Foto: due immagini del tenore Antonio Nicolosi davanti al Pantheon di Roma 

 

Alle porte del Pantheon di Roma, dove riposano grandi personaggi della storia e della cultura italiana, da Vittorio Emanuele II di Savoia (padre della Patria) al divino pittore Raffaello Sanzio e al grande compositore barocco Arcangelo Corelli, risuona la voce di uno dei più famosi artisti di strada della Capitale: il tenore Antonio Nicolosi. Quasi ogni pomeriggio, verso le 16, appena Nicolosi emette le sue prime note, immediatamente una folla di turisti, visitatori e anche appassionati della lirica si sistema in cerchio per ascoltarlo. E alla fine di ogni esibizione nel suo cappellino fioccano monete di ogni continente. Ma in questo momento a Roma per Nicolosi, come per tutti gli artisti di strada, tira una brutta aria. Ce lo spiega lui stesso in quest’intervista.

    

Qual è il problema?

 

Che sta diventando sempre più difficile cantare. Veniamo continuamente bloccati dai vigili ma io non c’è l’ho con loro: anzi, spesso vedo che sono profondamente imbarazzati ed eseguono gli ordini  con gentilezza e comprensione. Il problema è a monte: c’è un tentativo generalizzato di togliere dalle strade di Roma tutti coloro che si esibiscono, dai gladiatori ai funambolieri, dai suonatori ai cantanti.

 

Ma come viene regolamentata questa materia in Italia?

 

Dopo che nel 2001 è stato abrogato l’articolo 121 del TULPS, il Testo Unico della Legge sulla Pubblica Sicurezza, praticamente ogni Comune si regola come crede. Insomma, è un vero caos. Quindi abbiamo città dove tutto è vietato è città come Milano dove dal 2012 vige una regolamentazione considerata da una ricerca internazionale tra le migliore nel mondo. In pratica sono stati fissati 250 luoghi dove si possono esibire a rotazione gli artisti con l’unico impegno di registrare il proprio nome in una piattaforma online.

 

Lei sarebbe favorevole alla creazione di un Albo di artisti autorizzati ad esibirsi nelle pubbliche piazze?

 

Io sono uno spirito libero e quando sento parlare di Albo francamente mi vengono i brividi. In Italia, purtroppo, Albo spesso fa rima con autorizzazioni arbitrarie, raccomandazioni, segnalazioni degli amici, ecc. ecc. La mia riflessione è semplice: se esiste la libertà di parola, tutelata dalla Costituzione, allora deve esistere anche la libertà di suonare e cantare. Una libertà che viene ampiamente concessa negli Stati Uniti e in quasi tutti i Paesi europei. Vorrei, poi, ricordare che io mi esibisco davanti al Pantheon, uno dei grandi simboli dell’Antica Roma: ebbene, già nelle leggi delle XII Tavole, impresse quattro secoli prima di Cristo, veniva concessa la libertà d’espressione artistica per le strade e nelle piazze, purché non si facesse delle parodie nei confronti di qualcuno.

 

Come vede qualche regola ci vuole?

 

Ma certo, però debbono essere regole, diciamo così, limitate agli aspetti tecnici. Vanno, cioè, rispettati alcuni orari, il volume non deve essere troppo forte, non bisogna intralciare il traffico o gli spostamenti pedonali. Poi sarà la gente a giudicare con le proprie offerte  se quell’artista, o presunto tale, è meritevole o meno di esibirsi.

 

Com’è la vita di un artista di strada?

 

E’ una vita fatta di libertà, di poche sicurezze ma anche di grandi emozioni. Non a caso alcuni dei più grandi artisti come la rockstar Sting, il cantautore Bruce Springsteen, il grande violinista americano Joshua Bell, il cantante John Bon Jovi o il nostro Biagio Antonacci, hanno voluto almeno per una volta assaporare il brivido di cantare per strada. Personalmente, se mi lasciano lavorare, sono felice della mia scelta che, tra l’altro, mi consente di condurre in piena libertà una vita sufficientemente decorosa.

 

Ecco, per concludere, ci racconti un po’ la sua storia.

 

Sono nato a Catania, città dell’indimenticabile tenore Giuseppe Di Stefano. Da ragazzo ho cominciato a cantare soprattutto nella mia città e poi ad Agrigento. Nel 2002 mi sono trasferito Weimar in Germania, insieme a una grande fisioterapista tedesca della quale mi ero follemente innamorato. Per tre anni ho avuto modo di lavorare in quel Paese come animatore e cantante.  Poi, d’improvviso, mi è venuto una forte nostalgia per l’Italia, soprattutto per Roma, città che amo profondamente. Quindi sono tornato insieme a lei. Purtroppo, per una serie di motivi, dopo un anno ci siamo lasciati e lei è tornata in Germania. Da romantico siciliano ho sofferto moltissimo, tant’è vero che non mi sono mai sposato.

 

Sul piano professionale posso dire che ho visitato e ho fatto esperienze in diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti e l’Australia dove ho partecipato a importanti concerti. Inoltre ho avuto la fortuna di conoscere importanti maestri e personalità del mondo della lirica, tra cui il Maestro Filippo Sapienza, il Maestro Carlo Bergonzi, Il Maestro Nazzareno Antinori, nonché Alberto del Monaco, fratello del grande Mario.

 

Certo, non posso negarlo, mi piacerebbe tanto cantare un giorno anche in un importante teatro italiano. Pazienza. Mi consolo nel pensare che il mio palcoscenico abituale, piazza del Pantheon a Roma, è uno dei più belli del mondo. E non mi manca certo l’affetto della gente e dei turisti che spesso chiedono il mio indirizzo per poi scrivermi quando ritornano a casa.