Nel riquadro Mauro Marchionni

Punto Continenti raramente pubblica uno Documento o una Ricerca per intero. Questa volta abbiamo ritenuto opportuno fare un’eccezione data la delicatezza dell’argomento proposto dall’ingegnere Mauro Marchionni: Come la moderna informatica può permettere il superamento di una concezione ottocentesca della politica. Senza entrare nel merito del testo, che ipotizza un nuovo modo elettronico di votare, riportiamo per dovere di cronaca, un parere illustre espresso deall’ex Presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, che in una lettera indirizzata propio a Marchionni scrive: “Mauro, la tua legge risolverebbe tanti problemi ma richiederebbe una modifica costituzionale”. In quella stessa lettera Baldassarre solleva, tuttavia, anche delle perplessità sulla effettiva disponibilità dei partiti a votare una tale riforma radicale. Ma ecco il contenuto integrale della proposta Marchionni: .

 

A-1) Situazione attuale in Italia

Si può tranquillamente affermare che la peggiore piaga della Italia di oggi sia rappresentata dalla sottomissione di ogni attività produttiva, creativa o innovativa nazionale alla feroce ingordigia dei politici o, meglio, alla opprimente, costosissima e disgustosa onnipresenza dei partiti in ogni settore della società.

Siamo arrivati al punto che:

  • nulla può essere fatto, intrapreso o anche solo progettato se prima non ci si accaparra (sempre a caro prezzo) la “benevolenza” di un qualche partito
  • una qualsiasi proposta che provenga da una qualsiasi parte politica viene subito bocciata dalla parte avversa solo perché a proporla è stato un altro partito e senza assolutamente entrare nel merito della proposta stessa
  • se un parlamentare decide, secondo la sua coscienza e in disaccordo col suo partito, che una certa proposta è giusta o sbagliata non può esternarlo e agire di conseguenza poiché deve solo allinearsi alle posizioni del suo partito pena la “scomunica”, l’allontanamento dal gruppo come nuovo “paria” e l’accusa di traditore
  • nelle aziende pubbliche o parzialmente pubbliche (ma non solo in queste) non è possibile fare una assunzione basata sulla professionalità del candidato ma si debbono solo rispettare le liste di attesa stilate dai partiti (anni fa fui assunto per chiamata diretta da una azienda IRI che aveva assolutamente bisogno della mia spiccata professionalità in campo aeronautico. Dopo tre mesi dalla assunzione, e già in piena attività come responsabile della progettazione aziendale, fui chiamato dal capo del personale che mi scongiurò di procurarmi una qualche lettera di presentazione politica perché lui non poteva tenere in archivio una pratica di assunzione che non fosse completa di un “imprimatur” politico. Quando chiesi a quale partito sarebbe stato preferibile appoggiarmi mi fu risposto incredibilmente qualunque partito; questo accadeva qualche decina di anni fa ma oggi non è cambiato niente.

I partiti italiani sono diventati enormi piovre con tentacoli dappertutto che inquinano ogni attività, hanno apparati elefantiaci e costosissimi e il rapporto costi/benefici della loro esistenza  è ormai del tutto negativo.

In altre parole…..non possiamo più permetterci il lusso di mantenerli.

Il sistema partitico sta in piedi solo per una concezione ottocentesca e sorpassatissima della vita politica e potrebbe invece benissimo essere eliminato con la moderna informatica con la quale, finalmente, ogni singolo italiano potrebbe eleggere alle cariche pubbliche solo uomini che la maggioranza avrà giudicato come “probi viri” e che non saranno quindi legati, nella quasi totalità, a partiti, correnti, correntine, interessi palesi od occulti pur conservando, ovviamente, la loro impostazione “politica” e le loro idee sui “massimi sistemi”.

 

Una diretta conseguenza della partitocrazia è la esistenza, da noi, di politici di professione che da sempre galleggiano nelle torbide acque della politica, mettono il naso dappertutto e conducono esistenze più che agiate fornendo in cambio al paese (nella maggioranza dei casi) non certo servizi, competenza, professionalità, applicazione al lavoro, abnegazione, buona amministrazione ed imparzialità ma solo rissosità, incompetenza, intrallazzi con tutto e con tutti e sperpero inaudito del denaro pubblico che non viene speso per quelle opere che sono realmente necessarie alla nazione ma solo in  quelle che danno un profitto immediato e certo alla casta (vedi autostrada Milano – Serravalle) o un costosissimo prestigio a qualcuno (vedi ponte di Messina). E chi più ne ha più ne metta. E ogni politico si circonda di torme di portaborse, traffichini e picciotti tanto che, secondo stime serie provenienti da quei pochi politici ancora seri, oggi in Italia almeno 1.300.000 persone vivono di politica  (fonte UIL). Questo vuol dire che i costi dello Stato, già oberati da una eccedenza di addetti ai pubblici servizi, debbono essere ulteriormente aggravati da quasi un milione e mezzo di persone lautamente pagate e che svolgono pochissimi servizi per la società ma si dedicano invece principalmente agli intrallazzi e ai giochi di potere.

 

Tanto per fare un esempio ricordo benissimo un mio compagno di liceo (tra l’altro un bravissimo ragazzo) che non proseguì gli studi e si mise al servizio di un politico (democristiano) che, per assicurargli uno stipendio,  fece in modo di farlo assumere dalle Ferrovie dello Stato. Questo mio amico ha poi sempre lavorato al servizio del notabile citato ma non è mai entrato in una stazione se non da passeggero e alla fine della sua “carriera” ha avuto una lauta pensione con il grado di capostazione di prima classe senza aver mai visto, ripeto, una stazione se non da passeggero. Centinaia di migliaia di persone, in Italia, fanno lo stesso iter del mio compagno di scuola, vengono pagate a vita dal popolo italiano e non gli rendono in cambio servigio alcuno  e, inoltre, quasi mai sono persone oneste e coscienziose come lui. Se poi a queste centinaia di migliaia di persone andiamo a sommare le corposissime torme di cosiddetti “sindacalisti” che sbraitano e scalciano per la loro fetta di potere senza, quasi sempre, preoccuparsi veramente di coloro che dovrebbero rappresentare….. allora si capisce benissimo perché nessuna economia al mondo può riuscire a non essere asfissiata ed affossata da questi costi assurdi e in gran parte del tutto inutili.

 

A-2) Facciamo due conti.

Se le stime UIL sono esatte ed escludiamo i necessari politici di piccolo calibro a livello locale (sindaci, assessori, consiglieri) ecc. che sono comunque ineliminabili, restano almeno 300.000 persone che svolgono solo attività di partito. Ciò vuol dire che la eliminazione dei partiti toglierebbe almeno 300.000 persone dal sottobosco della politica, ovvero, sgraverebbe gli italiani di almeno 300.000 stipendi. Ciò vuol dire che le nostre disastrate finanze risparmierebbero la somma astronomica di circa 12 miliardi di € l’anno: una finanziaria per ogni anno. Avremmo quindi trovato il modo di riassestare le nostre finanze in pochissimi anni senza tartassare a morte i poveri contribuenti. E non basta. Queste 300.000 persone estromesse dal pubblico sostentamento dovrebbero per forza riciclarsi per fare un qualche altro tipo di lavoro (produttivo questa volta) con ovvi vantaggi del PIL. Avremmo quindi non solo 12 miliardi di risparmi per ogni anno ma anche un circa equivalente aumento del PIL con strepitosi vantaggi per tutta la economia nazionale.

 

A-3) Perché esistono i partiti

Ci è sempre stato detto e ripetuto fino alla ossessione che i partiti sono uno strumento indispensabile in una democrazia rappresentativa e ciò era indubbiamente vero in un’epoca nella quale la tecnologia informatica non aveva raggiunto lo sviluppo odierno. E’ del tutto scontato, infatti, che una democrazie diretta e partecipativa poteva essere pensabile solo in comunità piccole e geograficamente circoscritte ma non era più realizzabile quando lo Stato cresceva a dismisura come, in effetti, cominciò a verificarsi già dai tempi della Roma repubblicana. Non era più possibile, quindi, conoscere le qualità (positive o negative) di persone al difuori dello stretto ambito delle amicizie ed è quindi nata la necessità di riunirsi in gruppi e di delegare qualcuno a rappresentare i propri interessi. La nascita della stampa ha poi permesso di estendere i confini della possibilità di scelta dei delegati e, assieme alla contemporanea nascita delle ideologie, ha portato alla fine all’attuale configurazione ottocentesca della politica che prevede nelle grandi democrazie la presenza dei partiti che dovrebbero coagulare le esigenze di determinate “classi” contro altre “classi” ma che poi, invece, pensano solo ed esclusivamente agli interessi non tanto delle masse che li hanno eletti ma a quelli della ristretta cerchia di collaboratori e sostenitori.

 

A-4) Il parere di un alieno

Facciamo un discorso un po’ paradossale per capire che cosa direbbe un alieno venuto dallo spazio (E.T.) al vedere la situazione italiana di oggi. E.T. vedrebbe un migliaio di persone sedute in parlamento, lautamente pagate, suddivise in gruppi e che debbono approvare incondizionatamente le decisioni del loro capo gruppo. Decisioni, quindi, prese al difuori del parlamento e che vengono poi presentate in parlamento ove i suddetti gruppi le votano seguendo sempre, ovviamente, le direttive dei capigruppo e litigando furiosamente per giungere poi, alla fine, a conclusioni che erano già del tutto note fin dall’inizio del dibattito. Ma non sarebbe più semplice, direbbe allora E.T., riunire i vari capigruppo in un appartamento di tre stanze e cucina in periferia e lasciarli li a discutere delle loro decisioni? Non sarebbe più economico, più rapido, più efficace e così via eliminare lo scontatissimo e lunghissimo  rito della discussione in aula? Perché strapagare 1000 parlamentari, 3000 commessi e addetti, barbieri (110.000 € l’anno a un barbiere…!!!), camerieri e cuochi per ripetere in aula quello che si sono già detto i capetti in sedi separate? E perché, allora, non eliminare tutta questa infernale macchina mangiasoldi e guadagnare anche qualcosa dalla vendita, magari, di Montecitorio e di Palazzo Madama a qualche stramiliardario russo o americano? Capisco benissimo che il discorso è assolutamente estremista e praticamente improponibile ma è proprio questo che direbbe E.T. se osservasse dall’alto della sua astronave il desolante quadro della nostra politica

A-5) Il problema della mafia

L’altra piovra con mille tentacoli che avvinghia il paese è quella della malavita organizzata che sembra proprio non sia possibile estirpare. Ma siamo sicuri che la sua eliminazione sia veramente impossibile e che, invece, non sia anche questa una triste conseguenza della presenza dei partiti? Cominciamo con due dati di fattoe poi proviamo ad analizzarli per trarne qualche conclusione:

1 – negli anni venti la mafia subì una cocentissima sconfitta che la portò a un ventennio di quasi inattività e ciò avvenne ad opera del prefetto Mori che fu inviato in Sicilia dal fascismo con pieni poteri; Mori però, al culmine della sua operazione di ripulitura, fu riportato a più miti consigli quando lo stesso fascismo si accorse che i benefici della opera del prefetto di ferro non erano certo compensati dai problemi che la mancanza della mafia avrebbe portato al partito. Fatto sta, comunque, che fino a che qualche gerarca non capì che l’opera di Mori era alla fin fine contro gli interessi del partito…. la mafia subì una sconfitta terribile che per poco non la portò alla estinzione.

2 – in tempi più recenti solo il ministro Maroni è riuscito a inferire colpi durissimi alla criminalità organizzata come non aveva mai fatto alcun ministro degli interni prima di lui in 65 anni di storia repubblicana

Il fatton. 1 mostra che non è vero che la mafia non può essere sconfitta se lo stato utilizza veramente tutte le sue notevoli forze

Il fatton. 2  conferma che se lo Stato lo vuole la Mafia può essere sconfitta ma è di più delicata interpretazione e fa venire la domanda del perché il ministro leghista sia stato infinitamente più efficiente di tutti i colleghi che lo hanno preceduto. Ovviamente la risposta non può essere che lui è infinitamente più bravo di tutti gli altri e allora la causa vera deve stare da qualche altra parte.

Qualcuno ha detto che Maroni, ministro degli interni del nord e per di più leghista, poteva essere molto meno influenzabile dalla mafia di tutti i suoi predecessori che, guarda caso, sono stati sempre scelti tra la gente del sud. Ma perché un ministro sudista è più influenzabile di uno nordista? L’unica risposta decente a tale fatto è quella che ci dice che il grande potere di condizionamento elettorale delle mafie al sud è estremamente sentito dalle segreterie dei partiti e, di conseguenza, è meglio avere un ministro degli interni sudista che sarà più “indulgente” con i mafiosi traendone in cambio una serie di favoritismi elettorali; la lega, invece, non aveva ne poteva facilmente avere condizionamenti elettorali di tipo mafioso e i suoi uomini, pertanto, potevano agire abbastanza liberamente ed efficacemente contro la Mafia. Altre risposte attendibili non ne vedo.

Ma se le cose stanno così torniamo esattamente al punto della nostra ipotesi di partenza che vede nella esistenza dei partiti la ragione intima ed ultima delle tragedie nazionali. Se da noi, in altre parole, non esistessero i partiti il condizionamento mafioso verso la politica non avrebbe modo di esistere poiché, come evidenzia la bozza di legge elettorale in elaborazione, anche se tantissimi elettori sudisti fossero convinti (o meglio forzati) verso una certa candidatura si avrebbe che il rimescolamento statistico e automatico dei voti che viene fatto dalla legge elettorale ipotizzata potrebbe certo favorire la elezione di qualche losco individuo al gruppo dei 5.000 probiviri (la cui esistenza verrà spiegata più avanti) ma si avrebbe una rilevanza statisticamente poco rilevante sulla composizione del gruppo dei 500 parlamentari veri e propri. Tutto ciò vuol dire, per concludere, che una vera lotta alla mafia non potrà mai essere messa in atto fino a che esiteranno i partiti.

NOTA: uno degli esempi più terrificanti di che cosa voglia dire la esistenza dei partiti per quanto riguarda la Mafia è la storia di Gladio, storia che la stampa ha sempre raccontato come fa comodo ai partiti e non come in effetti si è svolta.Gladio era una efficientissima organizzazione segreta paramilitare creata per contrastare con azioni di guerriglia una eventuale invasione dell’Italia da parte del Patto di Varsavia. La sue efficienza e la sua segretezza erano eccezionali tanto che gli uomini di Gladio furono largamente utilizzati anche in azioni che gli stessi servizi segreti non potevano svolgere direttamente. Quando nell’89 cadde il muro di Berlino, Gladio si trovò, per così dire, disoccupata e allora il suo capo si recò il 23 ottobre del 1990 dall’allora capo del governo – l’ineffabile Andreotti – con una splendida proposta che, più o meno, suonava così: “Eccellenza, io dispongo di circa 500 uomini perfettamente addestrati e abbondantemente armati sparsi sull’intero territorio nazionale e mimetizzati in attività apparentemente del tutto normali. Se lei mi da il permesso io li posso scatenare contro al Mafia e le assicuro che in meno di un anno non se ne sentirà più parlare”.

L’ineffabile lo guardò impassibile da dietro le fessure dei suoi occhi e, congedando l’Ammiraglio, sibilò dalla sua bocca perennemente serrata: “penso che sia una buona idea”. Il giorno dopo (il 24 0ttobre del ’90) l’ineffabile si presentò in parlamento e disse che era venuto a conoscenza della esistenza di una organizzazione segreta paramilitare  (??? Ma pensa tu…. Il poverino, ministro degli interni e della difesa per un numero infinito di volte non  aveva mai saputo niente di Gladio..!!!) una organizzazione aldifuori del controllo democratico del Parlamento e ne concluse, quindi, che tale organizzazione doveva essere prontamente distrutta. Falcone e Borsellino, prontamente ammazzati di lì a poco, ringraziano sentitamente l’ineffabile per la sua efficienza e per il suo spirito altamente “democratico”.

 

A-6) C’è una soluzione alternativa?

Oggi siamo abbastanza lontani dal secolo IXX° per provare a immaginare, finalmente, qualcosa di più moderno, di più efficace, di più economico e, principalmente, di più pulito di una democrazia basata sui partiti. Oggi, principalmente tramite internet, è o potrebbe essere facilissimo per la maggior parte della popolazione farsi una idea abbastanza corretta sulle caratteristiche professionali, morali, manageriali ecc… di moltissime persone, che magari non sono mai state incontrate personalmente, ed esprimere quindi, direttamente e per via informatica, la propria preferenza per chiunque si voglia candidare al parlamento, dovunque esso abiti. E’ questa la strada iniziata nel 2010 dalla Islanda per una democrazia diretta supportata dalla rete ma tutti i furbacchioni politici nostrani, e non solo, hanno subito messo le mani avanti dicendo che l’intera Islanda ha meno abitanti di Bologna ed è quindi ben concepibile, in quella realtà, costruire modelli di democrazia diretta o partecipativa. Ma queste sono balle dettate o dalla malafede o dalla incapacità di ragionare in termini moderni e realmente progressisti. Una democrazia praticamente diretta e comunque senza partiti è perfettamente fattibile anche in un paese con 50 (o 100, o 200 ecc.. ) milioni di elettori senza ricorrere alla costituzione di entità rappresentative colossali, costosissime ed asfissianti come sono i partiti italiani che, fino ad oggi, sono stati una specie di “male necessario” e che abbiamo quindi dovuto per forza accettare cercando di contenerne la naturale tendenza allo strapotere e all’intrallazzo e sperando che, alla fine, i conti bene o male tornassero.

 

Ma oggi non è più così.  Le tecnologie informatiche attuali ci permettono finalmente di immaginare oggi una democrazia diretta che sia senza partiti e che, inoltre, elimini il pericolo che una intera classe di cittadini si installi saldamente e perennemente nelle stanze dei bottoni senza lasciare spazi alle nuove idee e trasformando di fatto una cosiddetta democrazia in una reale dittatura. Si perché, a pensarci bene, ciò che differenzia nella sostanza le dittature dalla democrazie è che nelle prime il potere è sempre in mano alla stessa (o alle stesse) persone mentre nelle seconde esiste, o meglio deve esistere, l’istituto dell’ alternanza. Da noi, purtroppo, non c’è alternanza e le piovre partitiche continuano perennemente a infilare i loro tentacoli dappertutto per succhiare  il sangue ovunque possibile. Magari fingono di cambiare nome (arte questa sopraffina della italica gente) ma nella sostanza sono esattamente sempre le stesse piovre governate sempre dagli stessi uomini.

 

Ci sono però tre domande di fondo alle quali è indispensabile dare una risposta seria prima di pensare, o di sognare, un sistema politico che possa veramente funzionare in modo democratico senza la intermediazione dei partiti :

  1. Ma è realmente possibile fare ciò?
  2. E se fosse possibile, non c’è forse il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca ovvero di privare la nazione della professionalità di quei (pochi) politici buoni che hanno affinato negli anni la conoscenza dei meccanismi della cosa pubblica?
  3. E se fosse possibile e non ci fosse il rischio di buttare utili professionalità, si può realmente  evitare che un qualche Silvio, detentore del potere dei media, o qualche mammasantissima, detentore del potere locale, o qualche Massimo, occulto conoscitore cinquantennale delle segrete cose, sia sempre e comunque presente, direttamente o indirettamente, nella solita stanza dei bottoni?

La  risposta è positiva in tutti e tre i casi e la bozza di legge elettorale che stiamo elaborando, ovviamente modificabile e migliorabile con l’aiuto di tutti, mostra che tutto ciò è possibile. La messa in atto della legge elettorale proposta consentirebbe infatti di:

  • rendere statisticamente impossibile non certo l’elezione o rielezione di un qualche singolo Silvio o Massimo o Pier Luigi ma renderebbe statisticamente impossibile la elezione di un corposo numero di rappresentanti che siano condizionati da Silvio o da Massimo o da Pier Luigi. Gli eletti al governo e al parlamento, in altre parole, sarebbero solo cittadini che la maggioranza degli italiani avrà riconosciuto come “probi viri” ed adatti, quindi, a reggere la cosa pubblica senza legame alcuno con partiti (che non esisteranno più) o con grandi poteri precostituiti (che esisteranno sempre) .
  • non disperdere la eventuale professionalità politica presente nel paese poiché ognuno dei 400 (300 + 100) rappresentanti delle due camere potrà chiamare come suo collaboratore, e compensarlo con pari stipendio, una persona di suo esclusivo gradimento (che non sia suo parente fino al terzo grado) e al quale lui liberamente riconosca meriti o conoscenze o professionalità a lui necessarie per la amministrazione della cosa pubblica (attenzione… in questo modo i vecchi politici non uscirebbero dalla porta per rientrare dalla finestra poiché alla fine dei conti sarà sempre l’eletto a votare in parlamento ed è abbastanza improbabile che tutti gli eletti si facciano condizionare interamente dai loro”portaborse”). Ovviamente il contratto di lavoro di tali “portaborse” sarà a tempo e potrà quindi essere interrotto immediatamente su semplice richiesta del parlamentare cui si fa riferimento
  • Evitare che una proposta di un qualunque parlamentare venga valutata in base alla appartenenza politica e non in base ai suoi contenuti effettivi.
  • Evitare, di conseguenza, la pazzesca e paralizzante pratica dello ostruzionismo
  • Sveltire, di conseguenza, i lavori del Parlamento aumentando quindi la sua produttività, la sua efficienza e la sua rapidità di intervento.
  • Evitare che professionisti (in senso negativo) della politica si possano insediare permanentemente sulle poltrone del potere impedendo così ogni possibilità di idee nuove e di uomini nuovi visto che, per definizione, dovrebbero essere proprio gli uomini nuovi i più adatti alle situazioni nuove di un mondo ormai soggetto a cambiamenti continui e repentini..
  • Eliminare la gerontocrazia e permettere finalmente a Silvio, Massimo e Pier Luigi (e chi più ne ha più ne metta) di godersi un meritatissimo e lunghissimo riposo sulle loro amate barche che sono del tutto negate alla maggioranza degli italiani impegnati a fare i pendolari all’alba sugli affollati e gelidi treni della Brianza o a spezzarsi la schiena sulle assolate campagne del sud.

 

B – PERCHE’ ?

Perché per essere assunti in qualunque posto pubblico o semipubblico, ma spesso anche privato, bisogna assolutamente portare una attestato di gradimento di un qualsiasi partito?

Perché ogni appalto e ogni spesa dello Stato deve prevedere una specie di “pizzo” da suddividere tra i partiti?

Perché qualsiasi cosa affermi un parlamentare nelle aule del parlamento deve essere sempre approvata dalla sua parte politica e deve invece essere sempre combattuta dalla parte avversa?

Perché se un parlamentare non approva un provvedimento emesso dalla sua parte politica viene subito classificato  come un “traditore”. Ma allora a che serve eleggere e profumatamente pagare un migliaio di parlamentari se devono solo fare da casse di risonanza delle idee dei segretari di partito?

Perché le mafie continuano imperterrite ad operare e ad appoggiare i vari partiti e la lotta alla mafia non ha mai dato risultati veri ?

 

Ma i partiti sono indispensabili in un regime democratico…… diranno alcuni. E invece non è vero. La moderna informatica permette oggi di rivoluzionare completamente idee vecchie di secoli e di realizzare quindi una vera democrazia senza la intermediazione dei partiti. Se riusciamo ad eliminare le piovre partitiche avremo ottenuto di:

  • ridurre enormemente i costi della politica mandando a casa decine di migliaia di funzionari pagati dal popolo italiano e che non fanno affatto gli interessi generali del popolo ma solo quelli miopi e particolari delle varie parti politiche
  • ridurrei costi degli appalti pubblici poiché oggi, come diceva un politico della prima repubblica, “si costringe lo Stato a fare i cappotti per permettere ai partiti di lucrare sui bottoni”
  • riportare in vita una scelta meritocratica nelle assunzioni ed eliminando quindi la attuale asfissiante scelta partitocratrica
  • dare un colpo definitivo alle varie mafie fino a costringerle se non alla sparizione almeno a un drastico ridimensionamento a tutti i livelli
  • sveltire i lavori dei parlamentari che, finalmente, invece di litigare a priori con la parte cosiddetta “avversa” potranno giudicare solo nel merito le varie proposte degli altri colleghi conservando, ovviamente, le proprie idee “politiche” ma senza doversi preoccupare della appartenenza a un qualche gruppo e portando quindi rapidamente ed efficacemente a termine i vari iter legislativi.
  • eliminare il folle istituto dello ostruzionismo parlamentare che blocca le camere solo perché esistono in esse le “parti avverse” e non cittadini liberi di pensare con la loro testa e di decidere in conseguenza.

 

Sembra tutto un sogno…. Ma non lo è !!! Leggete, discutetene con gli amici, proponete modifiche ed infine cliccate sul pulsante per dare la vostra approvazione a questo sogno. La strada è difficilissima ma se saremo in tantissimi forse i nostri figli non saranno condannati alla vita che gli sta riservando la attuale follia della Italia partitocratica.

 

C – IPOTESI di NUOVA LEGGE ELETTORALE

C-1 – La logica della nuova legge

Tre  sono le basi sulle quali si fonda questa rivoluzionaria ipotesi di legge elettorale:

  1. no ai politici di professione a vita Non è necessario che chi è chiamato a governare il paese sia un politico di professione ([1])anche se nella sua opera potrà avvalersi a sua discrezione dell’aiuto di eventuali politici di professione (va infatti ricordato che sono da sempre gli stessi politici che hanno proclamato e insegnato che la gestione della cosa pubblica può essere benissimo fatta con la sola “diligentia boni patris familiae”). La dote del tutto indispensabile del buon amministratore, in altre parole, deve essere solo la sua intelligenza e, principalmente, la sua onestà essendo lasciate agli apparati strutturali del parlamento e/o dei ministeri le capacità tecniche per risolvere tecnicamente i problemi.
  2. votazione elettronica con indicazione diretta della persona preferita – Con una metodologia oggi permessa dalla moderna informatica, i vecchi sistemi di selezione dei candidati attraverso i partiti potranno essere completamente ribaltati poiché chiunque, direttamente e senza intermediari, potrà indicare come suo candidato alle cariche politiche un qualsiasi cittadino che, a suo imperscrutabile giudizio, possa essere considerato onesto e competente e senza quindi che tale candidato debba per forza essere stato prescelto da un qualche partito o comunque da un potere forte al difuori e al disopra dell’elettore sovrano.
  3. elezione diretta di 5.000 probi viri che sceglieranno i governanti – I cittadini potranno indicare direttamente, secondo il metodo “statisticamente asettico” appresso indicato, le persone da loro ritenute degne di reggere la cosa pubblica e tra tutte le preferenze espresse dagli elettori verranno selezionati 5.000 cosiddetti “probi viri” che in un lasso di tempo di circa 6 mesi sceglieranno tra di loro 504 persone che saranno i parlamentari veri e propri

 

C – 2 – Non influenzabilità dai “poteri forti”

Tutta la procedura informatica di voto appresso indicata è finalizzata a dare la certezza che i “probi viri” saranno scelti dagli elettori senza che ci possa essere una significativa influenza, sulla loro elezione, di influssi esterni provenienti o da chi controlla i media o da chi controlla il territorio (mafia) o da chi potrebbe comunque influenzare un voto come spesso accade quando si vota in maniera tradizionale. In altre parola la elaborazione statistica e sostanzialmente casuale delle preferenze espresse dagli elettori non potrà certo evitare che qualche singolo “opinion maker” o qualche mafioso o qualche noto uomo pubblico riceva una certo numero di preferenze ma va ben capito che:

  • non è detto che il numero di preferenze avute gli assicuri automaticamente la elezione poiché i voti verranno alla fine “rimescolati” in modo causale sull’intero territorio nazionale
  • anche se qualcuno “poco raccomandabile” potrà certo essere statisticamente eletto è altrettanto statisticamente certo che non è possibile la elezione di un consistente numero di persone volute da un qualche potere forte
  • il “poco raccomandabile” che superasse comunque il primo turno sarà eletto solo tra i “probi viri” e non è quindi automaticamente detto che debba passare anche il secondo turno che lo porterà a un incarico politico vero e proprio
  • i “probi viri”, essendo statisticamente non legati ai poteri forti per via della loro elezione di tipo randomico, potranno filtrare (ed eliminare) al loro interno gli eventuali “nomi forti” che abbiano comunque passato il primo turno e lo potranno fare molto più facilmente di quanto non accade quando coloro che scelgono sono stati a loro volta scelti da un qualche “potere forte” (politico, economico, religioso, malavitoso ecc… )

 

C – 3 – Svolgimento delle elezioni

Alla base dl nuovo sistema elettorale c’è il concetto che qualunque cittadino potrà essere votato da un qualunque altro cittadino che in tale operazione sarà del tutto libero delle sue scelte. Tanto premesso, i punti salienti del nuovo sistema elettorale saranno:

  1. Almeno sei mesi prima delle elezioni, ogni cittadino italiano che voglia aspirare a una carica politica avrà un mese di tempo per presentare la sua candidatura in rete compilando un apposito formato preparato dal Ministero degli Interni in cui saranno riportati il suo curriculum, i suo recapiti telefonici ed elettronici, i suoi programmi di governo ecc. La immissione della candidatura sul sito del Viminale dei dati dei candidati potrà essere fatta o direttamente per coloro che dispongono di firma elettronica certificata o tramite un qualsiasi pubblico ufficiale per gli altri cittadini. Sarà cura del Viminale rendere disponibile in rete un programma di elaborazione dei dati dei candidati in modo tale che chiunque possa fare ricerche mirate sia singole che multiple  come ad esempio: per nominativo – per professione – per età – per sesso – per regione – per programmi  e così via e in tale modo qualunque cittadino avrà a disposizione almeno 5 mesi per farsi una idea più approfondita di chi potrà essere degno della sua fiducia
  2. ogni autocandidato dovrà acquistare, a un prezzo prestabilito dallo Stato e concordato con le compagnie telefoniche (200 €??) un telefonino che per cinque mesi gli permetterà di ricevere chiamate illimitate a costo zero per il chiamante in modo tale che chiunque voglia contattare direttamente un dato candidato per approfondirne la conoscenza lo possa fare in modo semplice ed economico
  3. E’ stupido ed antieconomico chiamare la gente a votare una pluralità di volte ovvero votare per il parlamento, per le regioni, per le province e per i comuni. Le elezioni verranno tenute soltanto ogni cinque anni e in una unica sede e l’elettore dovrà indicare quattro candidati per ognuna delle cariche elettive prima elencate
  4. Ogni seggio elettorale viene dotato di un computer con un archivio di base che contiene un migliaio di numeri casuali (a seconda di quanti potrebbero essere gli elettori per ogni seggio) e tutti i dati anagrafici e i curricula di coloro che si saranno candidati con il sistema indicato al punto 1. Saranno disponibili un certo numero di tastiere (5 -6….) che fungono da cabine elettorali e i computers di seggio non saranno collegati alla rete per evitare qualsiasi intromissione di hackers.
  5. l’elettore digita sulla tastiera([2])le generalità delle 4 persone che lui vuole eleggere alle varie cariche e il computer di seggio, prima di acquisire il voto, verifica che i nominativi espressi corrispondano a persone reali e comprese nell’elenco dei candidati e verifica anche che, per le elezioni locali, i voti siano dati a persone effettivamente residenti nelle realtà locali (l’aspetto più interessante di questa procedura elettorale è che non è più necessaria la segretezza del voto e per quegli elettori, quindi, che avessero difficoltà con la tastiera del computer  provvederà direttamente il presidente del seggio ad aiutarli a votare). A verifica effettuata il computer di seggio chiede conferma all’elettore della scelta da lui fatta ed acquisisce i voti

Gli addetti al seggio elettorale (presidenti e scrutatori) saranno scelti a sorte con procedura informatica tra tutti coloro che, residenti nella circoscrizione del seggio, ne abbiano fatto domanda. Gli scrutatori inoltre, non dovendo scrutinare più nulla, potranno essere ridotti a 2 (+ 2 presidenti) che faranno turni di 12 ore con notevoli risparmi sulle spese elettorali

  1. ad ogni voto viene automaticamente abbinato uno dei numeri casuali propri del seggio (in altre parole ad ogni voto è abbinato un codice che ne individua la sezione di provenienza) e al termine delle elezioni i dischetti con i voti vengono portati al Viminale dove vengono scaricati su un main frame  centrale che, allo stesso modo, non è collegato in rete (per semplificare il trasferimento dei voti a Roma ogni comune raccoglierà i voti delle varie sezioni su un unico dischetto e lo porterà  fisicamente in regione dove tutti i voti regionali verranno riuniti a loro volta su un unico dischetto e da qui saranno  quindi portati fisicamente a Roma) Non c’è quindi nessuna possibilità di accesso ai dati elettorali dalla rete e, quindi, dagli hackers.

A questo punto la procedura cambia per la elezione del governo nazionale o dei governi locali

Governo nazionale

  1.  il main frame del Viminale acquisisce tutti i voti, li abbina di nuovo in maniera casuale ai numeri naturali (1,2,3,4,5….ecc…) e ne fa 5.000 gruppi (1 – 10.000 // 10.001 – 20.000 // 20.001 – 30.000  ecc…) da circa 10.000  voti cadauno (a seconda, ovviamente, del numero totale dei votanti). In ognuno dei 5.000 gruppi di voti casuali viene scelto, sempre in modo automatico, chi avrà avuto più preferenze determinando così i 5.000 “probi viri” che il popolo italiano avrà designato a scegliere il parlamento
  2. i 5.000 “probi viri” eletti avranno sei mesi di tempo nei quali si scambieranno reciprocamente i curricula e i programmi di ognuno di essi, potranno approfondire con tutti i mezzi sia informatici che diretti la conoscenza degli altri “probi viri” e, alla fine, sceglieranno tra di loro 504 persone che saranno i parlamentari veri e propri.

Il meccanismo di scelta che adotteranno i probi viri per selezionare i parlamentari sarà anche esso gestito via computer in maniera randomica / casuale in modo tale da evitare ancora ogni possibile influenza esterna. I 5.000 voti dei probiviri verranno raggruppati in 504 pacchetti da circa 10 voti cadauno e a questo punto ci potranno essere tre casi distinti:

  • un candidato viene citato più volte nello stesso pacchetto e quindi viene automaticamente eletto
  • nei pacchetti ove non c’è nessun candidato in maggioranza la scelta viene fatta automaticamente dal computer
  • se un candidato ha la maggioranza in più di un pacchetto si procede come segue:
  • il computer sceglie randomicamente uno di questi pacchetti e il candidato viene eletto con i voti di quel pacchetto
  • negli altri pacchetti si elimina il candidato già eletto e in ogni pacchetto viene scelto a sorte (sempre dal computer) un nuovo candidato che viene così subito eletto
  1. il più votato dai probiviri sarà il capo dello stato, il secondo il capo del governo, il terzo il presidente della Camera (400 membri) e il quarto il presidente del Senato (100 membri). Gli altri saranno i 500 parlamentari

Nel caso (ma molto remoto) in cui ci sia difficoltà a selezionare una delle quattro cariche principali si lascerà alla scelta randomica del computer il compito di elezione.

  1. il capo del governo sceglie i ministri i quali almeno per il 50% dovranno essere scelti tra i 500 parlamentari eletti mentre per gli altri potrà essere fatta la scelta tra personalità di spicco della vita nazionale. Non è più necessario che le camere diano la fiducia preventiva e il nuovo governo sarà subito operativo. Le camere però potranno, con cadenza da decidere, sfiduciare qualche singolo ministro. Se la sfiducia riguarderà nominalmente più del 50% dei ministri sarà sfiduciato anche il capo del governo che cederà il suo posto al successivo in graduatoria che formerà a sua volta un nuovo governo che, non avendo bisogno della fiducia delle camere, sarà ugualmente immediatamente operativo.
  2. per assicurare la governabilità del paese è necessario dare una specie di “premio di maggioranza” al consiglio dei ministri. Va infatti considerato che:
  • la storia insegna che esiste da sempre una suddivisione in parti circa uguali della popolazione tra “tendenza a destra” e “tendenza a sinistra” e che i due modi di ragionare si alternano al potere (in democrazia) a seconda degli eventi contingenti – dove non c’è alternanza, infatti, non c’è democrazia
  • è anche del tutto evidente, da quanto fin qui scritto, che la elaborazione statistica ed automatizzata dei voti ci assicura che il parlamento, in media, sarà formato circa al 50% da persone tendenzialmente di destra e circa un 50% da persone tendenzialmente di sinistra
  • potrebbe però accadere, anche se è molto difficile, che il governo sia, adesempio, maggiormente con tendenze destrorse e il parlamento con tendenze, invece, sinisistrorse o viceversa. Ciò porterebbe alla conseguenza che i decreti legge potrebbero essere quasi sempre bocciati con conseguenti problemi di governabilità.
  • La soluzione a questa ipotesi (seppur remota) di un possibile contrasto di base tra governo e parlamento potrebbe essere quella che prevede che i decreti legge debbano essere approvati, ad esempio, con il 45%+1 dei voti anziché con il 50+1. In parallelo a questo “premio di maggioranza” andrebbe però anche prevista una norma che in qualche modo sia un limite al potere del governo di emettere decreti legge “ad libitum”.

  

Governi locali

in questo caso i collegi dovranno essere scelti su base territoriale (se non altro per evitare che un siciliano debba trasferirsi, con costi conseguenti, a Bolzano per fare l’assessore comunale di una realtà a lui del tutto ignota e viceversa) e ciò potrà essere facilmente fatto secondo la seguente procedura poiché ogni voto giunto al Viminale è stato abbinato al seggio di origine con un numero che pur essendo causale ne individua però la provenienza geografica.

A questo punto andranno definite le procedure a seconda della popolazione residente nelle varie realtà locali sempre però secondo il principio di base della nuova legge elettorale: coloro che avranno ottenuto più voti formeranno i consigli comunali, provinciali e regionali differenziando ovviamente i regolamenti a seconda della popolazione residente

  • elezioni comunali fino a 5.000 abitanti – il primo eletto è il sindaco che sceglierà gli assessori nella graduatoria dei primi ……. altri eletti e tale gruppo formerà il consiglio comunale
  • comunali da 5.000 a 100.00 abitanti – il primo eletto è il sindaco e gli altri 200 in graduatoria eleggeranno al loro interno il consiglio comunale nell’arco di un mese con la stessa procedura dei 5000 probi viri (visto che in un comune medio c’è una conoscenza più o meno acquisita di quasi tutti verso quasi tutti)
  • comunali oltre i 100.000 abitanti: (premetto che non conosco bene il meccanismo attuale e quindi questa proposta di massima va presa con il beneficio dell’inventario) in ogni circoscrizione si potrebbe attuare lo stesso meccanismo dei comuni fino a 5.000 abitanti e coloro che saranno quindi eletti a capo di ogni circoscrizione sceglieranno poi il sindaco e i consiglieri comunali (con lo stesso meccanismo dei “probi viri)
  • provinciali: in ogni comune vengono scelti a caso, tra i primi 100 più votati, due cittadini che assieme ai vari sindaci formeranno il gruppo dei probi viri che eleggerà il presidente della provincia e il governo provinciale
  • regionali: i presidenti delle varie province saranno affiancati dai componenti i governi provinciali, dai sindaci e dai componenti i governi comunali per formare il gruppo dei probi viri all’interno dei quali verrà scelto il governatore della regione

 

NOTA 1: come già espresso in precedenza, si ribadisce che è opportuno non precluderela possibilità a un qualche politico attuale, che magari si sia dimostrato onesto e bravo, di portare il suo contributo e la sua competenza politica acquisita, e quindi ogni parlamentare eletto potrà indicare un suo “portaborse” ovvero un suo assistente che con lui collabori e venga quindi ugualmente stipendiato dalle camere. Allo stesso modo ogni ministro potrà introdurre nel suo staff gente di sua scelta che avrà dimostrato nel passato una competenza politica e una onestà tali da far ritenere utile non disperderne la professionalità acquisita.

NOTA 2: conseguenza della Nota 1 è che il numero di persone stipendiate dal parlamento non diminuirebbe restando ancora attorno alle 1000 persone. Il vantaggio economico vero, però, si avrebbe dalla eliminazione dei costi degli enormi apparati degli attuali partiti

NOTA 3: i “probi viri” durante i sei mesi del loro mandato dovranno esser adeguatamente compensati (almeno 100.000 € netti) e dotati di un rimborso spese per viaggi, consulenze, telecomunicazioni e segreteria con un costo presunto totale dell’ordine dei 700-800 milioni di € ogni cinque anni.

NOTA 4: anche se il nuovo sistema elettorale rende estremamente difficile una rielezione va comunque stabilito che in ogni caso nessuno potrà avere più di due mandati.

NOTA 5: per quel che riguarda gli stipendi dei parlamentari penso che la attuale campagna per ridurli sia in gran parte demagogica poiché il problema vero non è quello di ridurre tali stipendi quanto quello di pagare il giusto per prestazioni che sono (o dovrebbero essere) di un certo livello. In altre parole uno stipendio non adeguato precluderebbe la elezione a personaggi eminenti della società civile che già hanno retribuzioni importanti per la loro elevata professionalità. Una soluzione potrebbe essere quella di riconoscere ai parlamentari dei benefits proporzionali alle dichiarazioni dei redditi che gli stessi hanno presentato negli anni precedenti

NOTA 6:per evitare che qualche regione possa non avere alcun rappresentante in parlamento si potrebbe pensare un qualche meccanismo di “pesatura” dei voti in funzione della popolazione residente in ciascuna regione. Non so bene esattamente se e come ciò potrà essere praticamente fatto ma una qualche soluzione a tale problema potrà sicuramente essere trovata senza snaturare lo spirito della presente proposta di legge.

 

D – Punti chiave e debolezze delle moderne democrazie

  • 1) in una piccola comunità tutti conoscono tutti ed è quindi immediato conferire in modo democraticoil potere al “più votato”

D-2) in una grande comunità ciò non è  più possibile e sono quindi stati inventati i partiticome coagulatori degli interessi e/o delle idee di gruppi di persone 

D-3) la istituzione “partito” è poi degenerata nel “partito italiano” che è diventato un:

  • centro di potere e di intrallazzi
  • tomba della meritocrazia
  • tempio della litigiosità e della conseguente inefficienza della politica

D-4) il concetto stesso di partito, in definitiva,  non consente al cittadino una vera conoscenza di chi esso vorrebbe eleggere e il candidato viene quindi scelto d’autorità dalla dirigenza del partito

D-5) conclusione 1: il cittadino demanda le sue scelte a un gruppo di potere (da lui scelto)che però conosce solo a grandi linee e che, alla fine, è in mano a pochi furbastri  e maestri di intrallazzo

D-6) conclusione 2: finchè l’economia funziona tutto procede nel generale disinteresse ma quando l’economia languisce il sistema partito (in italia) non solo non risolve  ma addirittura peggiora la situazione a causa della sua congenita e perenne litigiosità

 

E – FASE 1 (6 mesi prima delle elezioni)

Tutti coloro che vogliono candidarsi riempiono la scheda di autocandidatura presente sul sito del Viminale e lo inviano di nuovo al Ministero con firma elettronica e allegando un curriculum vitae dettagliato

 

                       ESEMPIO di SCHEDA di AUTOCANDIDATURA
stato civile coniugato celibe/nubile divorziato convivente
figli 1 2 3 o più
istruzione lic.classico lic. scient. ist.tec. media inf.
laurea umanistica leg./econ. scientifica medica tecnica altra
Redditi ultimi tre anni(migliaia.€) 10 – 20 20 – 30 30 – 50 50 – 100 100 – 200 + di 200
religione cristiana mussulmana ebrea buddista nessuna
lingue conosciute 1 2 3 + di 3
viaggi all’estero 10 15 20 + di 20
attività professionale all’estero si no
aborto si no
matrimoni gay si no
adozioni gay si no
voto immigr. dopo 5 anni si no
regione di nascita nord centro sud
regione di residenza nord centro sud
attività sportiva agonistica saltuaria nulla
hobbies 1 2 3 nessuno
età 20 – 30 30 – 40 40 – 50 50 – 60 60 – 70
etnia bianca nera asiatica mista

 

Il Viminale fa i controlli automatici con i dati (anagrafici e finanziari) in suo possesso

  • prepara un programma di elaborazione dei dati delle schede
  • scarta i pregiudicati e coloro che hanno dichiarato il falso
  • assegna a ogni candidato un numero identificativo
  • immette di nuovo sul suo sito protetto i candidati ammessi con rispettivi curricula
  • patteggia con le compagnie telefoniche l’acquisto da parte dei candidati di una scheda con chiamate illimitate valida per 6 mesi e del costo di 300 € 

L’elettore se non ha già chiaro a chi dare il voto

  • utilizza il programma del Viminale per selezionare i candidati che più si avvicinano ai suoi desiderata e ricava automaticamente un elenco dei candidati che rispondono alle sue richieste
  • contatta telefonicamente (a costo zero) i candidati prescelti per approfondirne la conoscenza

F – FASE 2

 

G – FASE 3

  • (subito dopo le elezioni)
  • Al seggio elettorale non servono più gli scrutatori. Basterà un presidente assistito da un carabiniere/finanziere che coordinerà anche il servizio d’ordine effettuato da militari armati. Ciò porterà un risparmio valutabile in almeno 200 mil. di €

 

H – TABELLA DI MARCIA DELLA “NUOVA ITALIA”

 

6 mesi prima uscita in internet dell’anagrafico dei cittadini italiani
5 mesi prima autopresentazione delle candidature con curricula e programmi
giorno “zero” 1° elezioni della nuova Italia
scelta dei 5.000 “probi viri” che  iniziano subito il loro lavoro
6 mesi dopo scelta dei 504 parlamentari ad opera dei “probi viri”
formazione del governo centrale e di quelli locali
18 mesi dopo verifica parlamentare della fiducia ai singoli ministri ed
eventuale sfiducia del premier se sono sfiduciati almeno 5 ministri
30 mesi dopo verifica parlamentare della fiducia ai singoli ministri ed
eventuale sfiducia del premier se sono sfiduciati almeno 5 ministri
42 mesi dopo verifica parlamentare della fiducia ai singoli ministri ed
eventuale sfiducia del premier se sono sfiduciati almeno 5 ministri
54 mesi dopo verifica parlamentare della fiducia ai singoli ministri ed
eventuale sfiducia del premier se sono sfiduciati almeno 5 ministri
nuova uscita in internet dell’anagrafico dei cittadini italiani
55 mesi dopo nuova autopresentazione delle candidature con curricula e programmi
60 mesi dopo 2° elezioni della nuova Italia
nuova scelta dei 5.000 “probi viri” che  iniziano subito il loro lavoro
e così via