Di Rainero Schembri

Nell’intervistare Ana Maria Baiardi Quesnel (Ambasciatrice a Roma del Paraguay, con responsabilità anche per la Grecia, Slovenia, Israele e tutti gli organismi internazionali con sede a Roma) abbiamo cercato di approfondire, forse per la prima volta in Italia, le ragioni del Paraguay nel conflitto giuridico in corso con Brasile, Argentina e Uruguay nell’ambito del Mercosur, l’Associazione di libero comercio del cono sud dell’America Latina. Una contesa che interessa direttamente anche l’Unione Europea: questo conflitto rischia di incidere, infatti, negativamente sulla firma del sospirato Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e il Mercosur che riguarderà oltre 700 milioni di pesone.

 

Ma prima di andare avanti cerchiamo di riassumere in estrema sintesi la vicenda. Il 21 giugno del 2012 una procedura di impeachment avviata dal Senato paraguaiano ha destituito il Presidente di sinistra Fernando Lugo (ex vescovo) che nell’aprile del 2008 aveva ottenuto una clamorosa vittoria interrompendo 61 anni di dominio conservatore. L’accusa a Lugo riguardava la morte di 17 persone (otto agenti di polizia e nove contadini) in uno scontro a fuoco, dopo che la polizia era stata colta di sorpresa da contadini armati contrari all’esecuzione di una condanna di sfratto. Il suo posto è stato preso dal vice Presidente Federico Franco, regolarmente eletto con il Presidente (le prossime elezioni legislative sono previste per il 21 aprile 2013).

 

Per Brasile, Argentina e Uruguay si è trattato di un golpe parlamentare perché a Lugo sono state date meno di ventiquattro ore per prepararsi al procedimento e solo due ore per la propria difesa. Come ritorsione e in nome della preservazione della democrazia i tre Paesi hanno deciso di sospendere l’adesione del Paraguay al Mercosur. E questo allontanamento ha consentito di far entrare nell’Associazione il Venezuela di Ugo Chavez: un’entrata fino a quel momento impedita dal veto del Senato paraguayano, in contrasto non solo con gli altri Paesi ma con lo stesso Presidente Lugo. Per molti osservatori politici è proprio questo veto il nocciolo dell’intera vicenda. Da registrare, poi, che l’esclusione del Paraguay dal Mercosur ha automaticamente provocato l’esclusione del Paese anche dall’Unasur, l’Associazione che raggruppa tutti i Paesi dell’America del sud, nonché il tentativo di escludere i paraguaiani da altri organismi internazionali.

 

Rimane, a questo punto, l’interrogativo: si è trattato di una reale difesa della democrazia, come prevista e suggerita dagli accordi del Mercosur, o solo un pretesto politico ed economico per favorire l’ingresso del Venezuela? Sentiamo le ragioni della parte attualmente soccombente.

 

Ambasciatrice, la sospensione del Paraguay nel Mercosur sembra in una fase di stallo. Indipendentemente da chi ha ragione, lei come pensa che si possa risolvere la questione?

 

Gli altri Paesi del Mercosur mantengono la sospensione e addirittura promuovono a livello di Unasur l’esclusione del Paraguay dai Forum internazionali. La decisione n. 26 dell’Unasur è molto chiara in merito ed è per questo motivo che non si può parlare di stallo ma di persecuzione continuata.

 

Il concetto di ‘indipendentemente da chi abbia ragione’ non è un concetto che si possa applicare nelle relazioni tra gli Stati. La convivenza pacifica esige il rispetto dei principi di non intervento e di autodeterminazione dei popoli. E’ sempre possibile trovare una soluzione nel rispetto dei diritti internazionali.

 

Per quale motivo solo il Senato paraguayano (e non anche il Governo e la Camera) ha bloccato l’ingresso nel Mercosur del Venezuela?

 

La procedura che mancava per l’entrata in vigore del protocollo era la ratifica parlamentare che nel caso del Paraguay è affidata al Senato.

 

Se non verranno soddisfatte le richieste paraguayane (ad esempio, l’esclusione del Venezuela o il riconoscimento della legittimità dell’impeachment del Presidente Lugo) si potrebbe ipotizzare anche un’uscita volontaria del Paraguay dal Mercosur?

 

Se vuole recuperare la credibilità che ha perso il Mercosur deve rispettare il diritto internazionale e la sua propria legislazione. Il Paraguay è disponibile a collaborare affinché il Mercosur corregga il suo errore. Il Paraguay è un socio a tutti gli effetti del Mercosur, rispetta e opera nell’ambito del diritto internazionale e delle leggi interne del Mercosur. Va quindi chiesto agli altri soci, che hanno messo da parte il diritto internazionale e la normativa interna, se sono ancora interessati al Mercosur.

 

Che futuro lei vede per il Mercosur?

 

Le relazioni bilaterali con l’Unione Europea sono molto importanti per il Paraguay. Inoltre, nell’ambito del Mercosur il Paraguay ha sempre spinto per le relazioni rafforzate con l’Unione Europea e per una accelerata conclusione dell’Accordo di Associazione. Tutto ciò lo sanno molto bene i partner dell’Unione Europea. In vista delle prossime elezioni, siamo perfettamente d’accordo con l’arrivo in Paraguay di una delegazione di osservatori dell’Unione Europea, che sostenga il processo elettorale paraguaiano e che garantisca elezioni esemplari.

 

Purtroppo l’attitudine e il comportamento assunto dagli altri soci hanno generato una mancanza di credibilità del Mercosur e questo potrebbe compromette l’interesse dei Paesi dell’Unione Europea. Nessuno si fida di chi non rispetta gli accordi.

 

Sin dall’epoca del dittatore Stroessner il Paraguay ha sempre mantenuto un comportamento molto riservato sul piano internazionale. Sostanzialmente sono state poche le attività di promozione, soprattutto in Europa, della storia, dell’economia e della cultura paraguayana, anche rispetto a paesi più piccoli in America Latina. Come spiega questa vocazione quasi ‘isolazionista’ paraguayana?

 

La storia e la cultura del Paraguay sono realmente molto ricche e di esse siamo molto orgogliosi. Sono anche d’accordo che debbano essere meglio conosciute. E’ indubbio che la Nazione paraguaiana, che per metà è europea e metà guaranì, è molto forte e unita. Lo dimostra anche il fatto che circa il 95% della popolazione parla il guaranì, si tratta di uno dei pochi se non l’unico caso di vera mescolanza e integrazione. Non desidero parlare dell’attitudine isolazionista, come ha detto lei, ma preferisco rimarcare la ricchezza culturale e la straordinaria coesione che il Paraguay ha dimostrato come Nazione lungo tutta la sua storia e che diventa evidente oggi.

 

Ambasciatrice, cambiamo argomento. E’ vero che il Paese è afflitto da una forte criminalità e che le relazioni commerciali sono spesso contaminate da un diffuso ricorso al contrabbando?

 

Il problema della criminalità esiste ma non ritengo che sia a un livello molto diverso da ciò che troviamo praticamente ovunque. In ogni caso il Governo è seriamente impegnato a garantire a tutti una sempre maggiore sicurezza personale. Per quanto riguarda il contrabbando esso si riferisce quasi esclusivamente alla Ciudad del Est, città confinante con Argentina e Brasile. Considerata Porto Franco, in questa città purtroppo col tempo si sono sviluppate diverse attività illecite, dal contrabbando alla vendita di armi e droga. Ma è un fenomeno che stiamo combattendo e che negli ultimi tempi si è attenuato moltissimo.

 

Cosa ci può dire per quanto riguarda la presenza italiana in Paraguay?

 

E’ noto che la presenza italiana è molto consistente in Brasile, Argentina e Uruguay. Meno noto è il fatto che il 60% dei paraguaiani sono, come me, di origine italiana. Nel corso degli anni è avvenuta un’emigrazione molto ben descritta nel libro ‘Gli italiani in Paraguay’ dallo storico Jorge Rubiani e che noi come Ambasciata contribuiamo a promuovere. Debbo dire che ultimamente il numero degli italiani che sono venuti a visitare il Paraguay è cresciuto sensibilmente. Molti si sono anche stabiliti nel nostro Paese che offre diverse possibilità di investimenti nonché interessanti attrazioni turistiche. Le porte dell’Ambasciata sono in ogni caso aperte a chiunque che per un qualche motivo fosse interessato al Paraguay.

 

Lei anche vicepresidente dell’IILA, l’Istituto Italo latino Americano. In questa veste cose si sente di dire?

 

Sicuramente l’IILA è uno strumento molto importante nella promozione dei rapporti tra l’Italia e l’America Latina. Purtroppo i fondi a disposizione sono molto limitati anche se non manca la buona volontà da parte degli Ambasciatori e di chi ci lavora all’interno dell’IILA. Debbo dire che ultimamente sono state prese importanti iniziative sia per quanto riguarda la promozione e economica che per la conoscenza turistica. Sarebbe opportuno comunque che l’IILA promuovesse incontri con gli operatori italiani non solo a Roma ma in diverse città italiane. Ma per fare questo, è ovvio, occorrono dei fondi adeguati che, purtroppo, in tempi di austerità sono molto scarsi.