Con Gabriele D’Annunzio è avvenuto nella letteratura qualcosa di analogo con quanto è successo con Giovanni Gentile nella filosofia: per molti anni questi due grandi genii italiani sono stati messi in soffitta a causa delle loro simpatie per il fascismo. Eppure, nel caso di D’Annunzio, abbiamo a che fare con uno dei più grandi interpreti della tradizione poetica italiana, nonché con un politico, bisogna riconoscerlo, che ha lasciato un segno profondo nella storia del suo tempo, influenzando notevolmente gli eventi che si sono succeduti. Inoltre, come uomo, nella sua eccentricità, spericolatezza, originalità e individualismo, ha interpretato, con tutti i suoi eccessi, nel bene e nel male, il carattere individualistico degli italiani. Infine, è noto che le donne a suo tempo lo adoravano come oggi lo adora Daniela Musini, la grande attrice, scrittrice, drammaturga e pianista, che da diversi anni ripropone sui palcoscenici di tutto il mondo il grande ‘Vate’ dell’era umbertina. E proprio per indagare su come é nato questo ‘amore intellettuale’ siamo andati a trovare la Musini nel corso di uno dei suoi pochi momenti di relax.

 

“La figura di Gabriele D’Annunzio”, spiega, “mi ha intrigata sin da quando avevo 14 anni, a seguito alla lettura de Il Piacere. E’ stata una specie di deflagrazione che mi ha portata allo studio delle opere di questo personaggio discutibile ma innovatore, di una cultura eccezionale, multanime e multiforme, al punto da irretire ed affascinare la mia anima che ora si sublima nel decantare  vita e opere dello scrittore attraverso le sue donne: una su tutte, quella Divina Eleonora Duse che da vent’anni interpreto sui palcoscenici prestigiosi” . Nel lavoro Amore mio crudele la Musini, nata a Roseto degli Abruzzi ma residente a Città S. Angelo (vicino a Pescara), recita  7 brevi monologhi,  ciascuno dei quali dedicato ad una donna/musa di D’Annunzio: 7 creature palpitanti e fatali, che non furono soltanto protagoniste di passioni rapinose, ma che assursero a ruolo di ispiratrici di pagine memorabili e capolavori immortali.

 

“Le Donne”, dice ancora la Musini, “anche quelle più emancipate intellettualmente, hanno subito il fascino della sua genialità, della sua personalità magnetica, da animale da palcoscenico, della sua arte di seduzione portata all’estremo. Eleonora Duse è, indubbiamente, la donna più incidente ed importante per l’attività creativa e letteraria di D’Annunzio. Al di là del rapporto amoroso e della passione”, prosegue la Musini, “tra i due si è instaurato un sodalizio artistico così forte da trasformare la Duse nella linfa e Musa ispiratrice delle opere più importanti del Vate. Tutte le donne hanno, comunque, rappresentato fonte di ispirazione,  contaminazione e germinazione artistica per lo scrittore: Il Trionfo della Morte, L’Innocente, la bellissima poesia La Passeggiata. Nel  teatro l’Alcione, il Fuoco, hanno immortalato momenti bellissimi e struggenti delle donne Muse che, dopo D’Annunzio, sono morte tragicamente. Oramai la loro vita era stata completamente stravolta e un destino ineluttabile le attendeva, tragico”.

 

Da registrare che i recital-concert della Musini hanno trovato spazio presso numerosi Istituti Italiani di Cultura, tra cui Berlino, Istanbul, Ankara, Colonia, Lione, San Pietroburgo, Kioto, nonché l’Ambasciata d’Italia a Cuba, l’Accademia di Musica della Bielorussia a Minsk, il Teatro dell’opera di Varsavia, il Consolato d’Italia a Philadelphia e a Pittsburgh. Inoltre, l’attrice ha conseguito ben 11 Premi alla Carriera, tra i quali il Premio Internazionale Adelaide Ristori in qualità di Dannunziana,  assegnato ogni anno a 50 donne in tutto il mondo, che si siano distinte per particolari meriti artistici e culturali.

 

Prima di congedarmi  la Musini si sofferma sulla sua nuova esperienza messa in cantiere e che lei non esita a definire ‘fantastica e complessa’. Del resto, lei è una vera amante  della complessità, dell’intrigo mentale, dell’aspetto prismatico e pirandelliano del genere umano. Infatti, a breve sarà in scena un altro recital concert (dove lei declama e suona al pianoforte) in cui ci sarà un excursus storico delle più belle poesie d’amore, da Prévert a De André, Garcia Lorca, Neruda e Leopardi. In sostanza una specie di viaggio spazio temporale sulla lirica d’amore declinato in tutte le sue manifestazioni: tenerezza, angoscia, intensità e affabulazione, aspetto quest’ultimo che coniuga molto bene la sua personalità di donna, artista e scrittrice, in un unicum inscindibile.

 

Sulla porta di casa, la Musini mi fa anche una raccomandazione: “Invito tutti i lettori a visitare il Vittoriale degli italiani“.  In effetti, quello che molti ritengono sia solo l’ultima residenza di D’Annunzio, rappresenta invece  uno straordinario complesso di edifici, vie, piazze, teatro all’aperto, giardini e corsi d’acqua eretto tra il 1921 e il 1938, a memoria della “vita inimitabile” del poeta-soldato e delle imprese degli italiani durante la Prima guerra mondiale. Il complesso, creato da D’Annunzio e costruito dall’architetto Giancarlo Maroni, si trova a Gardone Riviera sulla sponda bresciana del lago di Garda. Il Vittoriale oggi è una fondazione aperta al pubblico e visitata ogni anno da quasi 200 mila persone.

 

 Daniela Musini