Foto: la vela della REA davanti alla RAI

Riportiamo di seguito la Lettera aperta inviata dalla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) al Ministro GIORGETTI, alla sottosegretaria ASCANI, al Capo del Governo, alla Commissioni Parlamentari, alle Autorità, alla Associazioni dei Consumatori e alle Parti Sociali. Si tratta di un momento decisivo per la sopravvivenza delle radio e televisioni private che rischiano una generale chiusura con importanti ricadute anche sul piano occupazionale. 

 

Abbiamo appreso dal sito istituzionale del Mise che “il Ministro Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto che destina ulteriori 20 milioni di euro in favore delle emittenti radiotelevisive locali che si impegnano a trasmettere messaggi di comunicazione istituzionale, con l’obiettivo di informare i cittadini e le imprese sulle misure introdotte per fronteggiare l’emergenza Covid e rilanciare l’economia del Paese. Per sostenere questa iniziativa, e’ stato infatti disposto dal ministro Giorgetti il rifinanziamento del Fondo per le emergenze relative alle emittenti locali, che era stato istituito al Mise lo scorso anno. In particolare, il decreto individua i criteri per ripartire le risorse alle emittenti radiotelevisive locali, commerciali e comunitarie, che dovranno impegnarsi a programmare la trasmissione di un numero definito di messaggi di comunicazione istituzionale. Con un successivo provvedimento ministeriale saranno, invece, rese note le modalita’ di presentazione delle domande e pubblicati gli elenchi delle emittenti radiotelevisive locali, gia’ individuate dall’articolo 195 D.L. 34/2020”.

Nonostante le proteste giunte da gran parte del mondo istituzionale, politico e sindacale, la decisione del Ministro è inspiegabilmente persecutoria nei confronti delle 900 piccole emittenti locali che si vedono ancora una volta sostanzialmente escluse dal contributo per essere appannaggio nella misura dell’ 80% delle cento emittenti televisive sostenute dalla nota lobby del settore.

Il Ministro Giorgetti, il Parlamento, il Governo, il Ministro del Lavoro, le Commissioni parlamentari, i Governatori delle Regioni e i Sindaci devono rendersi conto che, senza la rete di comunicazione radiotelevisiva locale, il Paese è allo sbando informativo. Devono rendersi conto che il sistema informativo italiano, grazie alla dislocazione in ogni luogo di piccole e medie radio e tv locali, è un modello unico al mondo proprio per il fatto che assicura, fino all’ultimo cittadino della vallata, della montagna e in ogni luogo sperduto del Paese, il necessario mezzo di comunicazione per non sentirsi abbandonato nei casi di calamità naturali. Di sentirsi confortato, assistito dalle autorità locali e dagli uomini del soccorso tramite la propria Radio Tv locale. La pubblica utilità svolta dalle emittenti locali è maggiormente venuta alla luce in questo periodo di pandemia da Covid 19 per i costanti servizi informativi effettuati gratuitamente dalle radio tv locali di tutta Italia “nelle proibite fasce rosse”. Ieri tale funzione fu svolta da Radio Aquila 1 durante il terremoto del 2009. L’altro ieri da Tele Pagani con l’alluvione della Valle del Sarno. Come non ricordare i soccorsi dei radioamatori (gli antenati delle locali) per l’opera svolta durante l’alluvione di Firenze del 1966, del terremoto del Belice del 1968, del terribile terremoto dell’Irpinia del 1980. Non voglia la natura riproporci la tragedia dell’Irpinia senza la presenza delle piccole e medie emittenti locali!!. Non c’è Rete nazionale o delle 100 TV beneficiarie di contributi milionari che possa essere più essenziale della più piccola emittente presente sul territorio! In tali drammatiche circostanze, è l’emittente più piccola ad essere più efficace nella comunicazione di soccorso per la semplice ragione che riesce ad intervenire con maggiore rapidità per i mezzi e gli uomini già presenti sul posto. Lo sanno i Sindaci, la Protezione Civile, la Croce Rossa e le Forze dell’ordine quando si tratta di mantenere la comunicazione con le popolazioni colpite da alluvioni e terremoti.

Cari politici e parlamentari, se volete davvero bene al vostro Paese, non distruggete le 900 operose Radio TV locali come Radio Codogno. Semmai aiutatele a resistere alla chiusura dovuta all’azzeramento della pubblicità e alle angherie subite dall’apparato dirigenziale di Viale America. L’ITALIA HA UNA RETE DI COMUNICAZIONE LOCALE INESTIMABILE, non distruggetela come avete fatto con le piccole imprese artigiane! Ci auguriamo che il Ministro Giorgetti abbia un ripensamento sulla sua decisione di escluderle dal riparto dei contributi statali, soldi dei cittadini per ricevere servizi di pubblica utilità a tutti i livelli, ed emani un decreto di sostegno riservato a quelle emittenti che non hanno percepito un euro (o quasi) per il lavoro perduto. Si riveda con urgenza il DPR 146/17 che assegna il 95% dell’85% del fondo del Pluralismo alle prime 100 emittenti televisive in graduatoria SICEM lasciando fallire le altre 900 radiotv locali. Anche quel 15% assegnato alle radio è assolutamente insufficiente ed andrebbe innalzato al 30% del fondo per affrontare il cambiamento tecnologico della radio digitale. Tutto questo per non parlare delle radio e tv comunitarie del sociale e del volontariato. Pensiamoci oggi per conservare tale prezioso patrimonio nazionale per non piangere domani quando le vedremo distrutte. Lei Presidente Draghi, Lei Ministro Giorgetti, voi Parlamentari, Governatori e Sindaci tutti avete questa pesante responsabilità morale di fronte alla Nazione. Quel DPR 146/17, con la soppressione della piccola e media editoria locale sta uccidendo la democrazia del nostro Paese nata dalla Costituzione repubblicana. Subito la sua revisione! Non c’è tempo da perdere.

Se lo Stato ci aiuta possiamo farcela per ritornare a credere nella sua primaria funzione di garante delle libertà democratiche sancite dalla Costituzione. Saremo grati a quelle forze politiche che accoglieranno il nostro appello. Ci ricorderemo degli agnostici e dei sordi.

Ma la persecuzione ai piccoli e medi editori radiotelevisivi non finisce con la negazione dei contributi statali. Ben altro è nella pentola dei diritti negati, violati, calpestati giornalmente con valenza anticostituzionale dall’apparato di Viale America. Ecco i fatti.

Con lettera del 4 febbraio 2021, indirizzata all’ex Ministro Patuanelli e al Governo Conte dalla scrivente, fu segnalato che lo switch off per la transizione alla televisione di nuova generazione T2, programmato dalla Direzione Mise di Viale America e dalla Fondazione Bordoni, non poteva realizzarsi per vari motivi. Primo fra tutti è l’errata previsione di giugno 2022 quale data assegnata allo switch off per via del 65% dei televisori esistenti inidonei a ricevere il nuovo standard DVB-T2. Tradotto in cifre, calcolando una media di due televisori domestici per famiglia oltre a quelli utilizzati per uso civile, si tratta di circa 40 milioni di televisori praticamente da mettere fuori servizio ovvero da rottamare una volta oscurati a meno che non si provveda a dotare i possessori dei relativi decoder.

Nella sopra citata lettera REA, di fronte a tale prevedibile ipotesi, ora divenuta tragica realtà dopo aver appreso la nuova roadmap pubblicata dal Mise il 27 luglio 2021, si chiedeva di assicurare alla popolazione il servizio radiotelevisivo nazionale e locale mettendo transitoriamente a disposizione quelle frequenze incautamente sottratte all’emittenza locale in modo da consentire continuità di servizio sia in T1 che in T2 ovvero di operare gradualmente nel tempo con uno switch over. Tale provvedimento, è stato detto, ha il vantaggio di assicurare il servizio televisivo nazionale su tutti i tipi di televisori esistenti, nuovi e vecchi, mentre salva 450 piccole e medie tv locali con un carico di 7000 dipendenti tra assunti in organico e circuito dell’indotto.

Venendo ai fatti, l’ex Ministro Patuanelli ritenne di non intervenire sulla disastrosa questione dello Switch off lasciando fare alla Amministrazione di Viale America forse fidandosi oltre misura della competenza e onestà professionale dei suoi dirigenti sottovalutando l’entità del disastro che ora cittadini, imprese e lavoratori si trovano davanti per le centinaia di aziende editrici in stato prefallimentare e migliaia di lavoratori potenziali disoccupati tra giornalisti, tecnici e amministrativi.

Rimediare si può con alcune rapide e concrete mosse intervenendo sul quadro normativo che la REA ha coniato con la formula MANI PULITE SULLA COMUNICAZIONE:

1. Riforma del DPR 146/17 considerato il male di tutti mali. Per una sana, equa ed onesta ripartizione dei contributi statali a sostegno del pluralismo informativo e per salvare 7000 posti di lavoro compreso l’indotto, come sopra esposto, è fondamentale che detta ripartizione sia effettuata in modo proporzionale al dato occupazionale senza soglie minime di accesso e senza i non attendibili dati di ascolto Auditel. La qualità della programmazione potrà essere misurata, diversamente e seriamente, dal numero dei servizi giornalistici prodotti dalle emittenti rilevabili dalle registrazioni di legge in atto (art. 20 commi 5 e comma 6 legge 223/90)

2. Problema delle frequenze e della capacità trasmissiva destinata alle emittenti televisive locali. Era prevista da tutte le leggi precedenti una riserva del 30% delle frequenze (poi convertite in capacità trasmissiva). Nelle prime sedute del tavolo TV 4.0, presieduto dall’ex ministro del Mise Luigi Di Maio,tale riserva misteriosamente scompare (all’inizio consisteva in 4 frequenze) per ridursi ad una sola frequenza. Ciò fu giustificato dal fatto che una sola frequenza poteva comunque trasmettere ben oltre 40 programmi e quindi capace di assolvere la necessità di ogni regione. L’alibi per sottrarre la tutela frequenziale alle locali, a parole, è convincente. Infatti, ciò è reso possibile dalla modalità trasmissiva DVB-T2, che permette di trasmettere con una sola frequenza (mux) 37 Mbit/sec e dell’uso di compressione delle immagini in modo HEVC (H265) che rende sufficiente solo 0,8 Mbit/sec per ogni programma per cui 37 / 0,8 = 46 che è il numero potenziale di programmi trasmissibili nella nuova modalità T2+HEVC. Nei fatti però, qualcuno ha giocato sporco, tradendo quella promessa, sapendo di tradirla, quando nella riunione del 27 luglio 2021 con il Mise abbiamo appreso che tutto viene rinviato e che le locali devono arrangiarsi a condividere la capacità trasmissiva del T1 anziché del T2 che, come anzi detto taglia la disponibilità della capacità trasmissiva da 40 programmi del T2 a 14 del T1 mentre vanno avanti i bandi per FSMA , Operatori di reti e Lcn.

Nella successiva evoluzione e nei fatti emersi in questi ultimi giorni emerge che: 

Non ci sono, né ci saranno a giugno 2022 più del 50 % di televisori idonei a ricevere il T2;

Quindi lo switch off del Nord di settembre 2021 non ci potrà essere tant’è che è stato spostato alla primavera del 2022 ad eccezione della malcapitata Sardegna che dovrà farlo a novembre 2021 (sic!);

E’ prevedibile che anche quello di primavera 2022 salterà per essere rinviato più in avanti. Quindi emerge l’inevitabile esigenza di far trasmettere le emittenti (nazionali e locali) in modalità attuale, detta anche DVBT-1;

Però il T1 supporta al massimo 22 Mbit/sec in luogo del T2 che ne supporta 37 Mbit/sec

Ne consegue che in T1, necessitano 1,5 Mbit/sec a programma e chi si azzarda a sostenere che basta 1 Mbit/sec alzi la mano. Pertanto, ne consegue che 22 / 1,5 = 14 sono i programmi che potranno essere decentemente trasmessi per ciascuna frequenza (mux);

Pertanto le valutazioni precedenti, secondo le quali con il T2 potevano essere soddisfatte le richieste di gran parte dei FSMA in quanto una sola frequenza è capace di ospitare ben 46 potenziali programmi, sono tutte saltate con il drammatico risultato che molti di essi (circa il 60% degli attuali) saranno costretti a chiudere battenti per mancanza di spazio nei mux ossia per mancanza di capacità trasmissiva;

A nostro avviso il gioco sporco è stato compiuto dalla dirigenza Mise di Viale America e dalla Fondazione Bordoni con la collaborazione della premiata ditta Auditel.

Tali problemi già apparsi chiaramente da settembre 2018 furono portati avanti dalla REA con la manifestazione del 2 ottobre 2018 e al tavolo TV 4.0 presieduto prima da Luigi Di Maio, poi da Stefano Patuanelli e dalla sottosegretaria Mirella Liuzzi, ma sono stati largamente sottovalutati/imboscati dai veri artefici del disastro televisivo italiano ossia dai dirigenti di Viale America, via via succeduti dal 2014 al 2021 a cominciare dall’ex direttore Antonio Lirosi, sostenuto dalla direzione di Eva Spina, inventore dei mali di tutti i mali qual è il DPR 146/17 per il quale è stata anche compromessa l’immagine del Capo dello Stato agli occhi degli editori radiotelevisivi e dei cittadini consapevoli della violazione dei diritti derivanti dagli articoli 21 e 41 della Costituzione sulla libertà d’informare ed essere informati e sulla libertà d’impresa.

Per tali ragioni si chiede:

MANI PULITE SULLA COMUNICAZIONE

con dimissioni del gruppo dirigente del Mise di Viale America e della Fondazione Bordoni unitamente alla cessazione del conflitto d’interessi con il comparto radiotelevisivo locale della società Auditel nella previsione di un reset normativo per rimettere in legittimità costituzionale il sistema radiotelevisivo italiano attraverso il ripristino della Commissione per l’Assetto Radiotelevisivo istituita con decreto legge 27 agosto 1993, n. 422, articolo 2 comma 4, convertito in legge con modificazioni il 27 ottobre 1993, n. 422 con funzioni di organo consultivo dell’allora Ministero delle Poste e Telecomunicazioni con pareri su tematiche relative all’assetto radiotelevisivo.

Per la cronaca, con il D.M. 9 gennaio 2002, alla Commissione fu attribuito anche di attivare studi e ricerche, ed in particolare, di proporre soluzioni a problematiche del settore radiotelevisivo con particolare rilievo sociale. Solo grazie ai poteri conferiti dalla legge le fu possibile costruire ed approvare tutti i Codici di autoregolamentazione tuttora vigenti, tutela minori, televendite, commenti sportivi, ecc., oggi colpevolmente ignorati per favorire il dato di ascolto del gossip gioiosamente rilevato da Auditel. Pensare che quel dato sia indice di qualità è pura distorsione della realtà. Semmai quel dato è intriso di interessi di altro genere in pieno conflitto con la qualità. Si pensi che nella graduatoria applicativa del DPR 146/17, quel dato vale il 30% e più, contro il 67% dell’occupazione e il 3% della innovazione tecnologica. Chiediamo al Ministro Giorgetti e alla Sottosegretaria Ascani cosa ne pensano a proposito e se è ancora lecito regalare contributi pubblici milionari alla lobby del settore facendo fallire il rimanente comparto. Per dire che se fosse stata in piedi la Commissione per l’Assetto Radiotelevisivo, partecipata da tutti i soggetti del comparto e dalle Regioni e Provincie autonome, con i suoi poteri di legge, non avrebbe mai e poi mai fatto passare una simile scellerata norma.

Per finire la cronaca, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 366 la Commissione divenne anche “organo tecnico del ministero” per osservare che se fosse rimasta in piedi, certamente i due swith off e relative pianificazioni avrebbero avuto ben altro destino della misera fine fatta fare alle tv locali dai signori di Viale America.

Tanta grazia è stata soppressa, ma se non si vuole ripristinare la Commissione per l’Assetto Radiotelevisivo di una volta, della quale la REA ne faceva parte integrante molto attiva, in alternativa si propone di istituire almeno un Tavolo multidisciplinare di lavoro, tecnico, amministrativo, giuridico, con la partecipazione delle Autorità, Regioni, Associazioni del settore, Parti sindacali e sociali presieduto da un costituzionalista di nota fama ed indipendenza politica, al fine di supportare il Ministro nelle scelte politiche in materia radiotelevisiva da sottoporre all’approvazione del Parlamento e del Governo.

Come più volte ribadito, in primis il Tavolo dovrà occuparsi della riforma del DPR 146/17 in modo da ripartire le risorse economiche in proporzione ai dipendenti occupati senza soglie minime di accesso con la previsione della conclusione dei lavori entro il 31 dicembre 2021. Le procedure di attuazione dei bandi per l’assegnazione delle Frequenze, della capacità trasmissiva e LCN dovranno necessariamente essere sospese.

Con la presente lettera aperta, a salvaguardia del pluralismo informativo, dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero e diritto del cittadino ad informare ed essere informato, nonché in difesa dell’articolo 41 sulla libertà d’impresa

LA REA – Radiotelevisioni Europee Associate per gli opportuni approfondimenti e

DICHIARA

LO STATO PERMANENTE DI MOBILITAZIONE NAZIONALE DELL’EMITTENZA RADIOTELEVISIVA LOCALE CON MANIFESTAZIONI DI PROTESTA ATTRAVERSO I PROPRI MEZZI DI COMUNICAZIONE E MANIFESTAZIONI DI PIAZZA

Roma, 13 settembre 2021

REA – Radiotelevisioni Europee Associate

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27 autorevoli testimonianze sull’importante ruolo delle radio e televisioni locali