Foto: (da sinistra verso destra): Lucio Martino, Andrew Spannaus; Roberto Montoya; Germano Dottori. 

 

 

Impulsivo, classista, maschilista, nemico degli islamici, dei messicani, dei cinesi, contrario alla limitazione della vendita delle armi, contrario agli aiuti internazionali, favorevole alla Brexit: questi sono solo alcuni degli epiteti che buona parte della stampa americana e internazionale ha affibbiato, a Donald Trump, candidato repubblicano che nel mese di novembre contenderà la Presidenza degli Stati Uniti alla democratica Hillary Clinton, ex Segretario di Stato durante il primo mandato presidenziale di Obama e moglie dell’ex Presidente Bill Clinton. Insomma, a sentire i mass media, Trump rappresenterebbe  un vero pericolo non solo per l’America ma anche per il mondo. Ma è proprio così?

 

La questione è stata affrontata nel corso di un vivace di dibattito organizzato presso la stampa estera e moderato dal Segretario Generale Roberto Montoya, al quale hanno partecipato il Prof. Germano Dottori (Studi Strategici, Luiss Guido Carli), il giornalista americano Andrew Spannaus (autore del libro:   “Perché vince Trump”) e il prof. Lucio Martino (del Guarini Institute for public Affairs  – John Cabot University). Ma prima di entrare nel vivo dell’incontro ecco un breve profilo di Trump che, comunque, sta riscuotendo un ampio consenso nel Paese.

 

Figlio di un noto investitore nel settore edilizio di New York, Trump si è laureato alla Wharton School of the University of Pennsylvania. Il suo temperamento estroso e la sua partecipazione per oltre dieci anni al programma televisivo The Apprentice (da lui prodotto e condotto) lo hanno reso un personaggio famoso e per certi versi carismatico, tanto da indurlo a scendere in politica. Nel 2000 si è presentato senza successo alle presidenziali con il Partito della Riforma, poi è entrato prima nel Partito Democratico e in seguito in quello Repubblicano. Trump viene considerato un vero outsider, molto contestato all’interno del suo stesso partito, ma capace di riscuotere grandi entusiasmi  presso gli americani.

Ma, in sostanza, cosa cambierebbe per l’Europa e, quindi, anche per l’Italia, se lui realmente diventasse Presidente? Ecco cosa è emerso dal dibattito presso la stampa estera.

Temperamento e conoscenze. Sicuramente Trump si caratterizza per un carattere forte e provocatorio. Tuttavia, secondo gli esperti, molte delle sue battute apparentemente infelici sono servite a conquistare ogni giorno le prime pagine dei giornali e, soprattutto le simpatie di molti elettori che vedono in lui un personaggio fuori dagli apparati di partito: esattamente l’opposto della Clinton.

Se le sue esperienze politiche e dip0lomatiche sono decisamente a quelle della rivale, c’è da presumere che una volta insediato nella Casa Bianca farà di tutto per circondarsi di persone altamente qualificate.

Rapporti con la Russia. Essendo molto pragmatico, probabilmente cercherà soprattutto di fare affari con i russi. E questo potrebbe avvantaggiare anche l’Italia che sta cercando di intensificare i rapporti con Mosca. La Clinton intenderebbe invece avviare rapporti più duri con il Presidente russo Putin.

Impegno militare. Trump è favorevole a un disimpegno consistente in Sira, Iraq e Afghanistan. Inoltre spingerebbe per una riduzione americana all’interno della Nato, soprattutto per motivi economici. Questo potrebbe, tra l’altro, agevolare la nascita di un esercito europeo. La Clinton sarebbe, invece, favorevole a una presenza americana più consistente sui vari teatri di guerra.

Rapporti con l’Europa a seguito della Brexit. Probabilmente l’Asse USA – Gran Bretagna verrebbe affievolito e sostituto da rapporti più intensi con l’UE. Sono noti invece i legami della famiglia Clinton con la Gran Bretagna.

Welfare. Sicuramente Trump è meno disponibile alle politiche assistenziali verso le classi più deboli. Tuttavia in questo campo molte delle promesse di Obama non hanno avuto esiti positivi.

Immigrazione. Ha fatto scalpore la volontà di Trump di rafforzare il muro contro l’ingresso dei messicani. E’ bene, tuttavia, ricordare che le prime pietre di questo muro sono state innalzate a suo tempo dai democratici.

A questo punto, in conclusione, possiamo dire che il dibattito presso la stampa estera ha avuto in ogni caso il merito di ‘rasserenare gli animi’. Certo, molti dubbi su una possibile presidenza Trump rimangono.  Tuttavia, è passata l’idea che per l’Europa (e quindi anche per l’Italia) una eventuale elezione di Trump non sia proprio una sciagura: anzi, per certi versi potrebbe anche rivelarsi positiva. Vedremo.