Portare il nome di un mostro sacro non deve essere semplice. Soprattutto se si vuole fare lo stesso mestiere. Infatti, pur avendo una bella voce, Beniamino Gigli Jr. non ha osato ripercorrere la strada del nonno, uno dei più grandi tenori della storia della lirica (per qualcuno, come l’Academia spagnola delle Asturia, addirittura superiore allo stesso Caruso). Invece di cantare, il nostro Gigli ha preferito fare il pediatra in Ospedale, anche se ha sempre dedicato una buona parte del suo tempo a mantenere viva la memoria del gigante recanatese. Lo abbiamo incontrato a Roma in un bar di fronte alla FAO, l’agenzia dell’ONU per l’alimentazione. Ottima occasione per fare un tuffo nel passato.

 

Di cosa si sta occupando in questo momento?

 

Sto preparando per il 22 dicembre una grande serata al Conservatorio di Santa Cecilia per celebrare i cent’anni sia del diploma conseguito da Gigli in questo Conservatorio che il suo debutto in teatro avvenuto il 15 ottobre del 2014 al Teatro Sociale di Rovigo nella Gioconda di Amilcare Ponchielli. Più che una grande rimpatriata tra i numerosi cultori di Gigli spero di riuscire a organizzare una grande serata culturale con il pieno sostegno del Conservatorio.

 

Che ricordi ha del nonno?

 

Ho dei ricordi bellissimi, era una persona splendida. Non voglio esagerare ma intravedo in lui molte somiglianze con papa Francesco, soprattutto sul piano della semplicità e dei rapporti umani. I suoi gesti non furono mai studiati ma sempre spontanei e imprevedibili.

 

Ci può raccontare uno?

 

Famoso è stato una volta a Napoli. Mentre mangiava in un ristorante si è presentato un vecchietto che cercava di cantare ma, poverino, non ce la faceva. E, quindi, nessuno gli aveva dato una lira. A quel punto nonno si alzò e cominciò a cantare al suo posto. La gente rimase sbalordita anche se non tutti l’avevano riconosciuto. Alla fine della canzone prese il cappello del vecchietto e cominciò a chiedere delle monete che presto abbondarono. Inutile aggiungere che per conto suo nonno gli fece anche un dono particolare. A proposito della sua generosità mi fa piacere ricordare che Gigli ha partecipato a oltre 600 concerti di beneficenza.

 

E’ ovvio che della carriera professionale di Gigli si sa quasi tutto. Ma sul piano umano è rimasto qualcosa di poco conosciuto?

 

Asssolutamente ‘Si’.  Ed è una cosa molto grave. Per molti anni la grande ammirazione dimostrata da Hitler per la voce del nonno è stata scambiata per consenso di Gigli nei confronti del fascismo e del nazionalismo. Niente di più falso. Il suo non è stato ne consenso né dissenso. Tanto è vero che non ha mai preso la tessera del partito a differenza di tantissimi che dopo la guerra lo hanno criticato e ostacolato. E’ vero che nonno ha cantato diverse volte nella Germania nazista ma, come la maggior parte degli artisti, di politica si è sempre interessato molto poco. Forse si è lasciato strumentalizzare. Ma in fondo, diciamo la verità, era molto più il regime ad avere interesse a utilizzarlo che lui ad avere bisogno del regime.

 

Quello che, invece, rimane ancora del tutto ignoto è quanto Gigli abbia fatto per salvare molti ebrei dalla morte. Io ho tutte le prove di questo impegno ma purtroppo non sono mai riuscito a farle conoscere al grande pubblico. Francamente mi rivolta lo stomaco quando ancora oggi sento qualche intellettuale o intellettualoide definire Gigli il cantante amico e protetto dai nazista. Si tratta di una falsità orrenda. Prima o poi lo dimostrerò con un libro che non è così. Nel clima del dopo guerra nonno ha pagato caro questa menzogna. Oggi è arrivato forse il momento di riabilitarlo completamente.

 

Un altro aspetto umano, ma questa volta conosciuto, riguarda il fatto che suo nonno ha avuto due figli dal matrimonio: suo padre Enzo e una femmina. Però ha avuto anche altri tre fuori dal matrimonio. A quanto risulta, questa situazione è stata fortemente criticata da Padre Pio. Questa scelta di vita ha avuto delle conseguenze sul piano professionale?

 

E’ vero che Padre Pio lo ha criticato raccomandandogli soprattutto di non abbandonare i figli nati fuori dal matrimonio. Detto ciò mi risulta che sono sempre rimasti in ottimi rapporti. Quanto al resto non mi pare che la vita privata abbia in qualche modo inciso sulla sua vita professionale. Se poi ci sono stati forti conflitti nel suo animo francamente non lo so. E, francamente, mi interessa poco.

 

Cambiamo allora argomento. Suo nonno oltre cantare nei teatri ha interpretato anche 16 film e molte canzonette. Come giudica quest’attività?

 

Obiettivamente nonno non era un attore. Sono stati semplicemente dei film di cassetta con l’unico obiettivo di sfruttare commercialmente il suo nome. Diverso è il discorso riguardante le canzoni. Quelle cantate da Gigli erano particolarmente impegnative e non delle semplici canzonette. Ancora oggi l’interpretazione di ‘Mamma’ viene ricordata con commozione.

 

Lei per molti anni ha organizzato a Roma un concorso lirico dedicato al nonno. Come mai quest’iniziativa è stata sospesa?

 

Semplice, con la crisi è venuto a mancare il principale sponsor, la Banca Marche. Vorrei ricordare che la nostra attività era senza finalità di lucro. Una volta coperte le spese tutto il ricavato andava in beneficenza. In tasca mia non è mai entrato un euro. Spero tanto di riuscire a riavviare quest’iniziativa. Basterebbero dieci mila euro ma si sa che in Italia per la cultura i fondi disponibili non ci sono quasi mai.

 

Ma la vostra famiglia non ha avuto in eredità un patrimonio ingentissimo?

 

Lasciamo stare questo argomento. Le tasse e la cattiva gestione di questo patrimonio hanno fatto in modo che rimanesse ben poco. Basti dire che personalmente non posseggo nemmeno una casa di proprietà.

 

Per concludere, si sa che lei ha rinunciato a cantare a causa del nome. Ma in famiglia non c’è proprio nessuno intenzionato a seguire le orme del nonno?

 

Ho due figlie. La prima, Francesca, è una brava giornalista. La seconda, Asia, di appena sedici anni, ha deciso di studiare canto. Ormai si trova al sesto anno al Conservatorio di Santa Cecilia. Chi la segue da vicino giura che ha delle grandi potenzialità. Da padre mi limito a dire che “se son rose….”.

 

 Beniamino Gigli Jr.