Nel riquadro Deborah Pacifico

 

In questo articolo Deborah Pacifico della Segreteria Generale della Federazione Italiana Giuoco Handball, elabora un’interessante analisi sul ruolo che lo sport può esercitare nell’ambito dello sviluppo sociale: una materia che la Pacifico segue da molti anni. Recentemente è stata anche una delle promotrici del Movimento Tutela Sociale, un Movimento d’opinione che si propone di rafforzare i diritti sociali tra cui la possibilità, sia per i giovani che per gli anziani, di esercitare lo sport in tutte le sue dimensioni. 

 

Pur non volendo reiterare concetti che ultimamente dilagano intorno alla parola “sport” occorre porre un’attenzione particolare a questo ambito perché c’è differenza tra “sport” ed “educazione fisica” per una serie di motivi validi quali la salute, la convivenza sociale, il lavoro ed anche l’economia.Gli antichi recitavano mens sana in corpore sano e mai frase fu più giusta infatti un fisico in movimento consente il mantenimento di livelli ormonali e nutritivi tali da consentire uno sviluppo sano della crescita, un salvaguardia in età adulta ed una conservazione nella terza età. Sta prendendo piede, finalmente, l’attività fisica anche per gli over, sono tantissime le associazioni sportive che offrono l’accesso all’attività sportiva; si sono creati tantissimi posti di lavoro, basti guardare quanti bonus sono stati elargiti nel periodo maggio-dicembre 2020 eppure è un settore che non ha il giusto riconoscimento.

 

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato che è Il binomio “educazione – salute” su cui si basano le maggiori speranze di promozione della salute nel terzo millennio, come del resto anche la scienza dimostra che l’intelligenza cognitiva, relazionale, sociale ed emotiva sono collegate allo sviluppo motorio. L’Agenda di Berlino (messa a punto durante il Summit mondiale dell’educazione fisica dell’ICSSPE del 1999) e la Dichiarazione sull’educazione fisica del 2000 hanno costituito le premesse, in particolare, della Dichiarazione del Panathlon sull’Etica dello sport giovanile nel 2004 a Gand ribadendo il concetto di educazione fisica e di Sport come diritto universale (per tutti e di ciascuno), basato su valori di interdisciplinarità e di impegno sociale.

 

L’Unione Europea ha incoraggiato vivamente i Paesi facenti parte con una raccomandazione (2003/6) che propone l’inserimento di un’ora di educazione fisica al giorno, all’interno o all’esterno dell’ambito scolastico e addirittura invitando gli istituti scolastici di ogni ordine e grado ad andare anche oltre questa soglia minima; ed incoraggia, altresì, lo sviluppo di un’educazione fisica non fondata unicamente sulla competizione sportiva per non scoraggiare gli allievi meno dotati o meno avvezzi alla pratica, e far beneficiare tutti del potenziale dell’attività fisica.Il Consiglio Europeo nel 2014 ha adottato delle Conclusioni anche in materia di parità di genere nello sport e nell’educazione fisica, invitando gli Stati membri ad attuare politiche per l’eliminazione degli stereotipi di genere e la promozione di una piena uguaglianza fin dalla tenera età, le stesse Conclusioni con le quali l’Europa chiede di prevenire la violenza di genere, la protezione delle vittime o potenziali vittime di abusi e molestie sessuali nello sport.

 

Lo sport e l’educazione fisica rappresentano il leitmotiv dell’aggregazione sociale e del fondamento di regole dettate dal campo fatte di rispetto dell’avversario e di solidarietà tra compagni di squadra, coetanei o non, dove si apprendono le regole del vivere insieme, dove ci si conosce e si sperimenta a superare i propri limiti cercando di fare sempre meglio che si sia agonisti oppure no. In Italia purtroppo solo negli ultimi 10 anni si è ripresa coscienza del benessere psico-fisico che ne deriva dal movimento fisico, i tagli delle ore di educazione fisica nelle scuole, la mancanza di personale docente professionalmente formato hanno portato ad un dànno alle generazioni di giovani. Qualcosa si sta muovendo in tal senso, sta prendendo piede, finalmente, l’idea che la docenza di educatore fisico nella scuola deve essere esercitata da chi ha studiato per tale incarico. Non a caso sono nati i licei sportivi che fanno da apripista per lo IUSM unica Università in Italia che forma docenti di educazione motoria e fisica, anche se, ad onor del vero, molte Università si sono lanciate in progetti pilota in tal senso.

 

Che dire, speriamo torni di moda la salute! Non solo augurandoci una veloce conclusione di questa pandemia che ha messo in ginocchio l’economia di molti Paesi, ma nella speranza che si prenda coscienza che la salute passa per l’educazione fisica e lo sport.

 

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Videoclip del Movimento Tutela Sociale con traduzione in inglese