Per i giovani preparati e appassionati di problematiche internazionali è sicuramente una delle vie  d’ingresso più interessanti sul piano lavorativo. Il suo portone si trova a Roma in Via Vittorio Emanuele II, numero 251. Fuori c’è la targa UNDESA –  sede romana dell’United Nations Department of Economic and Social Affairs. Intendiamoci: non è che il lavoro si trovi in queste stanze ma è qui che vengono compiute le selezioni del programma Junior Professional Officer (JPO), interamente finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri italiano. Sulle modalità di partecipazione (le domande vanno presentate entro il 31 ottobre)  la cosa più semplice è andare sul sito www.undesa.it . Se poi rimane ancora qualche dubbio si può sempre telefonare al numero 06.68136320 o scrivere a JPOinfo@undesa.it.

 

In estrema sintesi, il Programma è riservato a giovani laureati che non hanno superato i 30 anni (33 per i laureati in medicina e chirurgia). I profili ricercati sono vari: si va dal giurista all’economista, dal medico all’ingegnere, fino agli esperti in materia di alimentazione, ambiente, sviluppo, politica internazionale, diritti umani. Naturalmente, oltre all’ottima conoscenza dell’inglese, che è un requisito indispensabile per proporre la propria candidatura, la conoscenza di almeno un’altra lingua ufficiale delle Nazioni Unite è valutata molto positivamente. Per i candidati selezionati si prospetta la possibilità di lavorare stipendiati fino a due anni (livello P2) in una delle tante Organizzazioni internazionali. E quasi sempre, a quel punto, un lavoro presso un’Istituzione internazionale, non governativa o privata è assicurato.

 

Per cercare di sapere qualcosa in più rispetto alle informazioni ‘ufficiali’, siamo andati a trovare Gherardo Casini, dal 2001 direttore dell’ufficio in Italia di UNDESA, aperto a Roma nel 1992 e che opera in sintonia con la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari esteri. In precedenza ha lavorato alcuni anni presso la sede centrale delle Nazioni Unite a New York su temi emergenti dello sviluppo, nonché per un’ organizzazione non governativa in Ecuador e nel settore privato in Italia.

 

Sulla carta il Programma appare interessantissimo. Ma poi nella realtà come si presenta la situazione?

 

Non è certamente una passeggiata. I candidati sono tantissimi, circa 3 mila ogni anno e la maggior parte di essi è molto preparata. Purtroppo, i posti riservati sono pochi: l’anno scorso ci siamo limitati a 16 per i noti motivi di risparmio, mentre in passato si raggiungevano le 40 unità. Quest’anno, tuttavia, si è avuto un leggero miglioramento, auspicabile indice di una ripresa. Fatta questa premessa ritengo che per un giovane che ami operare in un clima internazionale, che abbia certe inclinazioni, che sappia lavorare all’interno di un team, tentare questa strada rappresenti un’ottima scelta.

 

Quali consigli pratici se la sente di dare?

 

E’ importante innanzitutto che il candidato presenti un curriculum fatto molto bene e che dia l’immagine di una professionalità specifica. La conoscenza di più lingue, l’aver compiuto dei master, aver frequentato alcuni stage presso organismi internazionali o grandi società private e avere un bagaglio professionale solido rappresentano  indubbiamente dei titoli preferenziali, insieme a eventuali pubblicazioni.

 

Come avviene la selezione?

 

Consideriamo che mediamente dagli organismi internazionali arrivano ogni anno una settantina di richieste di lavoro JPO italiani. A quel punto il Ministero degli Affari esteri dopo una prima scrematura delle posizioni disponibili seleziona quelle che saranno finanziate, tenendo in considerazione le priorità della cooperazione allo sviluppo. La pre-selezione, portata avanti dall’ufficio UNDESA e nella fase finale da una Commissione apposita, tiene conto dei profili richiesti e identifica un piccolo gruppo di circa 8 candidati per ogni posizione. Solo allora arrivano a Roma i rappresentanti degli organismi richiedenti per avere un colloquio diretto con i candidati, in inglese, francese o altra lingua collegata al piano di lavoro (in genere questi incontri avvengono nei mesi di giugno e luglio). Da ogni gruppo esce un solo candidato selezionato, vincitore della posizione, che per un anno rinnovabile si trasferisce all’estero o in una delle organizzazioni internazionali con sede in Italia, come la Fao, l’Ifad o il World Food Program. Così come per altri programmi JPO finanziati da vari donatori, il costo del contratto dei candidati selezionati è a carico del Ministero degli Affari esteri italiano.

 

E dopo cosa succede?

 

Dalla nostra esperienza pregressa possiamo dire che quasi sempre tutti i candidati vincitori hanno poi trovato uno sbocco professionale, sia negli organismi internazionali che nel privato o nel terzo settore. Da un nostra precedente indagine è emerso, infatti, che il 60% ha trovato una collocazione presso le grandi Istituzioni internazionali, un 15% presso le Organizzazioni non governativa (ONG) e il restante presso Università, multinazionali o grandi imprese.

 

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un candidato.

 

Non esiste un candidato tipo.  Diciamo che tra le lauree che si sono affermate figurano ai primi posti Scienze Politiche, Economia, Legge, Scienza dell’Amministrazione, Scienze naturali e matematiche, Discipline umanistiche, Medicina e Agricoltura. Assistiamo poi a un crescente numero di donne che ormai superano gli uomini, mentre non ci sono grandi differenze tra nord e sud del Paese. La maggior parte dei candidati è orientata sull’Africa. Cresce poi il numero di giovani che conoscono anche lingue come l’arabo, il russo, il portoghese, ecc.

 

Ma aldilà di questi titoli, gli esaminatori guardano molto alle motivazioni, agli interessi personali, alla capacità di rapportarsi con gli altri, alle esperienze maturate all’estero, alla facilità di fare in rete, alle conoscenze degli usi e costumi tra i popoli. Naturalmente, come per tutte le cose della vita, ci vuole anche un po’ di fortuna che, in questo caso, consiste nel fatto che proprio in quel determinato anno sia pervenuta una richiesta internazionale corrispondente al profilo del singolo candidato, sia dal punto di vista della preparazione professionale che della lingua. In ogni caso, consigliamo sempre ai giovani non selezionati di non scoraggiarsi ma di ripresentare le proprie candidature per tutti gli anni in cui hanno diritto.

 

La vostra attività si limita al programma JPO?

 

Assolutamente no. Gestiamo programmi di sviluppo, organizziamo conferenze su temi di cooperazione, collaboriamo a seminari, svolgiamo attività d’informazione e abbiamo anche assistito il Parlamento dal 2006 al 2013, portando avanti un’iniziativa globale volta a rafforzare la capacità dei Parlamenti a utilizzare le nuove tecnologie per raggiungere una maggiore apertura, trasparenza ed efficienza. Inoltre, e questo potrebbe interessare molto i giovani, gestiamo anche il programma Fellowships riguardante borse di studio annuali, ugualmente finanziate dalla Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri, in collaborazione con il Dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite.

 

In questo caso il limite di età è di 28 anni e le borse sono circa 35 ogni anno. Anche per questo programma esiste una selezione e una preselezione molto competitiva fatta insieme ai funzionari di UNDESA di New York. I candidati preselezioni hanno un colloquio a ottobre mentre per i selezionati è previsto un tirocinio a dicembre a Torino presso il Campus dell’ILO, prima della loro partenza verso uno dei Paesi richiedenti. I vincitori verranno stipendiati in moneta locale sulla base del costo della vita. Il prossimo bando di gara è in attesa di pubblicazione sul sito.