(Foto: Sullo sfondo di Berna Barbara Soce)

Originaria della Puglia, emigrata 12 anni fa in Svizzera per esigenze lavorative dopo aver effettuato tutta la formazione universitaria in Italia, Barbara Sorce ha trovato un territorio pieno di opportunità sia dal punto di vista professionale che sociale. In precedenza, ha studiato Biotecnologie presso l’Università di Bologna ed ha lavorato nella ricerca dapprima a Bologna e poi per l’ETH di Zurigo, dove ha conseguito il dottorato in Nanotecnologie. Attualmente lavora per un’agenzia che si occupa di trovare figure di alto profilo nel settore scientifico in Svizzera. Attiva nel mondo dell’associazionismo per attuare delle opere d’integrazione e di condivisione la Sorce è stata componente per due mandati presso il Comites di Basilea (Il Comitato degli Italiani all’estero) di cui ne è stata anche Vicepresidente. Attualmente è  consigliera del CGIE eletta in Svizzera. In seno al CGIE risulta componente della Commissione continentale Europa e Africa del Nord, Segretaria della Commissione V “Promozione Sistema Paese all’Estero” e coordinatrice del gruppo di lavoro “Turismo delle radici”.

Nell’ambito del Movimento Internazionale Tutela Sociale, la Sorce rappresenta un preciso punto di riferimento per quanto riguarda le problematiche degli italiani in Svizzera e la collaborazione politica, economica, culturale e sociale tra l’Italia e la Svizzera (Rainero Schembri Coordinatore del MiTS).

Esiste ancora una consistente emigrazione italiana verso la Svizzera?

Certamente. La Svizzera è un paese attraente per molti italiani in cerca di opportunità lavorative e di una migliore qualità della vita. È il terzo paese, dopo Argentina, Brasile e Germania, per consistenza dell’emigrazione italiana con oltre 639 mila italiani residenti. La migrazione italiana in Svizzera può essere suddivisa in tre macro-categorie: la migrazione iper-qualificata, laureata in materie scientifiche, che occupa posizioni dirigenziali; la migrazione con formazione terziaria umanistica, costretta spesso, a causa delle insufficienti conoscenze della lingua locale, a scendere a compromessi rispetto alle proprie qualifiche e, infine, una migrazione poco qualificata che non è tanto diversa da quella tradizionale.

Molti sollevano delle perplessità sul ruolo e sulle attività del CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Lei cosa ne pensa?

Il CGIE è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero.  Rappresenta gli italiani all’estero a livello globale e svolge un ruolo importante nel favorire il dialogo tra il Governo italiano e la comunità italiana all’estero, fornendo un canale di comunicazione e rappresentanza per le esigenze e le preoccupazioni degli italiani nel mondo. Attraverso i suoi rappresentanti in diversi paesi, il CGIE lavora per garantire una voce forte e unificata per gli italiani all’estero.

Tuttavia, dobbiamo chiederci se l’attuale organo rappresenta la realtà effettiva degli italiani all’estero, comunità altamente in evoluzione e intrinseca di cambiamenti. Ritengo che il CGIE debba andare incontro ad una netta riforma per attualizzarlo sia nella composizione dei componenti per rispecchiare la realtà che cambia insieme ad una riforma organizzativa. L’attuale legge istitutiva risale al 1989 con ultime modifiche avvenute nel 2014: non sarà arrivato il momento di apportare dei cambiamenti per contestualizzarla al mondo che cambia?

Il CGIE potrebbe avere un ruolo incisivo e secondo me ha un alto potenziale, ma aimè devo ammettere che con i tagli in corso ciò non risulta possibile. Nelle condizioni attuali non sarà  possibile nemmeno fare la metà delle riunioni indicate dalla legge istitutiva. Un organismo di questa importanza quindi non è messo nelle condizioni di funzionare.

Potremmo considerare il CGIE come il “parlamentino” degli italiani all’estero che avendo una visione globale potrebbe portare benefici ed economia all’Italia se venisse valorizzato ulteriormente!

 3) Come pensa di caratterizzare la sua presenza all’interno del CGIE?;

L’emigrazione è cambiata, ma una cosa resta in comune ed è il nostro senso di appartenenza, il senso di italianità che è in noi e noi membri del CGIE siamo ambasciatori di questo tesoro. Per consentire che il tesoro costruito finora sia associativo e istituzionale, è importante avvicinare le nuove immigrazioni alle istituzioni. Personalmente cercherò durante questa consiliatura di portare avanti questo compito.

Sto cercando di diffondere in maniera capillare la conoscenza delle istituzioni di rappresentanza degli italiani all’estero. Sfido a far un sondaggio tra i nostri giovani connazionali emigrati (di nuova, prima e seconda emigrazione) per verificare quanti siano a conoscenza dell’ esistenza e delle funzioni dei Comites e CGIE: probabilmente rimarremo delusi dal risultato. Un grande lavoro è stato fatto dalla commissione VII del CGIE nella precedente consiliatura e quella è la strada che occorre continuare ad intraprendere per creare antenne di diffusione nei singoli territori.

Cerco anche di rendere i Comites e le Associazioni più protagoniste coinvolgendo nelle attività partecipando alle loro riunioni e diffondendo informazioni. Occorre utilizzare un approccio bottom up in quanto sono questi organismi che ci consentono di intercettare i bisogni e le necessità dei connazionali. A tale proposito essendo coordinatrice del gruppo ‘Turismo delle Radici” in seno al CGIE cerco di tenere costantemente informate le realtà associative sulle azioni del Ministero degli Affari Esteri identificando possibili opportunità di partenariato per promuovere le offerte create dagli enti del terzo settore nelle nostre realtà.

Inoltre, cerco sempre di porre attenzione sulla presente pressione che viene esercitata sull’erogazione dei servizi consolari soprattutto in Svizzera in cui si evince un costante aumento della comunità italiana. Recentemente ho partecipato all’incontro previsto con il CGIE durante la missione del Direttore Generale Vignali presso il Consolato della Circoscrizione Consolare di Basilea che ha avuto come obiettivo principale quello di fare un bilancio sulle diverse novità introdotte nell’erogazione dei servizi consolari, per valutare impatto e margini di miglioramento con incremento del personale consolare.

4) Secondo Lei cosa dovrebbe fare il Governo italiano per valorizzare maggiormente la presenza di milioni di italiani all’estero?

Il Governo italiano potrebbe adottare diverse misure, tra cui:  

a) Rafforzare la rappresentanza. Il Governo potrebbe lavorare per garantire una rappresentanza più efficace degli italiani all’estero, ad esempio attraverso una maggiore partecipazione elettorale e una migliore rappresentatività nel CGIE.

b) Agevolare l’integrazione. Il Governo potrebbe fornire supporto e risorse per facilitare l’integrazione degli italiani all’estero nelle comunità locali. Ciò potrebbe includere programmi di orientamento, assistenza nell’accesso ai servizi pubblici e sostegno nell’inserimento lavorativo.

c)Tutelare i diritti. Il Governo dovrebbe garantire la tutela dei diritti degli italiani all’estero, ad esempio attraverso accordi bilaterali aggiornati rispetto alle nuove esigenze; maggiore assistenza per l’erogazione dei servizi consolari. Inoltre, potrebbe essere utile promuovere  il sistema del voto elettronico per gli elettori italiani non residenti nei Paesi dell’Unione Europea alle prossime elezioni europee.

d) Favorire gli investimenti. Il Governo potrebbe creare incentivi e agevolazioni fiscali per gli italiani all’estero che desiderano investire in Italia. Ciò potrebbe contribuire a stimolare l’economia italiana e a creare opportunità di lavoro.

Queste sono solo alcune possibili azioni che il Governo italiano potrebbe intraprendere per valorizzare la presenza degli italiani all’estero. Gli italiani all’estero sono senza dubbio una ricchezza, ma non dobbiamo esser considerati come un compartimento staccato ma integrato al nostro paese. Anche perché al nostro paese possiamo dare tanto. Siamo una grande ricchezza che l’Italia deve essere in grado di sfruttare creando circolarità. Si parla tanto di vecchia e nuova emigrazione ma a me piace parlare di cittadini del mondo.

Credo, infine, che siamo ad un punto di svolta, se non lavoriamo tutti insieme ci sarà il rischio che gli italiani si sentano abbandonati. È  il tempo di agire il prima possibile su tutti i fronti!


Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA (con sotto titolazione in inglese)