Nel riquadro Barbara Riccardi

 

Romana, insegnante presso l’ Isitituto Frignani di Spinaceto a Roma, Barbara Riccardi è la sola italiana finalista al Global Teacher Prize, considerato ormai l’Oscar dell’insegnamento. Per questa seconda edizione (quella precedente è stata vinta dall’americana Nanci Atwll) sono stati selezionati in ‘incognito’ 50 insegnanti su 8 mila candidati provenienti da quasi tutti i Paesi del Mondo. La scelta finale avverrà nel prossimo mese di  marzo a Dubai quando verrà  eletto il migliore insegnante del mondo e che riceverà come Premio la bellezza di un milione di dollari.

 

Ideato Sunny Varkey, fondatore della Varkey Gems Foundation e sostenuto dall’Unesco, il premio, giunto alla sua seconda edizione, viene patrocinato dalla Gems Education, colosso dell’istruzione privata con sede a Dubai, con uffici in dieci Nazioni, dagli Usa a Singapore, e scuole frequentate da 150mila studenti. A consegnare il Global Teacher Prize sarà in persona lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, attuale Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, nonché emiro di Dubai.

 

Da registrare che a questa iniziativa partecipano personalità internazionali come l’ex Presidente USA Bill Clinton, l’attore Kevin Spacey, il filosofo David Rodin o l’imprenditrice Martha Lane Fox (fondatrice di Lastminute.com). Ma cerchiamo di sapere qualcosa di più di questa candidata italiana, ricordando che nella passata edizione sono selezionati per l’Italia Daniela Boscolo di Rovigo e Daniele Mani di Lecce.

 

A cosa attribuisce il merito della sua nomina?

 

Sinceramente non so chi mi abbia proposto e per quali meriti. A rileggere successivamente il regolamento del Premio ho capito che vengono premiati gli insegnanti che s’impegnano oltre il normale lavoro con iniziative originali e particolarmente utili ai ragazzi. Questo mi fa credere che sono state apprezzate alcune mie iniziative come, ad esempio, la collaborazione alla rivista on line ‘La scuola possibile’,  l’avvio di un TG della scuola, di un orto didattico con i nonni insieme alla Protezione civile, nonché alcuni gemellaggi e interscambi con scuole francesi e del Kenya. Mi sono anche molto impegnata nella creazione di reti tra la scuola e le istituzioni territoriali. Infine, voglio ricordare l’iniziativa, alla quale ci tengo particolarmente, realizzata con l’Ospedale IFO di Roma che consente ai bambini ammalati di assistere alle nostre lezioni in collegamento Skype.

 

Tutta quest’attività ha già avuto dei riconoscimenti in Italia?

 

A dire la verità Si. Il più prestigioso riguarda la Medaglia al merito e il Cavalierato che mi è stata consegnata dalla Presidenza della Repubblica  nel 2012.  In quella circostanza venne premiata l’iniziativa di creare dei campi estivi per bambini alla periferia di Roma.

 

Quindi per lei l’insegnamento è quasi una missione?

 

Diciamo che è un impegno sociale e formativo. Oggi si parla molto di rilanciare lo Stato sociale in tutti i Paesi. Ebbene, se veramente vogliamo migliorare le condizioni delle persone occorre necessariamente partire dalla scuola e dalla capacità dei Presidi di saper cogliere le occasioni e di coinvolgere tutte le persone che operano nella scuola. Parole come integrazione, solidarietà, spirito umano sono certamente delle belle parole che, tuttavia, per diventare realtà hanno assolutamente bisogno di essere imparate in famiglia e rinforzate a scuola: ecco, in questo senso possiamo dire che l’insegnamento rappresenta una vera missione sociale e di rispetto delle diversità come fonte di arricchimento, sotto ogni punto di vista.

 

D’accordo, ma un milione di dollari sono un milione di dollari. Se dovesse vincere il primo premio come pensa di spenderli?

 

Tranquillo, non scapperei mai in qualche località turistica. Amando profondamente la vita faccio ogni cosa con passione e, quindi, anche il mio lavoro. Sono tantissime le iniziative da realizzare. Penso ad esempio, alla creazione di ambienti polivalenti dove fare formazione a tutti i livelli, coinvolgendo i principali attori che ruotano interno al mondo sella scuola (ragazzi, insegnanti, genitori, ecc.), a garanzia di un ambiente educativo di qualità. In questo modo il mondo adulto diventa competitivo e al passo con i tempi della società di oggi che ha i ragazzi come protagonisti. Comunque, inutile in questa fase fare progetti, prima cerchiamo di vincere questo premio e poi ci pensiamo.

 

Una cosa, comunque, mi preme di dire: il fatto di arrivare in finale o addirittura vincere il Premio, più che premiare Barbara Riccardi premia la scuola italiana che nonostante tutte le difficoltà economiche e organizzative rimane una delle migliori del mondo. E’ ciò viene reso possibile perché la maggioranza degli 800 mila insegnanti italiani, quasi sempre con stipendi molto limitati, dedica la maggior parte delle loro giornate all’insegnamento e ai rapporti con i ragazzi, senza tenere conto del tempo che scorre.