Questa intervista con Alessandro Tiburzi, primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma (appena andato in pensione), si è svolta a poche ore dall’accordo siglato dalla dirigenza del Teatro con tutte le organizzazioni sindacali. In precedenza Punto Continenti si era occupato di questa complessa vicenda, che rischiava di portare al licenziamento dell’intera orchestra e del coro, intervistando il maestro Fabio Morbidelli (http://puntocontinenti.it/?p=6419) e il cantante  Franco Melis (http://puntocontinenti.it/?p=6588 ).  Questa volta ci occuperemo del balletto, che non è mai stato direttamente coinvolto nella questione ma è decisamente parte integrante della vita artistica del Teatro.  

 

Tiburzi, a botta calda come giudica questo accordo?

 

Come si dice… ‘tutto è bene quel che finisce bene’. Mi limito, però, a fare tre brevi riflessioni. La prima è che quest’accordo non è certamente migliore di quello a suo tempo firmato (senza  perdere nulla in busta paga) da tutte le sigle sindacali meno la CGIL e la FIALS, rifiuto che di fatto ha scatenato tutto il putiferio. La seconda riflessione, è che il tentativo di lincenziare in tronco Orchestra e Coro ha sempre avuto il sapore di una tattica per condurre a più miti consigli le componenti più estremistiche del sindacato. Infine, la terza riflessione, a mio avviso quella più importante, è che non basta firmare un accordo, per quanto importante, per risanare tutti i problemi del Teatro.

 

Mi permetta, a questo punto, una domanda forse un po’ cattiva: come mai la direzione del teatro aveva pensato di esternalizzare solo l’Orchestra e il Coro e non il Corpo di Ballo? Forse perché sindacalmente i ballerini sono meno impegnati sindacalmente o contano di meno?

 

Semplicemente perché il Corpo di Ballo del Teatro ha cominciato a essere svuotato dal di dentro già da qualche anno. Basti ricordare che di ballerini a tempo indeterminato ne sono rimasti una decina. Quello che una volta poteva auspicare a diventare un vanto per il balletto, non solo a Roma ma in Italia, progressivamente è entrato in una crisi profonda.

Ho sempre temuto che ciò potesse avvenire e oggi sono dispiaciuto per quei colleghi che non l’hanno capito e ai quali oggi non viene riconosciuta la possibilità di avere un contratto a tempo indeterminato, non certo aiutati dall’attuale Direzione del Ballo.

 

Cerchiamo allora di dare nome e cognome ai responsabili di questa crisi. Si sa che lei è diventato primo ballerino con Carla Fracci. Ecco, obiettivamente e senza i naturali sentimenti di gratitudine, come giudica i dieci anni, dal 2000 al 2010, della direzione della Fracci del Corpo di Ballo?

 

Innanzitutto, se parliamo della Fracci non possiamo dimenticare il marito e regista Menegatti. Entrambi hanno rappresentato il loro modello gestionale e tracciato un percorso ben preciso, due aspetti essenziali sia per il Corpo di Ballo nel suo insieme che per ogni singolo ballerino. Sono stati dieci anni di benessere economico dove si è prodotto molto e sono state fatte molte tournée, anche internazionali. Non sono certo mancati i confronti con la Fracci ma riconosco la sua grande professionalità, esperienza, impegno e capacità di costituire un esempio per tutti. L’unica cosa che rammarico è che non ci ha consentito di fare esperienza con grandi coreografi del panorama internazionale.

La vera crisi a mio avviso è cominciata dopo……………

 

Sempre a proposito della Fracci non possiamo non ricordare che nel maggio del 2010 c’è stata una furibonda lite in pubblico con l’allora Sindaco di Roma Gianni Alemanno, apostrofato addirittura con il termine di farabutto. Lei cosa ha pensato in quella circostanza?

 

Ero seduto nel palco reale e confesso che sono rimasto esterrefatto. Probabilmente in quella circostanza la Fracci si è lasciata dominare dal suo carattere sanguigno. Comunque sono sincero che al momento dell’uscita di scena della Fracci dal Teatro nessuno l’ha difesa a spada tratta.

 

Quindi il Corpo di Ballo non era più soddisfatto della direttrice?

 

Diciamo che dieci anni sono tanti e finiscono inevitabilmente per logorare ogni rapporto. Allo stesso tempo, però, oggi sono in molti a rimpiangere la gestione Fracci – Menegatti, soprattutto pensando ai livelli occupazionali che aveva raggiunto e se la paragoniamo all’ ultima gestione.

 

Lei sta parlando della gestione di Micha Van Hoecke iniziata nel 2010?

 

Con tutto il rispetto per la carriera di Van Hoecke ritengo che lui non si sia rivelata la persona adatta a guidare il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Mi dispiace dirlo, ma una cosa è fare il danzatore, il coreografo, l’attore e il regista, un’altra completamente diversa è quella di dirigere un Corpo di Ballo. Bisogna avere il carisma, la personalità giusta ed essere da esempio, essere forti nelle proprie scelte, senza condizionamenti ma avere quella credibilità che i danzatori si aspettano da colui che li guida quotidianamente nel loro percorso professionale.

 

Ora corre voce che Van Hoecke verrà probabilmente sostituito dal francese Denis Ganio. Come vede questa sostituzione?

 

Lei mi sta trascinando a fare delle valutazioni non proprio simpatiche. Comunque non mi voglio esimere dal risponderle che, se così fosse, anche solo per traghettare la Compagnia per un periodo limitato, non sarebbe la scelta più giusta valutando i risultati ottenuti in questi ultimi tre anni da una gestione alla quale lui ha partecipato.

 

Le soluzioni sono a mio avviso due: la prima è che venga scelto un Direttore del Ballo con una comprovata esperienza in questo ruolo, che sia dotato delle necessarie qualità psicologiche, capacità di guida, predisposizione a creare un’empatia con il Corpo da Ballo nel suo insieme e con ogni singolo ballerino, che non si lasci andare da simpatie e antipatie e che dia una visione chiara e precisa di cosa si aspetta dai collaboratori.

 

E la seconda soluzione?

 

E’ che si punti su un giovane ricco di entusiasmo, disposto a percorrere anche nuove strade, che abbia un curriculum personale di valore, che sappia imporsi senza metodi autoritari ma grazie alla sua personalità e al riconoscimento del suo valore. La prima è una strada sicura ma probabilmente costosa. La seconda può essere un rischio che forse vale la pena di correre. In entrambi i casi però, vorrei che il nuovo Direttore venisse scelto in base ad un chiaro e dettagliato progetto gestionale e artistico.

 

Ma nel caso specifico di cosa ha bisogno il Corpo di Ballo e la scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma?

 

Intanto che siano rivalutati come ruolo e come immagine. Voglio ricordare che il balletto nel bilancio del Teatro è assolutamente in attivo, quindi non pesa ma contribuisce a risanare i conti.

 

La scuola e il Corpo di Ballo debbono, poi, essere considerate due entità distinte anche se comunicanti. Il Corpo di Ballo dovrebbe essere dotato di una struttura autonoma, con un ufficio stampa dedicato e uno staff ben collaudato per dare continuità al lavoro della sala ballo. La scuola deve tornare a essere un fiore all’occhiello e chi ci lavora dentro lo deve fare a tempo pieno. La scuola deve essere per l’allievo un primo punto d’arrivo. L’altro deve essere quello di entrare nel Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

 

In Italia ci sono tantissimi bravi talenti che però vengono soffocati sul nascere e spesso rimangono senza prospettive, trovandosi costretti a cercare all’ estero l’unica possibilità di lavoro. Se mi permette, vorrei concludere citando il grande coreografo Maurice Béjart, in merito soprattutto a una frase che ho sempre trovato illuminante: “L’ arte vive di obblighi che solo l’ artista può (e deve) infliggersi, la disciplina è indispensabile per trovare al termine di un percorso di ascesi, la libertà.”

 Alessandro Tiburzi