad adottare una linea di crescita basata sul libero commercio e l’esportazione verso mercati internazionali. I prodotti tradizionali come il caffè, le banane e la canna da zucchero non erano più sufficienti. Fu necessario trovare altri prodotti da vendere sui mercati stranieri. Per promuovere gli scambi commerciali Washington creò un programma di “preferenze” doganali, che permettevano far circolare, senza pagare tasse di importazione, i nuovi prodotti per un certo tempo.  Questo sistema, conosciuto come Iniziativa del Bacino dei Caraibi, venne sostituito dal CAFTA, il trattato di libero commercio fra i paesi centroamericani e gli Stati Uniti. Una specie di fratello minore del NAFTA, trattato nord americano di libero scambio. Grazie ai vantaggi di questa Iniziativa, il Costa Rica cominciò ad esportare frutti tropicali, verdure e fiori. Questi prodotti continuano, ancor oggi, ad essere esportati, ma la vera grande trasformazione economica di questa epoca fu, a mio avviso, lo sviluppo dell’attività turistica.

 

All’inizio cominciammo con l’offerta turistica tradizionale dei paesi dei Caraibi: sole e mare, giuoco d’azzardo e divertimenti per adulti. E fin dal primo momento il Costa Rica si rivelò come meta di vacanze enormemente attrattiva. Nonostante il successo economico la popolazione locale non vedeva di buon occhio il tipo di attività promosse da questo tipo di turismo, cosicché il modello fu cambiato. In pochi anni si è sviluppato il modello che conosciamo adesso e che ha fatto del Costa Rica la Mecca mondiale del turismo ecologico. Le spiagge e i casinò continuano al loro posto, ma adesso i turisti sono giovani amanti degli sport estremi come il surf, kayak, bungee juamping, o famiglie amanti della natura.

 

L’industria turistica si è convertita in uno dei grandi motori della crescita economica ed è attualmente la principale fonte di valuta. Negli ultimi anni il turismo di studio e ricerche, del benessere e congressuale, si è sviluppato velocemente.

 

Parallelamente all’esportazione di prodotti freschi, il Paese sta promuovendo l’esportazione di prodotti con un alto valore aggiunto grazie agli alti livelli di educazione della popolazione e alla eccellente qualità delle sue risorse umane. Aziende di servizi informatici o di ricerca e innovazione (come Intel, per esempio), di servizi di attenzione al cliente (call center), di manutenzione della flotta delle grandi compagnie aeree e di assemblaggio di strumenti medici di precisione, si stanno moltiplicando. Perfino un cluster di aziende del settore aerospaziale si è organizzato sotto la direzione strategica di Franklin Chang, fisico costaricense e astronauta della NASA, che ha partecipato a diverse missioni spaziali.

 

L’economia del Costa Rica continua a crescere a un buon ritmo. Con un tasso di crescita del 4,5 per cento, è una delle economie latino-americane che cresce di più. Se la storia è una buona guida, il paese sarà capace di trovare nuove vie di sviluppo che gli permetteranno di consolidare il suo modello politico e sociale basato sulla pace, la democrazia e la solidarietà.