Roberto Capriotti

 

In previsione della prossima puntata della serie ’15 minuti per un nuovo Stato Sociale’ incentrato sul secondo Bisogno Capitale, la necessità di vestirsi (serie Video gestiti dalla REA,  l’associazione delle piccole e medio Radio e Televisioni Europee) si è acceso un vasto dibattito tra esperti, stilisti e operatori sociali sul ruolo del mondo della moda nei riguardi delle persone in difficoltà economiche. Dopo la recente intervista fatta con la studiosa Alberta Bellussi (vedere http://puntocontinenti.it/?p=9612) è la volta di un giovane stilista che sta riscuotendo un grande interesse non solo per le sue creazioni ma anche per le sue idee sulla moda come veicolo sociale. Parliamo di Roberto Capriotti, laureato in Scienze della Moda e del Costume a La Sapienza di Roma. Capriotti oltre ad essere un appassionato della storia del costume è anche alla continua ricerca nuovi spunti per fare moda.  

 

Nell’immaginario collettivo la moda viene sempre abbinata al lusso e alle classi più ricche. E’ possibile ipotizzare anche una moda pensata e fatta per le persone che hanno pochi soldi?

 

Una Moda a basso costo è possibile solamente se c’è un ritorno a un pensiero di pura creazione, senza rendere un capo solo un pezzo di marketing. Una moda per tutti non deve essere un’ ipotesi, ma la costruzione di un mondo creativo non meccanizzato da un sistema economico che spinge la moda solo ad essere una macchina da soldi: bisogna, invece,  rendere questo strumento di bellezza  fruibile a tutti.

 

Considerando che vestirsi dignitosamente oltre che un’esigenza è anche un diritto, cosa potrebbe fare lo Stato per alimentare su vasta scala la produzione di vestiti a costi molto ridotti? 

 

Lo Stato se ritenesse il vestirsi come realmente un bene primario, come parte essenziale di una persona, potrebbe istituire un ente che distribuisca delle agevolazioni di qualsiasi genere, che permettano a tutta la popolazione di potersi vestire. In questo modo si potrebbe partire con un programma in grado di risolvere molti problemi economici di famiglie in difficoltà, soprattutto in questi tempi di crisi.

 

In che misura le nuove tecnologie potrebbero dare una mano a risolvere questo problema?

 

Le nuove tecnologie possono agevolare la fruizione della moda da parte di tutti, abbattendo i costi di produzione in modo tale da arrivare ai soli costi di distribuzione e commercializzazione dei capi.

 

Esiste da parte dei giovani stilisti una sensibilità verso questo problema?

 

I giovani stilisti hanno a cuore le questioni sociali. Se adeguatamente sensibilizzati sarebbero portati a impegnarsi nel ricerca di un nuovo modo di fare moda. E questo per una ragione molto semplice: ogni nuovo talento è naturalmente portato a cercare sempre nuove soluzioni. Inoltre, i giovani hanno una predisposizione a interessarsi dei bisogni sociali  sociali e delle questioni economiche. Non a caso negli ultimi tempi si sono sviluppati nuovi modi di riuso dei capi e altre soluzioni finalizzate all’abbattimento dei costi. Tra queste possiamo citare la valorizzazione del vintage (cioè, dei vestiti indossati o prodotti da almeno un ventennio) e la vendita di capi di seconda mano. Tutto ciò ha alimentato l’apertura di numerosi centri di vendita e associazioni che fanno del riutilizzo il loro punto di forza. Tutto ciò non rappresenta solo un modo per limitare lo spreco, ma anche un efficace sistema per abbattere i costi, permettendo a chi ha delle difficoltà economiche di comprare dei pezzi “di marca” a prezzi ragionevoli e non condizionati dal pagamento del “Marchio”.

 

Lei che è anche uno studioso della moda, ritiene che, com’è avvenuto in passato per l’alta moda, dall’Italia possa partire un nuovo movimento internazionale orientato alla creazione di una moda popolare?

 

Certamente. Proprio dall’Italia può partire un nuovo movimento incentrato sulla creazione di una moda popolare ed etica. E questo perché nel nostro paese ancora c’è la voglia di creare moda “pura”, che poi è un trampolino verso una nuova moda etica in grado di portare al superamento della distinzione sociale. L’obiettivo è arrivare a una nuova era creativa che tenga nella massima considerazione le esigenze sociali e che non ambisca a rappresentare un simbolo di potenza economica.

 

Video con Capriotti