L’Avvocato Salvatore Viglia   

Pubblichiamo l’articolo di Salvatore Viglia (riquadro), avvocato particolarmente impegnato nel sociale. Con questo intervento Viglia mette seriamente in dubbio la legittimità da parte dello Stato di imporre tasse  per servizi pessimi ed insufficienti, per poi chiedersi se in questi casi si possa parlare di abusi fraudolenti. 

 

In realtà, visto e considerato l’andazzo e la pressione fiscale che opprime oltre ogni ragionevole intenzione gli italiani, si può affermare che, per il semplice fatto che si esiste, si debbano pagare le salatissime tasse che ci propinano. Ora, essendo assai agevole proporre un discorso di demagogia spicciola ma pur sempre sensata e ragionevole, potremmo porci qualche quesito: “le tasse servono a che la società funzioni meglio e vi sia il ritorno ai cittadini in termini di offerta di servizi?” Certo che sì. Ma se i servizi poi risultano più presunti che effettivi, se cioè essi siano pessimi ed insufficienti oppure addirittura inesistenti, i tributi sarebbero incassati senza legittimazione? In questo caso si perpetrerebbe un abuso fraudolento perché si eluderebbe sfacciatamente la funzione stessa della pressione fiscale. Allora, perché pagheremmo le tasse? Un buon motivo, visto che quello dei servizi è disatteso, dobbiamo pur trovarlo altri menti la legale richiesta dei tributi altro non sarebbe che un “pizzo” di Stato.

 

Allora, paghiamo le tasse per il semplice fatto che esistiamo, che siamo nati e quindi viviamo. Non farebbe una piega la deduzione paradossale se venire al mondo fosse una concessione di Stato e non un fatto naturale di prosecuzione della specie. Lo Sato si accontenta, per esempio, di non chiedere il pagamento delle tasse a chi vive ma non esiste amministrativamente parlando. Pensiamo a chi non ha un domicilio, a chi vive solo perché si muove ma che non ha, per questo motivo, alcun diritto, neanche quello di votare. Lo Stato rinuncerebbe dunque ad esigere le tasse da questi “viventi-non esistenti” perché senza dimora fissa, domicilio e residenza? Questa è una notizia nella notizia perché risulta veramente arduo credere a questa resa statale.

 

Ma se lo Stato rinuncia, significa che richiedere le tasse non è un imperativo categorico. Significa che a questo imperativo si può derogare. Ma se è lecito derogare, perché dovrebbe essere lecito pretenderle? Il fatto è che, ritornando con la mente al cinismo della prassi quotidiana di Stato, su questo esercito di zombi,  c’è chi specula e si arricchisce compreso chi “umanamente” se ne occupa. Essi avrebbero un costo per lo Stato per essere riconosciuti esistenti. La metamorfosi, l’omologazione del passaggio da vivente ad esistente sarebbe economicamente un cattivo affare.  Non conviene, sarebbe un macigno, una spesa di gran lunga più esosa degli importi che da questi incasserebbe in forma di tasse una volta divenuti esistenti.