Il Ministro Carlos Casamiquela

Per presentare in Italia il modello argentino di ‘Agricoltura familiare’ il Ministro dell’Agricoltura, Allevamento e Pesca della Repubblica Argentina, Carlos Casamiquela, ha tenuto un incontro a Roma con operatori italiani del settore presso l’Ambasciata argentina. Il ministro era accompagnato da autorevoli dirigenti del suo Ministero, dell’Istituto Nazionale di Tecnologia Agrozootecnica (INTA), del Centro di ricerca e sviluppo tecnologico per l’Agricoltura familiare (CPAF), di rappresentanti della FAO, IFOAM, FRM e da organizzazioni dell’Agricoltura Familiare argentina. Da registrare che l’INTA da diversi anni mantiene rapporti di collaborazione in Italia con l’INEA, L’Istituto Nazionale di Economia Agraria.I due Istituti esplorano nel concreto la possibilità di una collaborazione finalizzata a uno scambio di esperienze e conoscenze su temi di reciproca competenza e interesse. Ma torniamo al Ministro Casamiquela che abbiamo intervistato a margine dell’incontro.  

 

Cosa rappresenta in Argentina l’Agricoltura familiare?

 

Si tratta di un modello di produzione agricola con un forte impatto sul piano sociale, economico e culturale. L’esperimento riguarda cinque Regioni: Nea, Noa, Pampeana, Cuyo e Patagonia. Il tutto viene supervisionato dall’Istituto Nazionale di Tecnologia Agropecuaria esistente sin dal 1956. L’esperienza dell’INTA consente di sviluppare da una lato qualità della produzione e dall’altro la qualità della vita dei produttori rurali e della loro famiglia.  Ad agevolare questo processo è naturalmente l’elevato livello tecnologico raggiunto nei settori dell’agropecuaria, agroalimentari e agroindustriale. In questo caso un grande lavoro è stato svolto da CPAF, il Centro di ricerca e sviluppo tecnologico per l’Agricoltura familiare nato del 2005.

 

Ci può dare qualche dato sulla consistenza dell’Agricoltura familiare?

 

Complessivamente l’80% di tutti gli alimenti nei Paesi in via di sviluppo sono prodotti dall’Agricoltura familiare. Questo sistema consente alle famiglie di lavorare dove vivono, di  mantenere la varietà delle produzioni locali, a generare sul posto nuove occasioni di lavoro e a  trasmettere alle generazioni future le esperienze e i valori maturati nel tempo. Tutto questo lavoro viene supportato da ricerche accademiche, corsi di formazione professionale, associazioni di piccole e medie imprese. Posso, in sostanza, definire l’Agricoltura familiare un’agricoltura ecologica condivisa dagli agricoltori, ben vista dalla popolazione e sostenuta dai governi centrali e locali.

 

L’Italia è uno dei maggiori produttori di macchinario agricolo alimentare. Che possibilità ci sono per una maggiore presenza in Argentina di aziende italiane nel settore?

 

L’Italia ha già una grande presenza nel nostro Paese. Naturalmente ci sono ancora ampi spazi. L’agroindustria argentina si sta sviluppando enormemente anche per quanto riguarda le esportazioni. Quindi, invito tutti gli imprenditori italiani a farsi avanti e a partecipare ai nuovi programmi di sviluppo.

 

Però è anche vero che guardate sempre di più ai mercati asiatici, in particolare alla Cina, piuttosto che all’Europa.

 

Ciò dipende da vari fattori tra cui la diffidenza in Europa verso i prodotti transgenici, cosa che non avviene, ad esempio, in Cina. Tuttavia questo non rappresenta un ostacolo alla maggiore collaborazione tra aziende argentine e italiane che, tra l’altro, potrebbero contribuire efficacemente al processo espansivo delle esportazioni argentine.

 

Sono anni che si parla dell’accordo Mercosur, cioè, del Mercato comune che raggruppa Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, e l’Unione Europea. Eppure non si arriva mai alla stesura della firma conclusiva. Come mai?

 

Indubbiamente parliamo di un accordo molto complicato e ogni parte cerca di tutelare i propri prodotti, sia agricoli che industriali. Tuttavia, sono abbastanza ottimista e credo che prima o poi si arriverà a una soluzione, anche perché è nell’interesse di tutti.  Mi creda, non è una risposta diplomatica ma convinta.