(Foto: sullo sfondo dell’Ambasciata del Messico, nei riquadri Salvatore Foti, a sinistra, e Daniel Oboa, Presidente dell’Ecuador) –

Quello che non si sono permessi di fare le peggiori dittature militari e i regimi più dispotici in giro per il mondo lo ha fatto il 5 aprile scorso il governo dell’Ecuador, guidato dal giovanissimo Presidente Daniel Noboa: cioè, invadere militarmente l’Ambasciata di un Paese estero e portare via con la forza un rifugiato politico. Per la precisione, si tratta dell’ex Vicepresidente dell’Ecuador Jorge Glas, accusato e condannato in patria per corruzione, che aveva trovato rifugio nell’Ambasciata del Messico. Le reazioni non si sono fatti attendere su scala internazionale: oltre al Messico e al Nicaragua (che hanno già rotto i rapporti con l’Ecuador), diversi altri Paesi stanno minacciando la rottura delle relazioni diplomatiche. Lo stesso Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres si è detto ‘allarmato’. Inoltre, l’Ecuador rischia di essere deferito alla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU. Ma come è possibile che sia avvenuto una così flagrante violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche? Lo abbiamo chiesto a Salvatore Foti, Presidente del Comites dell’ Ecuador (il Comitato degli italiani all’estero), nonché stimato professionista e personalità molto influente all’interno della Comunità italiana.

Dott. Foti, cosa ha spinto il governo ecuadoriano a intraprendere una decisone così grave sul piano del diritto internazionale?

In effetti, si è trattato di un pesante scivolamento politico, difficile da spiegare. Va, comunque, tenuto presente che il 21 aprile ci sarà in Ecuador un referendum sul tema della sicurezza, che vede nei sondaggi il Presidente Noboa in difficoltà.  Ciò lo potrebbe aver indotto a commettere la sciocchezza di invadere un’Ambasciata per arrestare un  signore che aveva già una condanna ma che aveva comunque ottenuto dal Messico l’asilo politico. C’è, quindi, il forte sospetto che si tratti essenzialmente di una scelta politica, intesa a fare breccia in quella parte della popolazione che vuole l’uomo forte, stile Nayib Bukele di El Salvador: un leader che non si ferma davanti nessuno e che rappresenti un po’ il macho alfa, diciamolo così. Dall’altra parte c’era il rischio che se Glas fosse scappato dall’Ecuador grazie agli aiuti dei messicani, avrebbe pregiudicato ancora di più i risultati del 21 aprile.

Detto tutto ciò, rimane il fatto che si è trattato di un errore, di un grave errore. In ogni caso il Paese rimane diviso, anche perché, non dimentichiamolo, gli ecuadoriani debbono necessariamente attraversare il Messico per andare legalmente o illegalmente negli USA: un obiettivo che ora diventa molto più difficile da raggiungere a seguito della rottura delle relazioni diplomatiche.  

Ecco, cosa rischia l’Ecuador sul piano internazionale

L’Ecuador è riuscito incredibilmente nell’impresa di mettere d’accordo tutta l’America Latina nel condannare questa assurda azione poliziesca. Perfino Milei, il Presidente dell’estrema destra argentina, che notoriamente non ha peli sulla lingua, che non si ferma davanti a niente e a nessuno, ha condannato l’azione di Noboa. In pratica, dall’Argentina fino al Messico, passando per Nicaragua, Honduras, Panama, Venezuela, Uruguay e Colombia, tutti si sono detti contrari a questa scelta. Lo stesso mercato comune del Mercosur potrebbe interrompere i rapporti con l’Ecuador. In parole povere, si profila un grande isolamento internazionale.

Come è stata invece recepita questa decisione dall’opinione pubblica ecuadoriana e dalla stampa?

Naturalmente ci sono posizioni molto differenziate anche nell’ambito dei mezzi di comunicazione, spesso collocati su posizioni contrastanti. Va riconosciuto, però, che c’è molta gente che condivide la scelta del Governo e che considera  Glas semplicemente un delinquente e narco terrorista, e che quindi critica duramente l’appoggio dei messicani.  Ritengo, però, che queste posizioni si stempreranno radicalmente dopo il 21 aprile. Soprattutto, quando la gente si renderà conto delle conseguenze di questa assurda scelta, quando non potrà, ad esempio, avere il visto per andare in Messico, quando diventerà molto più difficile studiare in quel Paese, quando  sarà estremamente problematico attraversare il Messico per andare in altri Paesi. Credo che da un lato il Governo non si sia ben reso conto di quello che stava facendo e, dall’altro, che questo momentaneo consenso di una parte della popolazione potrebbe presto ritorcersi contro.   

È noto che l’Ecuador sta attraversando un momento molto difficile dal punto di vista economico, sociale e della sicurezza. Come sta vivendo questa situazione la Comunità italiana?

Intanto va detto che anche diversi italiani tendono a semplificare la questione dicendo che i messicani stavano aiutando un delinquente che cercava di evitare la prigione dopo essere stato condannato. Naturalmente ci sono anche coloro che sostengono che la magistratura è condizionata dalla politica, che Glas è comunque un perseguitato politico, che in ultima analisi anche l’Ambasciatore messicano è stato per un breve periodo un prigioniero che non ha potuto evitare il l’irruzione della polizia.

Comunque, complessivamente possiamo dire che la popolazione italiana e italo-ecuadoriana avverte l’angoscia di vivere in un Paese diventato molto pericoloso e che ha istituzioni che non esitano a trasgredire la legalità. Si tratta di un messaggio decisamente grave. Personalmente ritengo che il Presidente e il governo, fatto da molti giovani inesperti e non adeguatamente preparati, non hanno saputo valutare bene le drammatiche conseguenze di una scelta che rischia di mettere il Paese in grande difficoltà anche a livello internazionale.