Foto: sullo sfondo di San Paolo del Brasile, dove vivono 3 milioni di italiani e oriundi italiani, la foto di Salvatore Viglia e il  simbolo del nuovo partito. 

 

 

A poco più di 15 anni dalla nascita della legge Tremaglia (dal nome del parlamentare che si batté a lungo per il voto degli italiani all’estero) e che porta la data del 27 dicembre 2001 (n. 459, con relativo regolamento applicativo approvato con decreto del Presidente della Repubblica il 2 aprile 2003) nasce un nuovo partito degli italiani residenti all’estero: INSIEME per gli italiani. Secondo molti esperti politici, questa nuova formazione potrebbe stravolgere gli attuali equilibri parlamentari. Sentiamo cosa ne pensa il suo Segretario Generale Salvatore Viglia, un avvocato internazionalista che da diversi anni si occupa dei problemi e dell’assistenza legale degli italiani residenti all’estero.

 

Come e per quale motivo è nato il movimento di INSIEME per gli italiani?

 

E’ nato spontaneamente in centro e nord America con una motivazione su tutte: uscire dalle retoriche che hanno intriso la storia degli italiani all’estero di demagogia spicciola. La necessità l’hanno sentita i loro fondatori soprattutto per elevare la qualità e l’impegno partecipativo di quanti desiderano dare un futuro propulsivo a tutta la vicenda che staziona intorno agli italiani residenti all’estero. Nell’arco degli anni abbiamo assistito a discorsi sempre ripetitivi e privi non solo di novità e di innovazioni, ma sterili: il made in Italy, la lingua italiana e la cultura, italiani all’estero risorsa ecc. Chi è stato eletto all’estero si è limitato a gestire uno stato di fatto senza mai approcciare a nessun tipo di proposta partecipativa che desse un senso e che migliorasse la posizione di milioni di connazionali all’estero nei riguardi dell’Italia. Insomma, si è vivacchiato sul mantenimento dell’acquisito senza volontà né verve propositiva. Lo si è visto anche dalle elezioni all’estero: brogli diffusi, eletti e rieletti sempre gli stessi, apatia delle grandi masse, gestione territoriale da parte di pochi, soprattutto disinteresse quasi totale da parte di quanti rappresentano le eccellenze all’estero. Questo la dice lunga sull’intero impianto che risulta malaticcio ed impantanato. Se l’eccellenza, in quanto tale rinuncia ad impegnarsi, significa che la “storia” non interessa perché inutile. Altra prova del nove è la mancanza di tali personalità tra gli eletti all’estero.

 

Quali sono i principali obiettivi che intende raggiungere?

 

Il miglioramento complessivo dello status quo. Innovazione e partecipazione delle classi e delle individualità italiane all’estero di eccellenza; correzioni alla legge Tremaglia introducendo il voto elettronico in primo luogo per dare la possibilità ai residenti all’estero di votare presso i collegi in Italia senza per questo essere costretti a portarsi personalmente in loco con enormi aggravi di spesa e poi di azzerare i brogli che l’attuale sistema imbelle di buste e schede permette a larghe mani. La circoscrizione estero è una invenzione che ha introdotto una forzatura anomala nel sistema di voto sottolineando e mettendo in evidenza molti profili di incostituzionalità tra italiani residenti all’estero ed italiani residenti in Italia. Si pensi che attualmente un italiano residente all’estero può candidarsi in Italia mentre uno residente in Italia per candidarsi all’estero ha bisogno della residenza. Con questa opportunità gli italiani potranno scegliere di votare o per la Circoscrizione estero come avviene attualmente oppure scegliere di votare in Italia senza venire in patria. I risvolti potrebbero essere strabilianti. Oltre i 18 eletti all’estero, potrebbero candidarsi ed essere eletti anche molti altri connazionali presentandosi in Italia ed essere votati dai connazionali dall’estero. Ecco qui una novità, una innovazione che renderebbe il tutto veramente utile.

 

Come valuta l’impegno che fino ad ora hanno esercitato i rappresentanti degli italiani all’estero nel nostro parlamento?

 

Quasi inutile. E’ ovviamente importante adoperare dei distinguo tra parlamentari. Ora senza fare nomi il che non sarebbe corretto in questo consesso, è palese il disinteresse di molti mascherato da impossibilità di operare in un Parlamento ostile ed il muoversi di altri in modo più procedurale,  seguendo canali indicati più dal vecchio sindacato intesi come salvaguardia di diritti acquisiti che come innovazione e miglioramento di tutto l’impianto che gravita intorno agli italiani all’estero. Una cosa è bene chiarire immediatamente è che gli italiani all’estero sono considerati solo come un bacino elettorale. I partiti, anche quelli che predicano l’abolizione della Circoscrizione estero, sono sempre vigili e consegnano le proprie liste all’estero di candidati. Dopo il voto tutto ritorna nei dimenticatoi della politica inutile.

 

Lei ha aderito al Progetto di costituzione di un nuovo stato sociale promosso da REA. Sul piano sociale cosa pensa di fare per gli italiani all’estero?

 

Il nuovo stato sociale promosso da REA è una disarmante e lucida presa d’atto della realtà e allo stesso tempo una decisa consapevolezza che avanti di questo passo il paese procederà a marcia indietro. Guardi, parlare di sociale immediatamente fa scattare nella testa dell’uditore una repulsione condizionata: comunismo. Questo è un problema mediatico con il quale bisogna fare i conti. Si sa che la politica è anche malafede e allora io abolirei l’aggettivo “sociale” e lo sostituirei con “umano”. Sul piano umano e stazionando nel mare di problemi “umani” con i quali si è costretti ad avere a che fare, noi ci siamo prefissati un obiettivo principe: uguaglianza tra italiani ovunque residenti senza disparità di trattamento e con la Costituzione in mano. Poi l’introduzione della “Carta dei bisogni primari” ed uguale trattamento sanitario ovunque residenti. “La carta dei bisogni primari” è un bancomat con il  quale accedere a ciò che serve all’alimentazione e basta. Aiuti in denaro che consentano di fare il resto dignitosamente potrebbero riguardare cifre meno onerose per lo Stato di quelle di cui si discute oggi. Insomma i “bisogni” sono Diritti impossibili da ignorare: mangiare, respirare, vivere e non diritti revocabili una volta acquisiti. Insieme alla carta dei “bisogni primari” è necessario assicurare agli italiani all’estero lo stesso trattamento sanitario offerto dall’Italia attraverso convenzioni e ratifiche di patti tra nazioni che prevedano reciprocità di trattamento.

 

Quale strategia intende perseguire per ottenere il necessario peso presso le nostre comunità all’estero?

 

Trasformare questo film in bianco e nero con il suo fascino passato e grondante di nostalgia in uno a colori restituendo dignità ai connazionali residenti all’estero.