Nel riquadro Massimiliano Giovanetti

 

Maria Letizia Compatangelo, drammaturga e Presidente del CENDIC (Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea) aderente al Progetto REA di creazione di un Nuovo Stato Sociale invita a pubblicare l’appello lanciato dall’attore Massimiliano Giovanetti contro la chiusura di Radio Radicale: invito che Punto Continenti accoglie nella piena consapevolezza che la libera e corretta informazione è alla base di ogni seria battaglia a sostegno dei diritti sociali.  A tale proposito in fondo a questa pagina viene suggerito di vedere il video (di 2 minuti)  ONU e Nuove Tecnologie: Vera sfida per Guterres.

 

Cari amici, come forse sapete io ho scelto di non essere presente sulle reti sociali. Non sono qui a scrivervi per motivare la mia scelta che di fatto mi esclude da una forma di comunicazione a cui non credo. Altresì ho necessità di sollecitare, e questa mail è l’unico modo che ora ho a disposizione, la vostra attenzione su un fatto di gravità inaudita, di cui forse avete contezza, che da mesi seguo con passione e costernazione.

Il Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Luigi Di Maio, e Vito Crimi, sottosegretario con delega all’editoria, promotore dei cosiddetti Stati generali dell’Editoria Italiana, con la complicità della maggior parte del governo, soprattutto di un’ala agguerrita e nutrita del Movimento 5 Stelle, stanno chiudendo Radio Radicale. E con lei importanti testate come il Manifesto, Avvenire, alcune realtà radiofoniche locali di grande impatto sociale, e altri giornali.

Consentitemi di concentrarmi su Radio Radicale, alla quale mi legano decenni di ascolto attento, molte volte critico, sempre appassionato.

Chi non ha mai ascoltato Radio Radicale non può sapere che cosa è, e che cosa rappresenta. Chi l’ha ascoltata, e continua a farlo, sa, conosce, e credo non possa seguire con crescente preoccupazione e con sconforto lo stato dei fatti recenti. Radio radicale è unica in Europa e nel mondo, una voce che non ha preclusioni nei confronti di nessuna voce, ” la voce di tutte le voci”, una memoria visiva ed auditiva di tutti i fatti, i congressi, le sedute parlamentari, i processi, e molto altro ancora, dal 1976. Per non parlare della lucidità critica, dell’equilibrio, del valore sociale, politico, culturale, umano, delle rubriche che propone. Uno sguardo irradiato nel mondo, soprattutto verso gli ultimi. Una garanzia di attenzione ai diritti, allo stato di diritto.

Radio Radicale ha usufruito di una convenzione con lo Stato Italiano, rinnovata anno dopo anno, in seguito a una gara. In questi decenni è diventata un baluardo di democrazia, uno spazio di approfondimento, un teatro della memoria. In nome di una abborracciata ” lotta agli sprechi”, ora si vuole chiudere. In nome della lotta agli sprechi negli ultimi decenni si sono determinati i peggiori disastri, soprattutto culturali. Pensiamo alle cosiddette ” riforme” della scuola  e dell’Università, ad opera di governi di ogni matrice. Il disegno reale era quello di arginare, a partire dalla formazione delle coscienze e delle personalità, un radicale azzeramento del pensiero e della memoria. Un’ istanza piduista che si è manifestata negli ultimi decenni soprattutto nelle televisioni commerciali, e a ruota nella Rai, al fine di ridurre le persone a consumatori acritici. Un disegno diabolico che ha mortificato, il gusto, ha ridotto la percezione del reale, e ha perfino orientato i sogni e le speranze.

Per chi non lo sapesse Radio Radicale non ha e non fa nessuna forma di pubblicità. Pensate, nel nostro tempo! Chi mi conosce sa che io considero la pubblicità, in tutte le forme, un caleidoscopio di menzogne. La pubblicità è diventata di fatto la grande menzogna. Diabolica distruttrice del linguaggio, la pubblicità ha destituito, o quantomeno adulterato, il senso, nelle parole, nelle cose, nelle idee.  Non mi rassegno al fatto che la fruizione di qualsiasi opera d’arte, o occasione di approfondimento personale e collettivo, sia deturpata, violentata, tradita, dalla pubblicità. Auspico un modo di comunicare dove chi vuole possa scegliere, anche la pubblicità, ma in un luogo e in forme riconoscibili. Rimango a Fellini, uomo oltre ogni tempo.

Maurizio Bolognetti, giornalista, segretario dei radicali lucani, è giunto al 77 mo giorno di sciopero della fame. Ascoltatelo parlare, cercatelo, trovatelo. Insieme a lui Rita Bernardini e tanti altri, stanno conducendo una forma di lotta non violenta. Grazie a queste forme di lotta ognuno di noi oggi ha più diritti.

Soprattutto ascoltate Radio radicale, avete tempo fino al 21 maggio. Fatevi un’idea di che cosa significa ” servizio pubblico”.

Per informazione sappiate che Radio Radicale costa a tutti noi, cittadini italiani, l’equivalente di tre centesimi l’anno cadauno. Confrontate questo costo con quello del canone Rai, con quello delle piattaforme informative sul web, e le altre televisioni, che fondano la loro ragion d’essere solo sulla pubblicità.

Permettetemi di ricordare Massimo Bordin, uomo e giornalista, autore della più bella rassegna stampa d’Europa, anima di Radio Radicale, che è morto da circa un mese. L’ho ascoltato per anni. Negli ultimi mesi ribadiva con forza, nonostante la voce rotta dalla malattia, che il disegno dei cosiddetti Stati generali dell’Editoria, incarnati da ” gerarca minore” Vito Crimi, era quello, chiaro ed evidente, di mettere la mordacchia, in uno stile che al Minculpop gli fa un baffo. Col placido consenso di chi si illude che l’informazione, molteplice e mai conciliante, complessa e differenziata, sia uno spreco.

Grazie per l’attenzione, e se potete e volete, diffondete. Perché ognuno sia libero di sapere e di decidere, di fregarsene o magari no.

Massimiliano Giovanetti