Salvatore Viglia

 

Nel dibattito che si è aperto sulla rappresentanza degli italiani eletti nella Circoscrizione estero (tra Camera e Senato sono complessivamente 18) interviene l’avvocato e giornalista Salvatore Viglia che da anni si occupa di questa problematica. Ormai sono in molti a sostenere che si tratta di un’esperienza fallimentare, vista la scarsa attività esercitata da molti di questi Parlamentari, poco utili sia agli italiani residenti all’estero che all’Italia. Il problema è che questa rappresentanza, fortemente voluta dall’on. Mirko Tremaglia (Legge 451 del 2001, diventata Legge Costituzionale) costa tantissimo all’erario: circa 6 milioni di euro all’anno. Se verrà approvata la riforma Costituzionale salteranno, in ogni caso, i 6 Senatori eletti all’estero. Rimane, comunque, la necessità di modificare il sistema elettivo, sia nella sostanza (incidendo sul meccanismo di selezione dei candidati) che nella forma: perché non introdurre, ad esempio, il voto elettronico o per posta per i candidati presentati in Italia? Sono anni che altri Paesi come la Francia lo fanno con un grande risparmio di tempo e costi. (P.C.) 

 

 

Se consideriamo che un euro corrisponde a 16.694 ars (peso argentino), 25.000 euro, tale è lo stipendio di un parlamentare eletto all’estero in Argentina, corrisponderanno a 417.363,27 ars senza contare però i rimborsi, le spese di viaggio e di rappresentanza. Quanti sono 417.363,27 ars per 12 mesi passeggiando per le strade di Buenos Aires? Francamente non sappiamo a che carica istituzionale argentina possiamo paragonare questo appannaggio annuo convertito in ars.

 

Solo i residenti in Argentina lo sanno ed appunto cerchiamo informazioni proprio da quelli. Sarebbe interessante fare dei confronti per mettere in paragone i compensi di un parlamentare italiano residente in Argentina con quanto percepiscono le più alte cariche dello Stato Latino americano. E’ palese che è l’invidia che ci fa parlare. Claro! Ci mancherebbe. Ecco perché, mettiamola così, stiamo qui a prenderci la briga di informare. Tanto l’informazione inerente gli italiani all’estero è monocorde.

 

Non esistono voci, oppure sono pochissime e noi non ne conosciamo, che forniscano notizie vere con la deontologia che dovrebbe obbligare alla realtà. Probabilmente perché la stampa all’estero è, mettiamola così, di parte. Noi non siamo “sovvenzionati” e questa ulteriore invidia si aggiunge all’altra. Se ci proponessero di venderci e stare sotto schiaffo di una informazione monocorde e falsa? Accetteremmo. Claro! Ci mancherebbe.

 

Ma a noi non ci prezzola nessuno ed allora, mettiamola così, non abbiamo niente altro da fare che esporre i fatti come sono e, per dispetto, diciamo la verità. Certo che sono invidioso. Mi immagino me argentino a percepire 25.000 euro al mese e trovarli convertiti in banca a 417.362,27 (quanti sono all’anno?) peso argentini. Devo anche ammettere che l’invidia di chi scrive diventa parossistica quando pensa a quante cose potrebbe fare con tutti quei soldi.

 

Ma non sappiamo quanto costa, per esempio un appartamento di 100 metri quadrati a Buenos Aires, quanto costa un vestito di medio prezzo, non conosciamo a quanto ammontino gli stipendi di uno statale e via discorrendo. Ora, detto questo, che vogliamo fare? Vogliamo togliere questi soldi elargiti e legittimi perché previsti per legge? Vogliamo espropriare questi benestanti eletti e rieletti per il semplice fatto di essere invidiosi?

 

No. Vorremmo che anche qualche altro si arricchisse, mettiamola così. Almeno questo e che caspita. Vorremmo che qualche altro subentrasse a quelli eletti all’estero attaccati alla poltrona con tutte le proprie forze. Vorremmo che qualche altro almeno più volenteroso si riempisse le tasche e facesse, allo stesso tempo, finalmente qualcosa di concreto oltre che a distribuire cariche inutili ad ogni piè sospinto. Siamo invidiosi anche in questo. Claro! Ci mancherebbe. Perché chi scrive non è residente all’estero e quindi non può nemmeno sperare lontanamente di subentrare e passare all’incasso di una cotale cuccagna.