Luis Flores (giornalista boliviano)

Il 5 ottobre prossimo si voterà in Bolivia per la Presidenza della Repubblica. Inoltre, verranno eletti i 130 membri della Camera dei deputati e 36 senatori. Per diventare Presidente il candidato dovrà ottenere la maggioranza assoluta o almeno il 40% con una differenza di oltre il 10% rispetto al secondo. Se nessuno otterrà questi margini si andrà al secondo turno. Stanno alle indagni demoscopiche, ci sono tutte le premesse affinché Evo Morales diventi  Presidente per la terza volta consecutiva. Il suo indice di gradimento s’aggira intorno al 50%, mentre nessuno degli altri candidati ha supera attualmente il 20%. Da registrare, comunque, che Morales, uno dei grandi padri della nuova sinistra latino americana e primo Presidente indigeno, è riuscito ad aggirare il divieto delle 3 candidature consecutive previste dalla Costituzione del 2009 grazie a un’interpretazione del Tribunale Costituzionale secondo cui il mandato del 2006-10 non contava ‘perché fatto con l’altra Costituzione’.

 

Per parlare di queste elezioni abbiamo sentito il giornalista boliviano residente a Roma Luis Flores che da molti anni (insieme a Elena Tricoli) dirige a Roma ‘Sentir Latino’, un programma radio televisivo di cultura latino americana. Iniziativa che nasce non solo per la gente residente in Italia, ma anche per tutti coloro che desiderano maggiori informazioni  sui  Paesi  sudamericani. In coda all’intervista riportiamo i dati tecnici per seguire i programmi televisivi e radiofonici.  

 

L’attuale Presidente Evo Morales ha sicuramente dato una forte impronta di sinistra non solo alla Bolivia ma a tutta l’America Latina. Però, secondo gli ultimi sondaggi, il suo consenso è sceso sotto il 50%. E’ possibile ipotizzare addirittura una sua sconfitta elettorale?

 

Il presidente Morales si è ispirato al ‘socialismo del ventunesimo secolo” lanciato da Hugo Chavez Frias, l’ex Presidente  del Venezuela scomparso recentemente. Questo nuovo orientamento ha comportato un rafforzamento della sinistra in Sud America e l’allontanamento della Bolivia, insieme ad altri Paesi, dalla Banca Mondiale, per cercare nuove strade verso lo sviluppo e la crescita.

 

Solo poche volte la popolarità del Presidente Morales è scivolata sotto il 50% mentre in certe circostanze ha sfiorato addirittura il 60%. In ogni caso è molto difficile che non venga riconfermato alla Presidenza.

 

 In Europa ha fatto un certo effetto sapere che Morales è stato il leader del movimento sindacale dei ‘cocolero’ boliviani, una federazione di colonizzatori contadini quechua e aymara coltivatori di coca che si oppongono agli sforzi, principalmente degli Stati Uniti di sradicare le coltivazioni di coca. In un’intervista Morales ha dichiarato: “Niente più cocaina, niente più traffico di droga, ma non niente più coca”. Cosa intendeva dire? 

 

Il presidente ha sempre spiegato che la ‘Coca’ non è la cocaina ma una foglia ‘sacra’ per i contadini. La produzione e il consumo degli stupefacenti è sempre stata alimentata dalla domanda dei consumatori, cioè, dal mercato nord americano. In questo contesto va letto la frase del Presidente Morales, pronunciata mentre la DEA agiva sul territorio boliviano. In altri termini, per Morales è giusto combattere il commercio della cocaina ma questo non significa sradicare la foglia della Coca, che fa parte della cultura boliviana. In parole povere, Morales ha voluto dire NO all’intromissione di forze straniere in Bolivia.

 

 

Recentemente ha fatto clamore la notizia che il Presidente intende partecipare come calciatore nei prossimo campionato boliviano, indossando la maglia numero 10 dello Sport Boys Warnes. Per alcuni si tratta di una mossa demagogica e populista per riacquistare consensi. Lei cosa ne pensa?

 

Il Presidente ha sempre giocato ed è stato sempre un appassionato del calcio. Per questo ha accettato la proposta dell’amico sindaco della città di Warnes ad assumere la presidenza onoraria della società e a partecipare ad alcune gare come calciatore con la maglia numero 10. Non credo che sia stata una mossa per racimolare qualche voto, anche perché questa decisione è stata presa quando ancora non si parlava di elezioni. E’ molto probabile, invece, che se avesse fatto semplicemente un calcolo elettoralistico non avrebbe accettato questo genere di proposta che, come sanno tutti, comporta sempre qualche rischio e inconveniente.

 

 Ci può descrivere chi sono e cosa propongono gli altri candidati alla Presidenza?

 

I principali candidati sono Samuel Doria Medina, del partito dell’Unidad Demócrata (UN), Rubén Aguilera, del partito Unidad Democratica,  Jorge Tuto Quiroga, del Partido Demócrata Cristiano (PDC),  Juan del Granado, del Movimiento Sin Miedo (MSM), Fernando Vargas Musua, del Partido Verde (PVB). Poi ci sono altri candidati minori.

 

Samuel Doria Medina è stato un ex ministro e più volte candidato alla Presidenza della Repubblica.  Attualmente è il Presidente del Frente de Unidad Nacional, partito di orientamento conservatore e che pone in alternativa al Governo Morales. Viene considerato il più grande industriale boliviano essendo a capo della SOBOCE, la compagnia di produzione di cemento più grande della Bolivia.

 

Rubén Armando Costas Aguilera è uno dei principali oppositori del Governo Morales. Attualmente è il Governatore del Dipartimento di Santa Cruz. Perito agrario è stato un dirigente sindacale e dell’associazione dei produtori di latte e del Comitato civico di Santa Cruz. E’ stato il fondatore del Movimento socialdemocratico che in realtà è di destra, o meglio, espressione di un regionalismo che in Italia definiremmo leghista.

 

Jorge Tuto Quiroga è stato Presidente della Bolivia dal 7 agosto del 2001 al 6 agosto del 2002. Nel 2005 ha partecipato alle elezioni presidenziali con una coalizione di centro destra chiama Poder Democratico Social (PODEMOS). È stato sconfitto da Morales ottenendo solo il 28,6% dei suffragi.

 

Juan del Granado, ex sindaco di La Paz è un avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili, conosciuto anche come ‘Juan senza paura’. E’ parente  del famoso poeta boliviano Javier del Grenado. Sua moglie, Miriam Marcela Revollo Quiroga, è membro della Camera dei deputati. Dopo  aver rotto con Morales guida il Movimento senza paura (Msm) che rappresenta un’opposizione da sinistra;

 

Fernando Vargas, è stato un dirigente del territorio indigeno del Parco Nazionale Isiboro Secure (TIPNIS). Come rappresentante dei Verdi Vargas è fortemente impegnato al mantenimento dei boschi, della flora e della fauna, nel massimo rispetto della ‘madre terra’.

 

La Bolivia da tempo ha un contenzioso con il Cile per avere un accesso al mare. Sull’approccio a questo problema ci sono delle posizioni differenti tra Morales e gli altri candidati?

 

Il ricorso della Bolivia alla Corte internazionale di giustizia dell’AIA in merito alla richiesta di uno sbocco sull’Oceano Pacifico ha visto tutti i partiti allineati sulla stessa posizione che, tra l’altro, ha ricevuto dei consensi anche da parte di alcuni deputati cileni.

 

E’ vero che la politica di nazionalizzazione delle fonti energetiche, soprattutto del gas, ha aumentato notevolmente le entrate dello Stato. Tuttavia, oggi per la Bolivia è diventato molto più complicato attirare gli investimenti esteri, di cui il Paese ha un grande bisogno. Come si pensa di uscire da questa situazione?

 

La politica di nazionalizzazione in Bolivia viene attuta sulla base di norme e decreti governative. Ciò significa che le grandi aziende interessate a investire in Bolivia debbono tener conto del fatto che ci sono delle leggi nazionali e quindi non basta, come avveniva in passato, sottoscrivere un accordo ministeriale nell’interesse di alcuni politici e non del Paese. La Bolivia per molti anni è stata una miniera saccheggiata da tante imprese internazionali, grazie alla condiscendenza interessata di molti politici. Quando verrà accettata e capita questa nuova situazione, le imprese potranno tornare e investire tranquillamente in Bolivia.

 

Quali sono le prospettive delle relazioni tra la Bolivia e l’Europa, in particolare, l’Italia?

 

La politica estera boliviana da molto tempo è impegnata a siglare accordi reciproci con alcuni paesi dove risiedono consistenti comunità di cittadini boliviani. Accordi che garantiscano, ad esempio, la maturazione di una pensione. La Bolivia ha già firmato interessanti accordi con la Spagna e ora sta trattando con l’Italia. Per l’Europa, in America Latina e, quindi, anche in Bolivia, permangono notevoli possibilità di investimenti, soprattutto per quanto riguarda le risorse naturali.

 

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