(Foto: Alma Daddario sullo sfondo della sede dei Giardini della Filarmonica) –

In un periodo in cui il femminicidio è diventato quasi una moda, una riflessione sul contrario, cioè, sull’uccisione di un uomo da parte di una donna, può risultare estremamente utile. Premesso che l’assassinio non è mai la soluzione giusta dei problemi, non v’è dubbio che una cosa è vendicarsi per un abbandono, per quanto sofferto esso possa essere, un’altra ben diversa è la volontà di una madre di punire un uomo, un Re, che aveva ucciso il suo sposo e due dei suoi figli. Banalizzando si potrebbe dire che c’è assassinio e assassinio. Ma la vera tragedia è che a distanza di oltre tre mila anni, il modo di giudicare questi assassini non è molto cambiato. Come non sono cambiate le motivazione della guerra (anche quella di Troia, più che per il rapimento di Elena, è stata essenzialmente una guerra commerciale tra Sparta e Troia) e per i vari delitti. Dipende sempre da chi lo compie: se è donna, se è povera, se il colore della pelle non appartiene al ceto dominante. Queste contraddizione emergono chiaramente nell’opera della Daddario, una delle autrici più profonde e impegnate del panorama culturale italiano. (Rainero Schembri, Coordinatore Movimento Internazionale Tutela Sociale).

Clitemnestra è passata alla storia, grazie alle descrizioni di Omero (Odissea), di Eschilo (Orestea), di Euripide (Ifigenia in Aulide), come il prototipo della donna adultera e assassina, che ha commesso l’orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato vincitore dalla guerra. Una donna che dà libero sfogo alle proprie passioni, modello opposto a quello di Penelope, che aspetta fiduciosa il ritorno di Odisseo mantenendosi fedele. Questa lettura, dà una visione parziale di questa figura “inquietante” della mitologia greca .

Nella riscrittura di Alma Daddario la vicenda viene tradotta in una polifonia di condanne: tutte le voci del mito, Cassandra, Agamennone, Oreste ed Elettra intervengono – ora carnefici, ora vittime – per confermare una sentenza già scritta. Il senso comune, il preconcetto, si fanno coro di un verdetto esemplare che contrappone le azioni maschili da quelle femminili, riconoscendo legittimità alle prime e condanna alle seconde, secondo le leggi di una società patriarcale dura e crudele.

Nella messainscena, in forma di teatro, danza e musica, Clitennestra non cerca assoluzioni, non si giustifica, ma ripercorre ogni istante con sgomento per la violenza subita, vissuta …. prima come giovane sposa e madre, poi come madre e regina, infine come donna.

Il destino di Clitemnestra, figlia di Leda e Tindareo, era segnato fin dalla nascita da una maledizione di Afrodite che l’aveva condannata, assieme alla sorella Elena, ad essere adultera. Fu data in sposa al re di Pisa, Tantalo, e da lui ebbe un bambino.

Agamennone, re di Micene, mosse guerra a Pisa: la conquistò e uccise Tantalo. Ma la sua ferocia non si fermò qui, prese il bambino che Clitemnestra stringeva al seno, e lo scagliò contro una roccia, uccidendolo.

Clitemnestra fu rapita condotta a Micene come bottino di guerra, e costretta a divenire la sposa dell’assassino di suo marito e di suo figlio.

Da Agamennone ebbe quattro figli: Ifigenia, (significa “nata da violenza”), Crisotemi, Elettra e Oreste. Ma la vicenda si complica ulteriormente. Dopo il rapimento di Elena, quando i principi dell’Ellade si riunirono nel porto dell’Aulide per salpare alla volta di Troia, il vento non era propizio alla partenza delle navi. Agamennone decise di sacrificare sua figlia Ifigenia, convinto dai principi alleati, perché gli dèi propiziassero la spedizione. Malgrado le suppliche di Ifigenia e quelle di Clitemnestra, la ragazza venne sacrificata. All’interno di questo spettacolo la figura di Clitemnestra, compie una progressiva trasformazione: da vittima a giustiziera dei torti subiti.

Il dolore per la perdita dei figli diventa un tormento insopportabile che si trasforma in un odio feroce che alimenta e la vendetta. Il tradimento con Egisto, funzionale al suo progetto, porta Clitemnestra all’uccisione di Agamennone, ma non basta: la sua furia si scarica anche verso l’incolpevole Cassandra e sui gemelli da lei avuti. Cerca di uccidere anche il figlio, fedele al padre, ma Oreste viene salvato dalla sorella Elettra, che lo convince a vendicare la morte del genitore.

Clitemnestra è infelice. Non c’è nessuno che la difenda o comprenda le sue ragioni. E’ sola.  E’ un’assassina, e come il giudizio“comune” ritiene, non può essere assolta. Ben diverso sarà il verdetto su Oreste, il matricida, che verrà perdonato del suo delitto, un vero e proprio “delitto d’onore”. E il caso Clitemnestra qui deflagra oltre il giudizio storico e morale, per diventare monito e voce di tutte le donne violate, nel fisico e nello spirito, in guerra e nel privato.

MDA PRODUZIONI DANZA

Presenta

CLITEMNESTRA, il processo

di Alma Daddario

Roma – Giardini della Filarmonica 118 (ore 21,30)

 regia Sebastiano Tringali coreografia Aurelio Gatti

costumi Marina Sciarelli Genovese

con Carlotta Bruni , Elisa Carta Carosi, Matteo Gentiluomo

Rosa Merlino, Luca Piomponi, Paola Saribas  e Valeria Contadino (nel ruolo di Clitemnestra)

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Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA (con sotto intitolazione in inglese)