La settima edizione di America Latina terra di libri, organizzata dall’IILA (l’Istituto Italo Latino Americano) nell’ambito della Fiera Più libri Più liberi di Roma sarà dedicata allo scrittore colombiano e Premio Nobel Gabriel García Márquez. Abbiamo, quindi, chiesto a Esperanza Anzola, colombiana, amante della letteratura e dell’arte latino americana, nonché membro dell’ufficio stampa dell’IILA, di disegnare un breve profilo del grande scrittore.

 

A partire dagli anni sessanta si è assistito a un notevole sviluppo della letteratura latino americana a livello mondiale. Figure come Miguel Ángel Asturias, Julio Cortázar, Pablo Neruda, Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa, Octavio Paz, Carlos Fuentes e altri hanno dato alla letteratura latino americana un ruolo da protagonista sulla scena internazionale, segnando un decennio di immensa creatività, che si è riflesso in modo particolare nella scrittura di romanzi con uno stile nuovo e vivace che ha fatto riconoscere alla critica un’identità latino americana. Questa stessa identità è stata individuata nella poesia, nella musica e nella pittura.

 

Tutti questi scrittori, che in gran parte si rifanno all’ideologia di sinistra, hanno richiamato l’attenzione del mondo verso una letteratura brillante che ha mescolato la sperimentazione moderna con molte delle esperienze contraddittorie dell’America Latina, che sono state considerate esotiche e innovative dal Primo Mondo e che ha catalogato questo aspetto del linguaggio narrativo come ‘magico’. Un racconto magico utilizzato anche dallo scrittore Gabriel García Márquez nel corso della sua intera opera, dando così origine al cosiddetto ‘realismo magico’, un scuola letteraria che ha avuto numerosi fan in tutto il mondo e che si è sviluppata con un grande forza sino ai giorni nostri.

 

‘Cent’anni di solitudine’, il capolavoro di Gabriel García Márquez, è senza alcun dubbio uno dei pochi romanzi latino americani di grandissimo impatto su letteratura mondiale. Questo libro potrebbe essere interpretato come un’ allegoria della storia colombiana attraverso la trama della famiglia Buendía, e Macondo è una vera metafora dell’America Latina. Per Garcia Marquez, l’America Latina è sempre stata un’ossessione, tanto che nel 1982, quando gli è stato assegnato il Nobel, ha voluto dedicare il suo discorso al Continente natio: “La sfida più grande per noi”, ha dichiarato, “è stata la mancanza di risorse convenzionali per rendere credibile l’intera nostra vita “.

 

Gabriel García Márquez è stato un colombiano universale, un uomo che ha lasciato un segno nei suoi lettori, un uomo che non ha mai nascosto le sue opinioni e che ha mantenuto ferme le sue convinzioni sino al giorno della sua morte (Messico 17 aprile 2014). È stato uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, di tutti i tempi.

 

Macondo è l’inizio di tutto, è il ‘popolo immaginario’ del suo fondatore, José Arcadio Buendía, e probabilmente l’inizio del successo letterario del suo autore e del libro che è stato un preciso punto di riferimento per varie generazioni. E’ stato anche il motivo ispiratore dell’iniziativa promossa dal IILA all’interno della fiera Più libri Più liberi di Roma, nell’ambito della edizione  America Latina terra di libri. Interessante ricordare che mentre la prima edizione di questa manifestazione è stata dedicata al Realismo magico del mondo globale, oggi, che siamo giunti alla settima edizione, viene reso omaggio a Gabriel García Márquez promuovendo l’assioma ‘Vivere per raccontare’, che poi è il titolo del primo dei tre volumi autobiografici dello scrittore colombiano.

 

 Esperanza Anzola